La conferenza Build di Microsoft a San Francisco è da anni un momento di incontro fondamentale per gli sviluppatori che operano nel mondo Windows, e il suo successo è tale che mediamente bastano 45 minuti per esaurire tutti i biglietti. Quest’anno, per la prima volta, Microsoft ha deciso di esportare tale esperienza in tutto il mondo, con 32 tappe, tra cui Milano, dove la manifestazione si è svolta il 10 giugno, con 600 iscritti.

Tema principale dell’evento è stato l’ecosistema del futuro Windows 10, in particolare l’interoperabilità tra diversi dispositivi. Andrew Wigley, Developer Evangelist di Microsoft, e Fabio Santini, Direttore della Divisione Developer Experience & Evangelism di Microsoft Italia, hanno incontrato la stampa specializzata per spiegare più nel dettaglio le novità e per dare alcune importanti anticipazioni sul prossimo ecosistema.

Il punto su cui si è focalizzata l’attenzione è la funzione Continuum, che permetterà di portare le stesse applicazioni su tutte le piattaforme dotate di Windows 10, dagli smartphone fino ai PC, con un lavoro di adattamento minimo da parte degli sviluppatori. In pratica, i programmi resteranno gli stessi su tutti i device, senza bisogno di creare versioni alleggerite per i dispositivi meno potenti, ma gli sviluppatori potranno definire una diversa interfaccia a seconda dell’ambiente d’uso. In questo modo, sarà possibile ridurre gli strumenti in evidenza nella versione mobile, per dare risalto a quelli principali, senza però rinunciare a niente e soprattutto senza dover rifare la programmazione. In quest’ottica, lo Store sarà unico e per ogni applicazione verrà specificato su quali piattaforme potrà essere usata, per esempio PC, smartphone, tablet e Xbox.

Ancora più importante, il motore che Microsoft sta realizzando per la pubblicazione delle app – Universal Windows Platform – si occuperà in modo automatico di adeguare il linguaggio di programmazione ai diversi utilizzi, visto che i dispositivi con Windows useranno processori molto diversi tra loro. Sarà anche possibile importare direttamente gran parte delle applicazioni già create per iOS e Android, con un minimo lavoro di ottimizzazione, grazie a un sistema Bridge: secondo i due guru di Microsoft dovrebbero bastare in media due giorni per la conversione di un’App, invece di dover partire da zero ogni volta. Non si dimenticano comunque le “vecchie” applicazioni, quelle classiche pacchettizzate, che ora potranno essere distribuite tramite lo Store, grazie a una procedura anche in questo caso quasi automatica di conversione. I programmi così adattati allo Store godranno dei vantaggi di quelle realizzate ex novo, in particolare la possibilità di installare e disinstallare senza lasciare tracce, in modo da non appesantire inutilmente il dispositivo. Per ottenere questo risultato, il sistema esegue una “fotografia” di tutte le impostazioni, dal Registro di sistema ai vari componenti software, prima e dopo l’installazione, in modo da avere un elenco preciso di tutto quello che andrà rimosso dopo l’eventuale disinstallazione.

Sempre nell’ottica di ridurre l’impronta di ogni applicazione al momento dell’installazione, Windows 10 offrirà numerosi elementi di sistema che i programmatori potranno sfruttare senza bisogno di integrare queste parti di codice nei programmi. Inoltre, prima dell’installazione di una nuova App, il sistema verifica se alcuni elementi necessari al suo funzionamento sono già presenti sul dispositivo, magari perché installati da precedenti software, ed evita nel caso di replicare l’installazione.

Adesso si aspetta il debutto del nuovo sistema operativo, previsto per il 29 luglio 2015.