Pure Storage e Microsoft hanno unito le loro forze per consentire alle aziende che operano nell’hybrid cloud di spostare più agilmente i dati tra l’on premise e il cloud. La partnership, che è previsto abbia una durata pluriennale, è destinata a introdurre le funzionalità archiviazione di Pure Storage nei servizi nativi Microsoft Azure, facendo leva sul nuovo Premium SSD v2 di Azure, e nella Preview di Azure VMware Solution (AVS).

Sul cloud la gestione dello storage è disomogenea

Gartner stima che la spesa globale per cloud pubblici crescerà nel 2023 del 20,7% arrivando a totalizzare 591,8 miliardi di dollari contro i 490,3 miliardi del 2022. Questa accelerazione comporta una sempre più importante migrazione sul cloud degli interi ambienti VMware o parte di essi, molti dei quali consumano storage a blocchi. Le aziende si trovando però ad affrontare le difficoltà di una gestione disomogenea del layer storage rispetto ai deployment on-premise, nonché l’esigenza (solitamente insoddisfatta) di poter scalare le risorse computazionali e quelle storage in maniera indipendente per potersi meglio allineare alle necessità di gestione o elaborazione dei dati.

La partnership tra Pure Storage e Microsoft intende proprio eliminare questo inconveniente. Integrando Pure Cloud Block Store con Azure VMware Solution, le aziende possono infatti dimensionare e scalare con precisione lo storage indipendentemente dalla parte computazionale a seconda delle esigenze dei workload.

Estendere su Azure il data centre on premise

Già da qualche tempo Vmware offre un servizio fondato su dei nodi-compute e sulla parte vSAN che crea uno storage virtuale con l’obiettivo principale di integrare anche i data center on premise, estendendo quindi il data center on premise su Azure. Lo scopo è rendere il più possibile trasparente l’hybrid cloud per monitorare e gestire in modo omogeneo le applicazioni e le macchine virtuali on premise e in cloud, potendo spostare il workload in base a dove è più conveniente e utile che tale workload stia.

Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage

Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage

“Prima della nostra partnership – afferma Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage – vSAN era l’unica opzione che un’azienda aveva per gestire la componente storage. Forse facevano eccezione alcune operazioni sui file, ma se si considera che oltre il 70% delle implementazioni di macchine virtuali è su blocco, la scelta era praticamente obbligata. Noi abbiamo invece aggiunto la componente Cloud Block Store, ovvero il nostro flash raid on cloud, direttamente sul marketplace. Di conseguenza, quando un cliente vuole accendere una componente AVS avrà anche l’opzione di agganciare ai nodi-compute la parte Cloud Block Store”.

Gestione autonoma di computing e storage

I vantaggi che comporta per le aziende la nuova partnership tra Pure Storage e Microsoft si possono riassumere in due punti essenziali: la possibilità di disaccoppiare la componente compute da quella storage, con un risparmio dei costi, e la sicurezza.

“Sinora, in una sorta di iperconvergenza software o defined storage – sottolinea Galtarossa – le espansioni erano quasi lineari perché a ogni nodo-compute si associava un’equivalente componente storage. Tuttavia, sia in cloud sia on premise non sempre queste due metriche vanno esattamente di pari passo. La nostra partnership introduce un valore importante, quello della flessibilità, ovvero di poter gestire lo storage in modo autonomo dal compute”.

“Inoltre – prosegue Galtarossa – tra le caratteristiche embedded che ha Cloud Block Store va evidenziata la data reduction. Questo consente a un utente di pagare solo lo storage effettivamente consumato dopo la deduplica e la compressione. Il cost saving è sicuramente un aspetto fondamentale quando si utilizza lo storage in cloud”. Da rimarcare che il fatto di adottare tecniche spinte di ottimizzazione del dato consente di avere anche una certa riduzione dei tempi di caricamento.

Protezione antiransomware e disaster recovery

Il secondo punto, la sicurezza, è conseguenza di alcune caratteristiche tipiche del software di gestione Purity. “Si tratta sia delle repliche locali con protezione antiransomware Safemode sia dell’encryption nativa, ma soprattutto delle repliche remote native – precisa Galtarossa – Se un’azienda è nel contempo utente Pure e Vmware on premise, e ha la componente AVS on cloud, può trasportare i workload e può anche sintonizzare i dati a livello storage. Questo, ovviamente, permette di avere non solo una trasparente movimentazione dei dati ma rende anche disponibili feature di disaster recovery on cloud, come se si trattasse di un altro data center della stessa azienda”. Le feature a cui si riferisce il Partner Technical Manager di Pure Storage sono zero-RPO ActiveCluster, near-zero RPO ActiveDR e Purity CloudSnap.

Inoltre, Umberto Galtarossa evidenzia come le caratteristiche di alta disponibilità e replica in cloud di Pure Storage permettono di configurare i target di disaster recovery su AVS con minime capacità computazionali e storage che possono scalare on-demand. “Questo accorgimento contribuisce ulteriormente a ridurre i costi delle strategie di disaster recovery, conclude Galtarossa.