Il cloud è in genere una destinazione per i sistemi che devono essere modernizzati per sfruttare tecnologie come AI, analisi predittiva o un centinaio di altri servizi cloud. In genere il cloud è più economico, può essere allocato e modificato in pochi minuti e le élite tecnologiche delle aziende stanno spendendo la maggior parte del loro budget di ricerca e sviluppo nel cloud pubblico.

Passare al cloud non è insomma una cattiva idea. Tuttavia, i guai sorgono quando le aziende ritengono che questo tipo di abilitazione digitale risolverà in qualche modo i problemi esistenti, come confusione sui dati, problemi di applicazioni, sicurezza inadeguata o interruzioni frequenti a causa della mancanza di strumenti operativi.

Questi problemi non si risolveranno da soli una volta che le applicazioni e i dati saranno migrati nel cloud. Vi ritroverete anzi con sistemi nel cloud non ottimali, aggravati dal fatto che coloro che lavorano nell’IT stanno ancora imparando le regole sull’utilizzo di cloud pubblici. In altre parole, aumenterete il rischio e i costi senza migliorare le applicazioni e i dati. E le cose probabilmente andranno peggio di prima.

Ecco perché non sono un fan della migrazione dei problemi nel cloud. In effetti, di solito avverto le persone di tre importanti conseguenze della migrazione di dati e applicazioni.

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  • Sicurezza e interruzioni. Se i vostri dati e le vostre applicazioni erano meno che sicuri in locale, la loro migrazione nel cloud probabilmente non migliorerà le cose. Se proviamo a ripensare la sicurezza nello stato “così com’è”, magari sfruttando la gestione dell’accesso all’identità o la crittografia aggiornata, è solo una questione di trovare analoghi nel cloud. L’alternativa è ripensare e rilanciare la sicurezza sulle piattaforme cloud in cui è più probabile che coloro che non hanno esperienza nel cloud commettano errori. Lo stesso vale per le operazioni.
  • Dati, dati ovunque. E’ probabile che non abbiate un’unica fonte di verità per i vostri dati aziendali. Probabilmente avete un numero enorme di database ridondanti e, peggio ancora, nessuno capisce davvero dove si trovano tutti i dati e cosa significano. Durante la migrazione dei dati problematici nel cloud, è probabile che non migrerete tutti i dati. Parte del passaggio al cloud consiste nel capire l’integrazione dei dati dall’ambiente locale al cloud, nonché il modo in cui i dati vengono sfruttati in modo diverso da ciascuna applicazione o utente. Renderete le cose più complesse e la situazione peggiorerà.
  • Una cultura non ancora pronta per il cloud. Il numero di progetti migratori falliti che possono essere ricondotti a questioni culturali sta iniziando ad aumentare notevolmente. Molti leader IT anche ben intenzionati si sono concentrati sullo spostamento rapido delle cose nel cloud (specialmente durante la pandemia), ma non sugli esseri umani. Sebbene sia difficile cambiare una cultura, non è impossibile. Tuttavia, non è possibile farlo durante i mesi necessari per trasferire i dati da on-premise al cloud pubblico. Di norma, la riqualificazione, l’assunzione e il cambiamento di mentalità richiedono almeno il doppio del tempo rispetto alla migrazione dei principali sistemi e dati nel cloud.

Non è così difficile da capire. Fondamentalmente, la regola è: risolvete i problemi prima di muovervi… o non muovetevi affatto. Potreste peggiorare (e non di poco) le cose.