Gli utenti convincono Google a ripristinare il permesso precedentemente revocato all’app Files di Nextcloud per Android

Con un inatteso dietrofront, Google ha deciso di ripristinare il permesso precedentemente revocato all’app Files di Nextcloud per Android, che al momento può contare su circa 800.000 utenti a livello globale.
Andy Schertzinger, Direttore dell’Ingegneria di Nextcloud, ha dichiarato che “Google ha deciso di ripristinare i permessi per la nostra app Android, permettendoci così di reintegrare la piena funzionalità di sincronizzazione dei file.”
Nextcloud, alternativa europea e open source a giganti del cloud storage come Google Drive, OneDrive e Dropbox, prevede di rilasciare a breve un aggiornamento dell’app e Schertzinger ha colto l’occasione per ringraziare pubblicamente la comunità che ha supportato l’azienda durante questa fase critica.
Il problema era sorto a fine 2024, quando Google aveva improvvisamente revocato il permesso di accesso a tutti i file (All files access) all’app Files di Nextcloud. Si tratta di un’autorizzazione particolarmente sensibile, che consente a un’app di accedere liberamente a tutti i file presenti sul dispositivo. Per motivi di sicurezza e privacy, Google tende a limitarne l’uso, preferendo strumenti alternativi come lo Storage Access Framework (SAF), considerato più rispettoso della privacy dell’utente.
Tuttavia, per un’app di sincronizzazione file come quella di Nextcloud quel permesso era essenziale e, senza di esso, l’app si era depotenziata notevolmente, il tutto con un silenzio pressoché totale da parte di Google, che avrebbe ignorato più richieste di chiarimenti.
Nextcloud ha quindi deciso di rendere pubblica la questione e sorprendentemente, grazie anche alle richieste di moltissimi utenti dell’app, Google ha offerto il ripristino del permesso.
In un panorama dominato da accuse di pratiche anti-concorrenziali nei confronti dei colossi tech, questo cambio di rotta mostra che esistono ancora persone in grado di rivedere le decisioni, quando necessario. Google non ha comunque specificato se la revoca iniziale fosse il frutto di un processo automatico mal calibrato o dell’eccessivo zelo di un revisore umano.