Tra i settori più colpiti dal recente aumento dei costi dell’energia ci sono i fornitori di servizi di infrastruttura cloud e data center, e a cascata la filiera dei fornitori di servizi che su essi si appoggiano. I data center sono strutture altamente energivore, sia per quanto riguarda l’alimentazione dei server, sia per il loro raffreddamento.

Anche se in misura minore rispetto alla escalation dei prezzi degli ultimi mesi, determinati principalmente dalle conseguenze della situazione ucraina, gli aumenti delle forniture elettriche sono iniziati già nella seconda metà 2021. Già pochi giorni prima dell’invasione russa, Marco Marcoaldi, Amministratore di Managed Server Srl, un piccolo fornitore di servizi IT gestiti, scriveva sul blog aziendale che “il costo operativo per tenere allacciato un server alla rete elettrica è passato da 15€ a ben 35€ al mese”.

La situazione è esplosa la scorsa estate, quando il costo all’ingrosso dell’energia è quasi quintuplicato rispetto all’agosto 2021, scatenando una tendenza inflattiva che riguarda oggi ogni settore, e che per gli operatori ha impatti rilevanti sulla sostenibilità dei costi e la competitività. Nelle ultime settimane il prezzo unico nazionale dell’energia è nuovamente sceso, tornando ai livelli di un anno fa, comunque tre volte più alti rispetto alla prima metà del 2021 e ancora soggetti all’evoluzione della situazione geopolitica.

I costi dell’energia in Europa sono quadruplicati da aprile 2021 a ottobre 2022, raggiungendo un picco di quasi otto volte lo scorso agosto (dati ARERA)

I costi dell’energia in Europa sono quadruplicati da aprile 2021 a ottobre 2022, raggiungendo un picco di quasi otto volte lo scorso agosto (dati ARERA)

Come sta andando a clienti e piccoli service provider

Dopo aver assorbito gli aumenti nella primissima parte dell’anno, da settembre Marcoaldi ha dovuto applicare un aumento del 10 percento su tutti i servizi dipendenti dall’energia (“ma non sui domini, gli indirizzi IP, i certificati SSL, i rack o la mano d’opera”, precisa), e ha inserito nei contratti in rinnovo una clausola di salvaguardia che prevede la possibilità di aumentare il prezzo in caso di variazioni del costo dell’energia.

Un altro piccolo service provider, che preferisce rimanere anonimo, racconta a Computerworld una situazione analoga: “Grazie al fatto che eroghiamo servizi ad alto valore aggiunto, che vanno dallo sviluppo alla gestione infrastrutturale, fino a poco prima dell’estate siamo riusciti a non caricare gli aumenti dell’energia sui nostri clienti, sperando in un assestamento. Con le fatture di Agosto, però, questo è diventato insostenibile e abbiamo dovuto applicare degli aumenti. Credo che per chi fornisce servizi a basso valore aggiunto, in cui la competizione si fa sul soprattutto sul prezzo e magari con contratti annuali, sarà piuttosto dura”.

Il prezzo del gas non è l’unico fattore

Il nudo costo dell’energia non è però l’unico elemento a far lievitare i prezzi. “Con un tasso annuo che ha raggiunto in Europa circa il +8,9% a luglio 2022, compreso un aumento del 39,7% dei costi energetici, l’inflazione ha avuto un impatto significativo in tutti i settori, compreso il settore digitale”, afferma Georges de Gaulmyn, Chief Industrial Officer di OVHcloud, segnalando che negli ultimi mesi altri player come Digital Ocean, Google Cloud, Hetzner, Microsoft, Scaleway hanno già aumentato i loro prezzi.

Lo stesso sta facendo OVHcloud, che ha ritoccato in ottobre le tariffe dei nuovi abbonamenti e previsto un adeguamento di circa il 10 percento sugli abbonamenti esistenti a partire dal 1° dicembre 2022. “Sebbene le nostre condizioni generali di vendita richiedano solo un mese di notifica per le modifiche dei prezzi, ogni cliente sarà avvisato con maggiore anticipo e in maniera individuale. Vogliamo darne ai nostri clienti la più chiara visibilità e concedere loro il tempo di prepararsi”, dice a Computerworld de Gaulmyn.

L’aumento del prezzo del gas colpisce anche chi fa esclusivamente uso di fonti rinnovabili. “Nonostante utilizziamo esclusivamente energia verde per alimentare le nostre server farm, i costi hanno subìto un rilevante aumento a causa del meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia stessa”, afferma Chiara Grande, Marketing Manager di Seeweb, che aggiunge: “Abbiamo dovuto inoltre far fronte anche a rilevanti quanto ingiustificati aumenti dei costi di alcune licenze software”.

Il meccanismo di determinazione del prezzo a cui fa riferimento Grande è quello per cui in Europa il prezzo dell’energia di tutte le fonti è determinato dal prezzo della fonte più cara – in questo caso il gas – fissato al mercato virtuale olandese TTF (Title Trasnfer Facility).

“Dopo molti anni di prezzi bloccati, Seeweb ha varato in primavera un aumento dei prezzi pari al dato di inflazione (6,4 percento circa)”, precisando che anche così l’azienda sta assorbendo una parte degli aumenti mitigandone l’effetto sui clienti.

Efficienza dei data center e autoproduzione

Negli ultimi anni i cloud e service provider hanno lavorato molto per migliorare l’efficienza energetica dei data center, spinti soprattutto da obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. L’incertezza legata ai costi dell’energia rende il compito ancor più urgente.

In questo senso, la strategia di OVHcloud per il miglioramento dell’efficienza è fortemente centrata sul suo sistema proprietario di raffreddamento ad acqua i componenti dei server. Gli impianti di raffrescamento consumano tra il 35 e il 55 percento dell’energia necessaria al funzionamento di un data center.

“Il nostro sistema di raffreddamento ad acqua a circuito chiuso contribuisce a un rapporto di efficacia di utilizzo dell’acqua (WUE) inferiore a 0,2l/kWh, ovvero l’equivalente di un bicchiere d’acqua per raffreddare un server durante 10 ore di utilizzo. Mentre il WUE medio del settore Cloud raggiunge 1,8l/kWh”, dice de Gaulmyn, che segnala anche il ruolo dei dry-cooler e l’assenza di aria condizionata nelle sale server come fattori importanti che “consentono al Gruppo di raggiungere un indice di efficienza energetica (PUE) compreso tra 1,1 e 1,2; inferiore del 36% rispetto alla media del settore pari a 1,57  secondo le stime del 2021”.

Chiara Grande segnala che gli effetti degli aumenti sono stati mitigati da lavori di ammodernamento del Data Center di Milano, che ne hanno aumentato l’efficienza in maniera rilevante. “Ora i nostri datacenter hanno un indice PUE compreso tre 1,2 e 1,3 il che ci ha consentito di meglio assorbire gli effetti degli aumenti dei costi energetici – afferma – e nel nostro datacenter di Frosinone è in corso l’ampliamento delle sorgenti energetiche attraverso un importante impianto fotovoltaico”.

OVHcloud utilizza già fonti rinnovabili (con l’obiettivo di raggiungere il 100% dei propri consumi da questo tipo di fonti entro il 2025), e lo scorso dicembre ha sottoscritto con l’azienda energetica statale francese EDF un accordo per la fornitura di energia a prezzi competitivi da un impianto fotovoltaico da 50 MW da costruirsi nel sud della Francia entro il 2024.