Hewlett Packard Enterprise ha presentato oggi il più grande computer single-memory del mondo, ultimo traguardo in ordine di tempo raggiunto dal progetto di ricerca HPE The Machine che punta a realizzare un nuovo paradigma denominato Memory-Driven Computing, un’architettura appositamente creata per l’era dei Big Data.

Il prototipo presentato oggi dispone di 160 terabyte (TB) di memoria, sufficienti per lavorare simultaneamente con otto volte i dati contenuti in tutti i volumi conservati presso la Libreria del Congresso statunitense, ovvero circa 160 milioni di libri. Finora non era mai stato possibile memorizzare e manipolare data set di queste dimensioni all’interno di un sistema single-memory, e questa non è altro che un’anteprima delle immense potenzialità offerte dal Memory-Driven Computing.

Sulla base del prototipo attuale HPE The Machine prevede che l’architettura possa facilmente scalare fino a sistemi single-memory di scala exabyte e, andando oltre, fino a un pool di memoria pressoché infinito – 4.096 yottabyte. Per dare un riferimento, si tratta di 1.000 volte l’intero universo digitale odierno.

HPE The Machine

Con una tale quantità di memoria sarà possibile lavorare simultaneamente con tutte le cartelle cliniche digitali di ogni persona sulla Terra, con ogni dato presente all’interno di Facebook, con ogni spostamento dei veicoli a guida autonoma di Google e con ogni data set prodotto dalle esplorazioni spaziali. Tutto nello stesso momento ottenendo risposte e scoprendo nuove opportunità a velocità senza precedenti.

Il Memory-Driven Computing mette al centro dell’architettura informatica la memoria, non il processore. Eliminando le inefficienze dell’attuale modo in cui memoria, storage e processori interagiscono oggi tra loro, il Memory-Driven Computing riduce il tempo necessario a risolvere problemi complessi da giorni a ore, da ore a minuti, da minuti a secondi per produrre intelligence in tempo reale.

Tra le altre specifiche tecniche di questo prototipo spiccano:

  • 40 nodi fisici interconnessi mediante protocollo in fibra ad alte prestazioni
  • Un sistema operativo ottimizzato basato su Linux che gira su ThunderX2, un dual socket di seconda generazione prodotto da Cavium, in grado di gestire System on a Chip (SoC) ottimizzati per carichi di lavoro ARMv8-A
  • Link di comunicazione ottici/fotonici, compreso il nuovo modulo fotonico X1, online e operativi
  • Tool di programmazione software progettati per sfruttare l’abbondante memoria persistente disponibile