L’approccio moderno e cloud-native di sviluppo del software e gestione delle relative operazioni passa certamente per il cloud, eseguito in container, orchestrati e arricchiti da microservizi in FaaS. Kubernets è il nome che più circola in ambio di orchestrazione e architettura a container.

Già la radice del nome, kubernetes, fa pensare al controllo delle operazioni: in greco antico, infatti, indicava il pilota. Da questa radice vengono sia il termine cyber, sia governo.

Per comprendere l’importanza di questo approccio verso il software moderno, basta guardare alla KubeCon, la convention dell’ecosistema Kubernetes, per gli amici k8s (k+8 caratteri+s), che per il secondo anno si svolgerà in modalità solo online dal 4 al 7 maggio.

Organizzati dalla Linux Foundation, i 4 giorni dedicati al k8s e al cloud-native approach prevedono oltre trecento presentazioni sull’argomento: già questo numero spiega perché si parli di ecosistema e quali ne siano le dimensioni attuali.

In un momento nel quale la trasformazione digitale preme per una reale interconnessione su standard tecnologici e qualitativi validi per tutti, indipendentemente dalle condizioni di origine (legacy) e quali siano gli obiettivi che motivano i nuovi sviluppi, l’approccio orchestrato cloud-native sembra offrire le garanzie per rispondere alle istanze odierne e negli anni a venire.

Kubernetes promette di risolvere molti dei problemi che alcuni settori come sanità, servizi finanziari e pubblica amministrazione hanno nella progettazione ed erogazione di servizi che troppo salgono alla ribalta per inefficienze, crash al giorno del lancio o scarsa efficacia.

AI, no-code, Edge e normativa

Come ogni ecosistema che si rispetti, anche l’orchestrazione e la governance dell’IT diventano avanguardia tecnologica e normativa. Ecco che all’interno dei trecento argomenti della KubeCon troviamo il GDPR, l’AI, il no-code, l’apparente diatriba tra multi-tenancy e multi-cluster, e anche varie sfumature di Edge. Dove c’è Edge, più o meno esplicitamente, oggi si trovano anche IoT, 5G e LoRa, quindi ogni tipo di controllo geografico di dispositivi (infrastrutture, industria, agricoltura). Verrebbe da dire che nel mondo cloud-native nessuno verrà lasciato indietro.

Un piccolo approfondimento lo merita l’aspetto normativo, che più di altri sembra indicare uno strappo tra società guidata dalla norma e società guidata dai servizi, che la tecnologia è chiamata a ricucire. La conformità alle normative si è tradizionalmente concentrata su aspetti fondamentali quali disponibilità, integrità dei dati e sicurezza generale dell’IT, da confermare attraverso vari processi e strumenti.

Pensando globalmente, il panorama normativo ormai deve comprendere varie formulazioni: non solo il GDPR europeo, ma anche il CCPA californiano e l’APPI giapponese. Sono questi gli argomenti trattati da Johan Tordsson, CTO della svedese Elastisys.

Una lunga serie di eventi negativi ha riportato in primo piano i diritti degli utenti finali sui dati. Tecnicamente si parla di gestire (e rimuovere tempestivamente) i dati nell’intero stack, inclusi log, backup e qualsiasi altro tipo di risorse stateful: è questo un altro dei punti importanti che possono essere affrontati e risolti in un ambiente cloud native.

Accelerazione hardware e storage

All’interno di un programma così vasto non è difficile inoltre trovare alcune curiosità che da sempre gli operatori della cultura in chiave tecnologica trovano intriganti: all’interno della cultura DevOps è possibile identificare una continuità tra Git ed Ops, creando un approccio GitOps? Pochi anni fa queste sarebbero state parole prive di senso, mentre oggi il percorso sembra chiaro.

Alla gestione dello storage è dedicato un intero gruppo di lavoro, lo Storage SIG. I diversi tipi di archiviazione di file e blocchi non sono tutti uguali agli occhi di Kubernetes, ma devono essere disponibili ovunque venga pianificato un contenitore. La pianificazione dei contenitori va fatta anche in base all’archiviazione.

E poi, cosa collega k8s all’hardware low-level delle FPGA? Sarete sorpresi di sapere che di questo si parla da svariati anni, anche se è noto l’uso dei Field Programmable Gate Arrays per l’accelerazione hardware in campi specifici: ebbene, anche Kubernetes offre da sempre un robusto supporto per dispositivi plug-in anche di livello consumer. Muoversi nelle pieghe delle rispettive documentazioni richiede certamente una guida, e nella KubeCon la trovate in Daniel Mangum di Upbound.

Sul sito di KubeCon sono disponibili la lista completa delle sessioni e la pagina per registrarsi all’evento. La partecipazione ai keynote e ai Solutions Showcase è gratuita, mentre l’accesso all’esperienza immersiva con tutte le sessioni ha un costo di 75 dollari.