Il cloud pubblico sta attraversando una nuova fase, passando da un semplice modo per ridurre i costi a fattore abilitante per l’agilità aziendale. Il cloud pubblico consente ai CIO di concentrarsi su progetti strategici per il business, che ciò significhi sviluppare un’app mobile o un nuovo sito web per potenziare il coinvolgimento dei clienti.

Ma i CIO considerano anche il cloud come un modo per sviluppare software più velocemente abbracciando filosofie di sviluppo agile e devops. Il cloud pubblico, in particolare l’infrastructure-as-a-Service (IaaS), si sta affermando come catalizzatore di questi cambiamenti. Secondo i dati pubblicati da Gartner lo scorso ottobre, il mercato IaaS è maturo per crescere del 36,6% nel 2017, raggiungendo i 34,7 miliardi di dollari su un mercato mondiale di 260,2 miliardi di dollari destinati ai servizi in cloud pubblico.

I responsabili IT hanno recentemente condiviso con CIO.com le loro esperienze e le lezioni apprese nel passaggio al cloud pubblico, e offrono alcuni consigli pratici ai CIO che stanno intraprendendo la strada del cloud pubblico.

Il gigante industriale GE punta su AWS e Azure

Il passaggio di General Electric al cloud pubblico ha avuto una svolta significativa nel 2014, quando il gigante industriale ha assunto Chris Drumgoole, proveniente da Verizon Terremark. Drumgoole, CTO dell’azienda, afferma che oltre il 90% delle nuove app di GE sono gestite in modo nativo in un cloud pubblico. “Non implementiamo più nulla di nuovo internamente”, spiega Drumgoole, che riferisce al CIO Jim Fowler.

GE esegue applicazioni interne e rivolte ai clienti su AWS e Microsoft Azure. Ma la piattaforma commerciale Predix dell’azienda, il software di analytics che permette di fare manutenzione predittiva su macchine industriali, viene eseguito su Azure. Drumgoole afferma che GE gestisce nei propri data center le app sensibili alle normative federali, ma prevede che potranno essere trasferite in un cloud pubblico una volta che i regolamenti saranno allineati.

Drumgoole vede il cloud ibrido come un ostacolo per un futuro in cui tutto gira nel cloud pubblico. La più grande sfida di Drumgoole oggi è decidere se modificare le app e spostarle nel cloud, inserirle in contenitori e trasferire questi, oppure riscrivere completamente le app. Le domande più complesse riguardano app di nicchia di cui GE ha ancora bisogno, ma non sono pronte per il cloud, come le app Java che si appoggiano su un ERP per soddisfare una funzione aziendale.

Il consiglio di Drumgoole: fare attenzione al lock-in del provider. Ogni petabyte che viene migrato in cloud cede più controllo al fornitore di servizi cloud. “Riportare i dati in casa è impegnativo. Di conseguenza, GE non si è mossa con leggerezza verso AWS e Azure”, dice Drumgoole. “Dobbiamo essere consapevoli che non controlliamo più fisicamente e tatticamente i nostri dati, e che se siamo bloccati nella supply chain perdiamo la vera scelta che stiamo cercando di creare”.

Il cloud pubblico aiuta a garantire velocità e agilità

Il cloud pubblico è parte integrante dell’infrastruttura di MetLife, dove Alex Seidita, chief technology architect della compagnia assicurativa, utilizza il software in cloud per migliorare le operazioni. “Velocità e agilità del business sono le principali ragioni per cui MetLife è passata al cloud”, afferma. “Ma, grazie al cloud, è possibile anche ottenere risparmio attraverso l’automazione“.

MetLife utilizza Microsoft Azure per potenziare i suoi microservizi, incluse le funzionalità di call center e l’applicazione Infinity, che i clienti utilizzano per archiviare foto, documenti, video e altri contenuti. Di conseguenza, MetLife ha risparmiato 22.000 ore lavorative, riducendo in media dell’83 percento il tempo necessario per avviare e implementare nuove macchine virtuali. La società utilizza anche IBM Softlayer per gestire il disaster recovery-as-a-service.

Il passaggio ad Azure e Softlayer ha portato un ulteriore vantaggio, in quanto i team di Seidita hanno applicato le best practice affinate con l’uso di quelle piattaforme per supportare i data center di MetLife. “Siamo stati in grado di sfruttare lo stesso tipo di funzionalità internamente ed esternamente per l’automazione, aumentando velocità e agilità”, afferma Seidita.

Il consiglio di Seidita: i CIO, in particolare quelli che lavorano in settori regolamentati, devono valutare attentamente quali servizi software è opportuno passare al cloud. MetLife ha esaminato le proprie applicazioni per determinare quali potevano essere spostate in cloud e quali dovevano essere riprogettate, in base ai requisiti di sicurezza e governance che l’azienda deve soddisfare.

