Nel corso della scorsa edizione dell’evento Oracle Open World, l’azienda si era data importanti obiettivi di crescita e rafforzamento su tre punti fondamentali: cloud, sicurezza e semplicità. Come sta andando a sei mesi di distanza, in particolare in Europa e in Italia, e qual è il contesto in cui l’azienda si sta muovendo?

Lo abbiamo chiesto a Mario Derba, Regional Vice President Systems Sales per il Sud Europa, a pochi giorni dal lancio di una soluzione importante per la strategia cloud di Oracle, l’offerta Oracle Cloud At Customer. Si tratta di un’appliance installata nel data center del cliente e che consente di sfruttare i benefici del cloud in termini di flessibilità e scalabilità, mantenendo il controllo delle informazioni critiche, che rimangono nel perimetro aziendale, e del ciclo di aggiornamenti, che sono curati da Oracle ma secondo un calendario concordato con il cliente.

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Per Mario Derba – che essendo stato Country Manager Italia della Divisione Software & Solutions di Hewlett-Packard e Amministratore Delegato di Microsoft Italia parla a ragion veduta – stiamo vivendo un momento d’oro per l’IT enterprise, paragonabile all’esplosione del PC e di internet degli anni Novanta, spinta dalla trasformazione digitale e dai big data. Le aziende che possono permetterselo, stanno facendo un balzo in avanti negli investimenti per cogliere le nuove opportunità di business.

Si fa ovviamente riferimento ai “grandi clienti” di Oracle, anche se Derba non dispera di poter coinvolgere anche le PMI, nonostante alcuni limiti di cultura digitale dei vertici e di qualificazione del personale evidenziati dal recente rapporto Assinform, e malgrado le difficoltà di finanziamento dell’innovazione. Per quanto riguarda le grandi aziende, e contrariamente a quel che ci si potrebbe aspettare, l’Italia è in questo momento è in prima fila in Europa per introduzione di nuovi sistemi ma anche per acquisti ripetuti.

Dal punto di vista economico, il modello a costi scalabili del cloud, che sposta l’investimento da spesa di capitale a costi operativi, potrebbe dare una grossa mano, ma ci sarebbero da rivedere alcune normative fiscali che al momento premiano gli investimenti di tipo capex e penalizzano le spese operative, frenando l’adozione del cloud.

Le PMI hanno un problema di cultura digitale dei vertici e di qualificazione tecnica del personale

In ogni caso, il trend del cloud non sembra destinato a rallentare. IDC prevede che entro il 2018 rappresenterà il 50% dei budget IT per arrivare al 70% nel 2025 e all’80% nel 2030, comprendendo tutte le architetture: public, hybrid e private. Nelle visite fatte ai clienti, Oracle ha rilevato che anche aziende che fino a pochi mesi fa non erano assolutamente interessate a offerte cloud, le stanno ora prendendo in seria considerazione.

Secondo Derba, Oracle è molto ben posizionata sul fronte cloud, perché le sue soluzioni coprono ora tutti gli strati dell’offerta, dall’infrastruttura hardware al software applicativo, passando per il sistema operativo, e si spinge a pronosticare tempi duri per chi può fornire solo una parte del mix di tecnologie coinvolte nel cloud computing, o solo un tipo di architettura (IaaS, PaaS, public, on-premises).

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Riguardo al sistema operativo, Oracle sta vedendo rinnovarsi l’interesse verso Unix, che negli ultimi anni ha lasciato il passo a x86 e Linux, grazie anche all’introduzione del chip M7, che integra nell’hardware funzioni di sicurezza e crittografia. I cluster M7 stanno ricevendo interesse soprattutto da parte dei settori bancario, telecom e difesa.