Avete mai inventato un gioco coi vostri figli per invogliarli a mettere a posto la cameretta? In questo caso vi siete serviti di una tecnica denominata gamification, il cui impiego cresce di pari passo con la diffusione delle piattaforme social di collaborazione. Il sistema in psicologia è noto da tempo, e consiste nel mettere insieme un meccanismo premiante e un’interfaccia accattivante, in modo da spingere il pubblico a cimentarsi con attività altrimenti noiose o impegnative. È infatti ampiamente riconosciuto come la mente umana sia molto meglio disposta verso compiti mascherati da sfide e simulazioni immaginifiche di quanto non lo sia verso doveri imposti e routine, anche se in sostanza le attività svolte sono le stesse.

Gli obiettivi di un processo di gamification possono essere molteplici. Ad esempio si possono coinvolgere un gran numero di persone in un’attività creativa, come la definizione di uno slogan per una campagna pubblicitaria o la scelta dei dettagli di una futura linea di abbigliamento. Oppure si può convincere un dipendente a rispondere alle email entro un certo tempo, semplicemente stilando una classifica dei più rapidi e proclamando i vincitori. Gli ambiti di applicazione vanno dal marketing all’apprendimento, dall’incremento di produttività al crowdsourcing. Proprio il coinvolgimento di un gran numero di esterni all’azienda, tipico del crowdsourcing, per sfruttare la forza dell’intelligenza collettiva, si sposa perfettamente con le tecniche di gioco, che possono rappresentare convenienti forme di remunerazione e di incentivo.

Le armi tipiche della gamification sono punti, livelli, medaglie, titoli onorifici e premi vari, spesso virtuali. Sono armi direttamente mutuate dai giochi in rete, i popolarissimi mmorpg, in grado di gratificare maggiormente chi impiega più tempo ed energie nell’attività proposta, diventando un esperto. Da tempo sono sfruttate per mantenere ed ampliare le community online, secondo logiche già impiegate nei vecchi forum, dove si ottengono riconoscimenti e privilegi crescenti in funzione del numero di messaggi postati e dei pareri positivi raccolti da altri membri della comunità. Questa resta però una forma molto rudimentale di gamification, destinata a essere progressivamente superata.

Il futuro lascia infatti intuire la sempre maggiore diffusione di veri e propri videogame, progettati per supportare i ragazzi nell’apprendimento, per far svolgere agli impiegati compiti gravosi divertendosi o per migliorare la salute spingendo a seguire programmi di allenamento o a svolgere controlli periodici.

La spinta di social network e mobile

A dare un impulso decisivo per l’adozione in massa di tecniche di gamification, sono due abitudini tipiche del nostro tempo: l’uso massiccio di social network e la diffusione capillare degli smartphone. La prima rappresenta il veicolo più naturale per questo tipo di attività, poiché ne facilita la promozione virale, scatenando un potente effetto di emulazione. Inoltre, i social network hanno avuto il merito di rendere popolari interfacce e metodi di comunicazione tipici delle piattaforme collaborative, che costituiscono la base degli strumenti di gamification.
Se a questo si aggiunge il fatto che i dispositivi mobili, che abbiamo sempre addosso, consentono di contribuire al gioco collettivo in qualsiasi momento della giornata, si può ben intuire la potenzialità di queste tecniche, capaci di far svolgere, più o meno consapevolmente, attività utili anche sfruttando una somma di brevissimi, ma numerosi, momenti d’inerzia.