Lo scorso dicembre, il colosso dell’automazione industriale e delle infrastrutture residenziali Emerson ha completato lo spin-off della sua divisione Network Power, che si occupava di sistemi infrastrutturali per data center, in particolare di continuità dell’alimentazione elettrica e raffreddamento delle strutture.

La neonata società, Vertiv, è stata acquisita da Platinum Equity nell’ambito di un’operazione valutata oltre 4 miliardi di dollari (Emerson conserva una partecipazione minoritaria), e si è presentata alla stampa italiana la scorsa settimana.

Secondo il Presidente di Vertiv in Europa, Medio Oriente e Africa Giordano Albertazzi, lo spin-off avrà solo effetti positivi, tanto per la newco, quanto per l’azienda madre.

L’operazione di spin-off, che ha richiesto più di un anno, ha infatti permesso a Emerson di focalizzarsi sui propri campi di applicazione principali, e consentirà a Vertiv di muoversi in modo più dinamico nel settore dei data center, accorciando la catena di comando e potendosi permettere investimenti più rapidi nelle nuove tecnologie e tendenze, senza i vincoli – per esempio la necessità di produrre risultati a breve termine – imposti dall’operare nell’ambito di una società quotata in borsa. A differenza di Emerson, Vertiv Corp è infatti una società a capitale privato.

Questo sarà molto importante in un momento in cui la crescita della quantità di dati da gestire e delle velocità di connessione stanno generando una ampia e diversificata domanda per nuove infrastrutture e data center.

“Vertiv non perde nulla dell’assetto precedente, perché Emerson Network Power era già una struttura totalmente autonoma a livello di management, tecnologia e supply-chain”, ha affermato Albertazzi, che prosegue: “l’idea è quella di ereditare la competenza e l’esperienza di un’azienda pluridecennale, ma donarle lo spirito di una start-up che possa investire più velocemente e liberamente nella tecnologia e nelle porzioni di business che crescono più velocemente”.

Non cambiano i nomi dei marchi trattati precedentemente da Emerson e ora in capo a Vertiv, come ASCO, Chloride, Liebert, NetSure e Trellis, così come non cambiano i centri produttivi (28 di cui 9 in Emea) e i centri di ricerca, tra cui spiccano le sedi italiane di Castel Guelfo (BO), focalizzato sulla continuità elettrica, e di Tognana (PD), specializzato nel condizionamento e raffrescamento, visitati ogni anno da centinaia di clienti che vanno a testare le soluzioni. L’Italia per Vertiv ha un ruolo centrale (due dei quattro Customer Experience Center europei sono nel nostro paese).

Le sei tendenze delle infrastrutture per data center nel 2017

Antonio Carnassale, Country Manager di Vertiv in Italia, ha poi presentato i risultati di un’analisi iniziata già lo scorso anno che ha individuato sei tendenze per le infrastrutture del data center nel 2017. Eccole in sintesi.

1. Diffusione dell’Edge computing

La necessità di razionalizzare e ottimizzare la mole di dati raccolti, sopratutto dalla crescita della Internet of Things, richiederà di elaborare e ridurre i dati al perimetro della rete (edge), prima di essere trasferiti dal data center principale. Questo favorirà la creazione di micro-data center che funzioneranno come collettore periferico, ma che saranno anche in grado di fornire una prima elaborazione utile in tempi più rapidi agli utilizzatori finali dei dati.

2. Sostenibilità nel raffreddamento

Continua la tendenza nel cercare la massima efficienza nel raffreddamento, invece che la massima capacità di dissipazione, trainata dalle esigenze di contenimento dei costi e sensibilità ambientale. Cresce l’utilizzo di tecnologie con economizzatori e la continua evoluzione di controlli termici intelligenti permettono strategie di raffreddamento estremamente più resilienti e che supportano PUE (Power Usage Effectiveness) inferiori a 1,2.

3. Responsabilità della sicurezza e gestione del data center

Lo studio Cost of Data Center Outages effettuato nel 2016 da Ponemon Institute ha rivelato che il 22% delle interruzioni dell’attività dei data center prese in esame è causato da cyber attacchi.

4. Cresce l’importanza del DCIM

I sistemi per la gestione centralizzata dell’infrastruttura nei data center (Data Center Infrastructure Management) sono utilizzati da operatori innovativi per risolvere difficoltà del data center, quali la conformità alle normative, l’Information Technology Infrastructure Library (ITIL) e la gestione di ambienti ibridi, mentre i fornitori di colocation lo impiegano per analizzare i propri costi-per-cliente e  offrire ai clienti una visibilità da remoto sui loro asset.

5. Tecnologie alternative alle batterie piombo-acido

Peso, ingombro e costo delle batterie piombo-acido regolate da valvole (VRLA)sono tra gli elementi più critici nella creazione di un’infrastruttura data center. Si delineano nuove soluzioni, finalmente più economiche, che prevedono l’impiego di più efficienti batterie agli ioni di litio.


6. Velocità di creazione e scalabilità del data center

L’accelerazione delle necessità in fatto di data center porta alla creazione di soluzioni modulari integrate che possano essere implementate rapidamente, che siano facilmente scalabili e gestite in modo efficiente. Si evidenzia che in alcuni casi la tradizionale compartimentazione tra le fasi di progettazione e costruzione è complicata e improduttiva.

Sta di conseguenza crescendo l’adozione di un approccio “chiavi in mano” che sfrutta la progettazione modulare integrata, con costruzione in un luogo diverso dalla sede finale e gestione organizzata del progetto. Veri e propri data center modulari, realizzabili anche in container facilmente trasportabili e in grado di essere operativi in tempi brevissimi una volta giunti in loco.