Il cloud è stato senza dubbio la rivoluzione degli ultimi vent’anni ed ha portato grandi revenues a tutti gli operatori che l’hanno implementato correttamente, indipendentemente dal momento di adozione. Infatti, il flusso complessivo di fatturato è stato veramente importante.

Eppure, si tratta sempre di una tecnologia abilitante, che quindi libera altre forme di produttività diretta. Quando si parla di cloud come tecnologia abilitante, si sottintende anche che i settori abilitati saranno ancora più ampi del cloud stesso.

Ecco perché non devono sorprendere le previsioni per l’Edge Computing.

Secondo la nuova Worldwide Edge Spending Guide di International Data Corporation (IDC), il mercato mondiale dell’edge computing raggiungerà i 250,6 miliardi di dollari nel 2024 con un tasso di crescita annuale composto (Compound Annual Grouth Rate, CAGR) del 12,5% nel periodo di previsione 2019-2024.

Secondo gli esperti, l’Edge genererà il 75% dei dati in tutto il mondo già entro il 2025. Con l’hardware e il software distribuiti in centinaia o migliaia di sedi, l’unico modo reale per gestire questi sistemi distribuiti richiede una stretta aderenza a paradigmi apparentemente semplici come l’osservabilità, l’accoppiamento dei sistemi, API dichiarative e una solida automazione.

I container possono essere la chiave di questa innovazione, ed ecco perché l’Edge su Kubernetes è stato trattato all’interno della KubeCon, l’evento omnicomprensivo dedicato a Kubernetes insieme a molti altri eventi collaterali. Tra questi c’era anche il Kubernetes on Edge Day, un evento organizzato dalla Cloud Native Computing Foundation (CNCF), e non è il solo all’interno della KubeCon.

Ecosistema Edge con IoT

Kubernetes è già oggi una parte fondamentale dell’ecosistema edge: che lo si adotti o meno, per sviluppare soluzioni integrate è opportuno guardare a come vengono realizzate in un’ottica di orchestrazione di container. L’intersezione tra cloud nativo e edge computing si preannuncia molto più ampia di quanto fosse ipotizzabile all’inizio.

In realtà l’Edge ormai è ovunque, dentro e fuori del data center aziendale e del cloud. Parlare di Edge e dei dati che gestirà porta con sé anche la gestione di un nuovo mondo nell’IoT. A differenza del classico mondo dei data center, riparati dalle intemperie (fisiche e metaforiche), i nodi edge e i dispositivi IoT possono essere implementati in un’ampia varietà di ambienti, dove potrebbero affrontare pericoli come umidità, vibrazioni, polvere e molto altro. La posizione fisica dei server Edge, spesso raggiungibili con facilità, li espone anche a manomissioni, furti e persino a complesse minacce alla sicurezza della rete.

L’IoT, e più in generale l’infrastruttura Edge, va quindi vista come un ecosistema non esattamente identico a quello che l’ha preceduto, anzi più ampio, con le sue somiglianze, aderenze e differenze rispetto all’infrastruttura del cloud.

Molti spunti possono essere trovati all’interno del programma del Kubernetes on Edge Day, di grande ampiezza e completezza degli argomenti. Ne citiamo alcuni: le architetture più o meno distribuite, DevOps e GitOps, intelligenza artificiale e machine learning. Un certo interesse riguarda anche non-Kubernetes devices in Kubernetes.

Kubernetes ambiente robotico

In conclusione, che rilevanza hanno la gestione dei robot e Kubernetes nell’Edge computing? C’è una sorprendente risposta che viene dalla Sony. Usando Kubernetes su un sistema cluster perimetrale si hanno molti vantaggi come il ciclo di vita dell’applicazione, la distribuzione e il ripristino. Il classico operating system ROS in versione Data Distributed System si può costruire un sistema distribuito su un cluster edge, in modo che più robot possano connettersi direttamente e lavorare in modo collaborativo per l’attività specifica. Per collegare risorse hardware e persino dispositivi virtuali che accedono al sistema host come applicazioni di terze parti. Ne parleranno Tomoya Fujita e Feng Gao di Sony.