Le infrastrutture IT sono il cuore pulsante delle aziende moderne, che devono gestire sempre più dati e applicazioni digitali in modo efficace, sicuro e semplice. Ma quali sono le tendenze che stanno trasformando questo settore? E come si colloca l’Italia nel panorama internazionale?

Per scoprirlo, abbiamo intervistato Sergio Patano, Associate Director Consulting and Custom Solution di IDC, azienda globale di analisi e ricerca di mercato nel campo delle tecnologie ICT. Sergio Patano sarà uno dei relatori dell’evento Future of Digital Infrastructure Forum organizzato da IDC il prossimo 4 maggio.

Sergio Patano: Il fenomeno della cloud repatriation è stato più rilevante qualche anno fa, quando le aziende avevano spostato in cloud tutti i loro dati e carichi di lavoro perdendo però il controllo su costi e governance. L’introduzione del Gdpr ha imposto una revisione di questo approccio e oggi le aziende hanno una maggiore consapevolezza di come usare il cloud in modo ottimale, scegliendo la collocazione più adatta per ogni tipo di dato e applicazione. Non si tratta quindi di tornare indietro, ma di andare avanti con più maturità e competenza.

Sergio Patano, Associate Research Director di IDC

Sergio Patano, Associate Research Director di IDC

Anche le aziende italiane hanno imparato questa lezione e stanno adottando soluzioni cloud ibride ed Edge computing per sfruttare al meglio le potenzialità della tecnologia. Oggi la differenza più importante non è più tra infrastruttura on-premises e cloud, ma quella tra cloud con infrastruttura dedicata al cliente o multi-tenant, condivisa con altri utenti.

Sempre in questa direzione ibrida vanno le proposte dei cloud provider che prevedono di posizionare un proprio punto di presenza direttamente nella sede del cliente, in parte per soddisfare le esigenze di governance dei dati, in parte per gestire carichi di lavoro che richiedono una latenza bassissima. Questo ovviamente comporta uno sforzo aggiuntivo da parte dei vendor, che devono calcolare bene le esigenze presenti e future e poter reagire velocemente anche in caso di eventi imprevedibili, come la pandemia.

DWI: La gestione dell’infrastruttura è sempre più affidata al codice e a procedure software (si parla di Software Defined Infrastructure e infrastructure as Code), e questo permette un’automazione molto spinta, abilitata anche dall’intelligenza artificiale. Chi trarrà più vantaggio da un utilizzo spinto dell’automazione?

SP: L’automazione avvantaggerà le aziende che già hanno carichi di lavoro business critical in cloud. Nelle nostre survey vediamo che un 5-10% delle aziende dichiara di non averne. Molte industrie – in particolare nel manifatturiero – usano sistemi vecchi di 30 anni che sono ancora adeguati a gestire processi che nel tempo non sono cambiati.

A volte, l’automazione viene adottata per necessità, per esempio da parte di aziende in cui il reparto IT si è ridotto, o è rimasto con lo stesso organico, ma che ora deve dedicarsi a decine di altri compiti che pochi anni fa non esistevano o richiedevano meno sforzi (servizi digitali, cloud, lavoro remoto, intelligenza artificiale, cybersecurity….)

Le società di servizi IT che saranno in grado di fornire servizi di integrazione e consulenza sono tra quelle che potrebbero trarre più vantaggio, potendo mettere a fattor comune le competenze in tema di automazione per scalare i propri servizi su un maggior numero di clienti.

Ad ogni modo, tutte le aziende possono trarre vantaggio dall’automazione. Quel che cambia è la scala.

Molti vendor stanno promuovendo modelli di gestione dell’infrastruttura erogati come servizio (Managed Service Provider). Ma stanno ricevendo dalle aziende l’attenzione sperata?

Tante realtà ci si stanno avvicinando al modello MSP per alleggerirsi degli sforzi che devono fare per la gestione dell’infrastruttura, che è un’attività time consuming e di minor valore aggiunto rispetto ad altre.

Tutto quel che riguarda il concetto di esternalizzazione è preso in considerazione anche dalle realtà italiane, interessate anche a esternalizzare alcuni costi interni, come i consumi energetici. In questo senso però tanti service provider stanno spacchettando il puro servizio IT da quello Facility, per poter adeguare i prezzi in modo più dinamico. È comunque un segmento molto interessante e da tenere sotto osservazione.

Qual è la situazione delle aziende italiane nei confronti delle infrastrutture digitali, e cosa possono fare per adeguarle ai tempi attuali?

La situazione è molto eterogenea. Ci sono aziende ormai mature da questo punto di vista, ma altre realtà si stanno ancora avvicinando alla modernizzazione dell’infrastruttura. Altre hanno già affrontato il tema, ma hanno bisogno di fare un salto in avanti.

Noi ovviamente invitiamo tutti coloro che vogliono apprendere le ultime novità tecnologiche del settore, ma anche confrontarsi con propri pari in momenti di condivisione durante micro tavole rotonde su temi specifici, a partecipare al nostro evento Future of Digital Infrastructure Forum, che si terrà a Milano il 4 maggio (qui più informazioni sull’evento, e qui il link per la registrazione).