Con il lancio di Virtual Cloud Foundation 9.0 da oggi disponibile al pubblico, a poco più di un anno e mezzo dall’acquisizione di VMware, Broadcom ha concretizzato la sua strategia in un prodotto. VCF 9.0 racchiude in un’unica suite le soluzioni necessarie a gestire tutti gli aspetti e le tecnologie necessarie a costruire un cloud privato.

Con questo passaggio, Broadcom fa tre diverse scommesse:

  • Che le preoccupazioni per i costi, la complessità e la compliance del cloud spingeranno sempre più le aziende nella direzione del cloud pubblico;
  • Che le aziende preferiranno un’unica soluzione centralizzata e con una gestione semplificata invece di scegliere tra opzioni di virtualizzazione separate per computing (anche per i container), rete e storage;
  • Che le aziende saranno disposte a pagare un prezzo premium per averla, e con un modello di pagamento basato su abbonamento.

“Viviamo un momento di discontinuità del mercato, in cui i temi legati a costi, complessità e governance del cloud sono sempre più evidenti anche per via delle questioni geopolitiche e geoeconomiche. Il cloud però è un modello operativo di computing che non è legato a una location: si può attuare on-premises, nel cloud pubblico o in modalità ibrida”, dice Mario Derba, Italy Country Manager and Area Sales Lead Iberia & Italy di Broadcom Software.

L’unificazione delle precedenti soluzioni (che ora condividono anche il numero di versione, la 9) permette di superare silos non solo tecnologici, ma anche organizzativi. “Il cloud admin avrà un’unica console per gestire tutta l’infrastruttura. Una volta fatta la configurazione iniziale per policy, specifiche e requisiti, la macchina virtuale per un certo workload può essere rilascia in un unico passaggio nel giro di minuti, un’intera farm in poche ore”, afferma Claudia Angelelli, EMEA Manager, Solution Architect di  Broadcom Software.

Mario Derba, Italy Country Manager and Area Sales Lead Iberia & Italy di Broadcom Software e Claudia Angelelli, EMEA Manager, Solution Architect di  Broadcom Software.

Mario Derba e Claudia Angelelli, rispettivamente Italy Country Manager and Area Sales Lead Iberia & Italy ed EMEA Manager, Solution Architect di Broadcom Software.

L’unificazione consente anche il monitoraggio centralizzato anche da parte di modelli IA che possono rilevare e segnalare condizioni anomale, e un’automazione più spinta governata da VMware Aria (precedentemente noto come vRealize Suite). “La possibilità di gestire indifferentemente macchine virtuali o container Kubernetes avvicina poi l’infrastruttura al mondo dello sviluppo, con un training minimo per l’amministratore cloud abituato a lavorare solo con le VM”, afferma Angelelli.

VMware Cloud Foundation 9.0: le nuove funzionalità

console VMware VCF 9.0La già citata interfaccia unificata per il private cloud consente di gestire centralmente costi e applicazioni delle policy, la gestione delle identità e degli accessi, single-sign on e certificati, permettendo l’applicazione coerente dei criteri. Il consolidamento dei log e l’analisi avanzata consentono di monitorare da un unico punto sicurezza e prestazioni.

Il servizio Kubernetes integrato di vSphere (VKS) consente di gestire sia le macchine virtuali (VM) sia i container allo stesso modo, eliminando la necessità di integrazioni per realizzare stack DevOps complessi.

VCF 9.0 permette una valutazione accurata dei costi, includendo le licenze software oltre all’infrastruttura, e ha metodi di ottimizzazione automatica per limitare il dispiegamento di risorse non effettivamente utilizzate.

Restando in ambito di contenimento dei costi, l’Advanced Memory Tiering per NVMe sfrutta in modo avanzato i dischi NVMe come memoria di swap per consentire risparmi fino al 38% nei costi della memoria RAM, mentre il Global Dedupe di vSAN ESA permette la deduplica dei dati per ridurre l’occupazione sullo storage. Similmente, i VCF Data Path Enhancements ottimizzano il traffico di rete permettendo una maggiore efficienza.