Bank of America nel cloud

Fino a un anno fa la Bank of America (BofA) sosteneva che non valeva la pena utilizzare servizi cloud pubblici a causa dei costi. Tuttavia, negli ultimi mesi, la BofA ha sorpreso gli osservatori del settore stipulando importanti contratti cloud sia con Microsoft Azure che con Oracle. Sta utilizzando Azure per supportare la modernizzazione delle applicazioni, una componente cruciale della sua trasformazione digitale, che include la migrazione di 200.000 dipendenti a Office 365. E sta utilizzando Oracle per il suo ERP e i dati finanziari.

C’è stato un netto miglioramento nella capacità di fare la virtualizzazione in modo sicuro”, ha dichiarato Cathy Bessant, chief operations and technology officer di BofA, alla Forbes CIO Next conference dello scorso ottobre. Bessant ha aggiunto un avvertimento: “Siamo molto prudenti nel mondo del cloud pubblico pay-for-play, perché non sappiamo di chi siano le app in esecuzione accanto alle nostre e quale impatto possono avere su velocità di applicazione, sicurezza o livelli di servizio”.

Nonostante ciò, Bessant ha affermato che entro la fine del 2019 l’80% dei carichi di lavoro tecnologici della banca “saranno in una sorta di stack virtualizzato”.

American Airlines sceglie IBM

Alla ricerca di un modo per facilitare la collaborazione con i dirigenti aziendali e per automatizzare la distribuzione del software, American Airlines ha trovato la risposta nel cloud. Secondo quanto spiegato da Daniel Henry, vice president of customer technology, la società sta trasferendo il suo sito web, l’applicazione mobile e altri servizi digitali a IBM Cloud services come parte di un aggiornamento dell’architettura e di un cambiamento organizzativo verso uno sviluppo software più rapido. Henry afferma che un driver chiave per la scelta di IBM è stato l’allineamento del gigante tecnologico con Cloud Foundry, un ambiente di platform-as-a-service open-source che American Airlines sta usando per sviluppare applicazioni native in cloud.

Vogliamo sviluppare un’applicazione che permetta di aumentare la nostra velocità nell’aggiungere funzionalità al sito web e soddisfare la domanda del nostro business”, afferma Henry. “La creazione delle nostre app native cloud con IBM ci offre questa opportunità”.

Henry afferma che la società sta anche sfruttando la metodologia “garage” di IBM, che include architetture e best practice per lo sviluppo software che utilizzano microservizi, sviluppo agile e devop. L’idea è consentire agli ingegneri della compagnia aerea di collaborare in modo più efficace con i dirigenti aziendali e automatizzare i processi di distribuzione del software, per aumentare la velocità di sviluppo delle applicazioni per dipendenti e clienti.

Per American Airlines, il cloud ha avuto un impatto importante sulla cultura del team IT. “Ci siamo trovati a ripensare al modo in cui il team IT si interfaccia al business e come può possiamo essere più efficienti e collaborativi”.

Il consiglio di Henry: come ha detto Nike per decenni, “Just do it”. I CIO devono smettere di parlare di cloud computing e fare il grande passo. Oh, e le imprese dovrebbero anche impegnarsi a reinventarsi. Non bisogna fermarsi allo status quo, bisogna impegnarsi per arrivare a risultati migliori.

L’albero genealogico in un cloud pubblico

Il mercato dei dati genomici forniti come servizio consumer è diventato sempre più competitivo negli ultimi anni. Per ottenere un vantaggio in termini di agilità, Ancestry.com ha annunciato che sta trasferendo tutti i suoi dati sul servizio AWS di Amazon.com, che, con 13 miliardi di dollari l’anno, è uno dei leader del mercato del cloud pubblico.

Nat Natianajan, executive vice president of product and technology di Ancestry, afferma che l’azienda ha scelto AWS per ospitare miliardi di documenti storici, inclusi alberi genealogici e profili DNA dei clienti. “Crediamo che per continuare a far crescere la nostra attività dobbiamo migliorare la nostra velocità di innovazione”, afferma Natarajan. In sei mesi, Ancestry ha spostato più di metà dei suoi dati (8 petabyte) in AWS, una mossa che, secondo lui, posizionerà Ancestry per una maggiore crescita internazionale, dato che sempre più persone cercano informazioni sui loro antenati.

Utilizzando diversi servizi AWS, tra cui platform-as-a-service, serverless computing e altri strumenti, Ancestry ha spostato 6.000 delle sue 12.000 istanze server nel cloud e 550 database in AWS, con l’obiettivo di spostare una parte significativa dei suoi prodotti consumer su AWS entro la fine del 2017.

Il consiglio di Natarajan: riconoscere che il passaggio al cloud è meno legato alla tecnologia e più a operazioni, processi e persone, cambiamenti culturali e di competenze, e nominare un responsabile dedicato per gestire la transizione al cloud.