“L’abilità del pilota è ancora il fattore più importante per vincere una gara di MotoGP. Poi vengono motore e telaio. Ma negli ultimi dieci anni, la tecnologia con l’evoluzione più importante è stata l’elettronica, che oggi riesce a garantire circa il 25 percento delle prestazioni”. Parola di Gigi Dall’Igna, Direttore Generale di Ducati Corse, che abbiamo incontrato allo scorso Gran Premio di Catalogna insieme a Lenovo, sponsor tecnico del team corse della casa di Borgo Panigale. “Oggi un driver può essere il più veloce di tutti per un giro, ma senza l’elettronica potrebbe cadere al successivo”.

Lenovo fornisce sia i dispositivi personali (workstation, pc portatili e mobile), sia  l’infrastruttura necessaria a raccogliere ed elaborare i dati raccolti dai sensori presenti sulle moto (circa 30 GB per ogni team in un weekend di gara). Sempre di Lenovo sono i server impiegati per le simulazioni che vengono fatte su ogni parte meccanica progettata.

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“Avere un partner come Lenovo è molto importante per noi, perché ci permette di parlare con un solo vendor di tutti i problemi che possiamo avere, dai pc alla simulazione, un’attività in cui tutto è complicato”, dice Gabriele Conti, responsabile Software e Strategie.

La tecnologia in pista

Cosa cerca Ducati Corse nei computer? Soprattutto prestazioni, affidabilità e peso ridotto. “Al termine di una sessione, abbiamo sei minuti di tempo per scaricare i dati, analizzarli e apportare i cambiamenti alla moto. Se l’analisi è lenta, o se si blocca un computer portatile prima di inviare i dati di calibrazione, la moto non può partire. Inoltre, trasportare materiali pesanti in giro per il mondo è costoso”. I dati vengono scaricati via cavo e analizzati all’istante con le workstation portatili ThinkPad P1, e trasmessi successivamente al data center per analisi storiche ed evoluzioni di lungo periodo.

Il passo successivo sarà la presenza di un server a bordo pista, per aumentare le possibilità di analisi con algoritmi di machine learning in grado di supportare il processo decisionale. Successivamente, dispositivi sviluppati in collaborazione con Lenovo potrebbero addirittura “montare in sella” ed equipaggiare la moto.

Ogni volta che la moto rientra ai box dopo una sessione di prove, i dati dei sensori vengono scaricati e analizzati immediatamente. Ci sono sei minuti per download, analisi e applicare correzioni sulla moto.

Ogni volta che la moto rientra ai box dopo una sessione di prove, i dati dei sensori vengono scaricati e analizzati immediatamente. Ci sono sei minuti per download, analisi e applicare correzioni sulla moto.

Al momento il regolamento impedisce la comunicazione dati in tempo reale tra moto e box, ma su quello che viene fatto con i dati a bordo della moto non ci sono limitazioni. Questo dispositivo potrebbe forse somigliare al Lenovo ThinkCenter Nano IoT, mini PC senza ventole studiato per installazioni complicate, anche in ambito industriale.

Sempre per regolamento, e nell’ottica di favorire la competizione e l’accesso a squadre con meno risorse, le case che sviluppano nuovi sensori devono obbligatoriamente condividerli con gli altri team. Possono trattenere per sé un solo sensore “esclusivo”. Stante questa situazione, si capisce l’importanza di spostare il vantaggio competitivo sul fronte del software e delle prestazioni dell’analisi dei dati.

Altra possibile evoluzione potrebbe essere l’impiego della realtà aumentata per visualizzare i dai di guida sulla visiera del casco. “Per buona parte del tempo di gara, i piloti MotoGP non riescono a vedere il cruscotto, perché si sporgono lateralmente nelle curve”, commenda Dall’Igna.

Danilo Petrucci: manico, cuore e tecnologia

“Nei weekend di gara, spesso usiamo più il computer della moto”, dice Danilo Petrucci senza mascherare un po’ di rammarico.

Non fa mistero di non essere un appassionato di tecnologia: “Sono un ragazzo di campagna, preferisco stare fuori e quando devo scrivere uso carta e penna”), dice, ma sottolinea anche quanto elettronica e dati siano importanti per il suo specialissimo lavoro: “Se vedi una moto senza carena, non sembra nemmeno una moto: è incredibile la quantità di link, cavi e sensori ci sono” (pur non potendola fotografare per voi, l’abbiamo vista e confermiamo, NdR).

Danilo “Petrux” Petrucci.

Danilo “Petrux” Petrucci.

“È grazie a questi dispositivi se, quando sono stato lento su un giro e non capisco il perché, l’ingegnere può aprire il portatile e mostrarmi subito in quali porzioni del circuito sono stato più lento e quali erano i parametri fondamentali in quel momento”.

Quali sono i parametri più utili? “Io guardo soprattutto l’angolo di piega, i freni e lo spin della ruota posteriore, ma ogni ingegnere tiene d’occhio valori che riguardano il suo campo specifico”.