Una nuova dashboard SecOps – integrabile con soluzioni di cybersecurity di terze parti – offre visibilità della sicurezza della piattaforma e il controllo sui dati, insieme a policy di conformità integrate. VCF 9.0 supporta inoltre le tecnologie di trusted computing di AMD e Intel per la creazione di enclave sicure, uso di memoria crittografata e capacità di attestazione.

Alcuni dei miglioramenti di prestazioni e costi di VMware Cloud Foundation 9.0 dichiarati da Broadcom

Alcuni dei miglioramenti di prestazioni e costi di VMware Cloud Foundation 9.0 dichiarati da Broadcom

I servizi avanzati di VCF 9.0

Per consentire ai clienti di accelerare l’implementazione di piattaforme tecnologiche, VMware Cloud Foundation offre alcune soluzioni preconfigurate per l’implementazione casi d’uso specifici.

  • VMware Private AI Foundation with NVIDIA include il pacchetto VMware Private AI e NVIDIA AI Enterprise e permette di erogare workload di intelligenza artificiale privata (air gapped)
  • VMware Live Recovery gestisce centralmente il ripristino in caso di disastro e attacchi informatici, garantendo la governance dei dati attraverso un ambiente di ripristino isolato e on-prem, gestendo fino a 200 snapshot immutabili per ciascuna VM.
  • VMware vDefend fornisce funzioni di detection and response integrate, con micro-segmentazione a livello di zona e di applicazione, sicurezza laterale distribuita, riduzione della superficie di attacco e applicazione zero trust negli ambienti VCF.
  • VMware Data Services Manager (DSM) fornisce database come servizio (DBaaS) con supporto per PostgreSQL e MySQL, ma è già in fase di anteprima anche il supporto per Microsoft SQL Server.
  • Avi Load Balancer permette infine di bilanciare i carichi di lavoro a livello globale per macchine virtuali o Kubernetes, integrando anche un web application firewall (WAF).

L’innovazione tecnologica alla prova del mercato

Se gli avanzamenti tecnologici sono sicuramente importanti – e già disponibili senza sovrapprezzo per chi ha una licenza in abbonamento – non possiamo ignorare che diversi clienti e una parte rilevante dei partner hanno espresso un forte disappunto verso le politiche commerciali della VMware post-acquisizione. Tra le doglianze, il passaggio obbligato dalla licenza perpetua al contratto in abbonamento, l’inclusione di prodotti prima disponibili separatamente in pacchetti cumulativi, l’aumento del taglio minimo per i nuovi acquisti a 72 core prima annunciato e poi ritirato (o forse rimandato). Alcuni clienti hanno lamentato aumenti dall’800 al 1.500 percento, tanto da spingere l’associazione del cloud provider europei CISPE a chiedere ai regolatori europei di aprire un’indagine su Broadcom.

Derba bolla come fake news gli aumenti a tre cifre, sostenendo che l’aumento reale è stato “solo” del 30 percento per i clienti con licenza perpetua, e di pochi punti percentuali per chi già aveva un contratto in abbonamento. Afferma anche che in ogni caso i clienti hanno ritenuto gli aumenti più convenienti rispetto alle alternative, dovendo però ammettere che nella valutazione delle alternative figurano anche i costi della migrazione (fino a 1.000 dollari per macchina virtuale, secondo una stima dell’azienda).

Considerando anche che, secondo gli analisti, per le infrastrutture più complesse un processo di migrazione potrebbe richiedere da uno a quattro anni, è ragionevole chiedersi quanto un’alternativa esista oggi nella pratica. E se il tasso di retention che al momento Broadcom può innegabilmente vantare, sia destinato a rimanere alto anche quando le aziende avranno avuto modo di organizzarsi per una migrazione verso lidi più economici e prevedibili.