La lunga vicenda che ha visto Microsoft al centro di un’indagine antitrust europea per il bundling di Teams con la suite Office si è ufficialmente conclusa. Dopo cinque anni di verifiche e negoziati, la Commissione Europea ha infatti approvato le concessioni presentate da Microsoft, ponendo fine a un procedimento che avrebbe potuto costare all’azienda una multa miliardaria.

Tutto ha avuto origine nel 2020, quando Slack (oggi di proprietà di Salesforce) presentò un reclamo a Bruxelles accusando Microsoft di pratiche anticoncorrenziali. Secondo Slack, l’integrazione di Teams all’interno di Microsoft 365 senza costi aggiuntivi rappresentava un modo sleale per consolidare la posizione dominante di Office e tagliare fuori la concorrenza nel mercato delle piattaforme di collaborazione. In breve tempo, milioni di aziende si trovarono Teams installato di default come strumento di comunicazione, riducendo drasticamente le possibilità di scelta degli utenti.

La Commissione prese molto sul serio la denuncia. Nel 2023 fu aperta un’indagine formale per verificare se Microsoft stesse effettivamente abusando della propria posizione dominante, ricalcando dinamiche già viste in passato con altri prodotti software dell’azienda. David Schellhase, allora dirigente di Slack, non esitò ad accusare Microsoft di avere creato un prodotto poco innovativo e di averlo imposto con la forza del suo ecosistema.

Di fronte al rischio di una sanzione potenzialmente colossale (fino al 10% del fatturato globale, secondo le regole europee), Microsoft scelse la via della trattativa. Nel maggio 2025 propose un pacchetto di concessioni che, dopo mesi di analisi e consultazioni con concorrenti e grandi clienti aziendali, è stato giudicato sufficiente dall’UE.

Microsoft Teams

Le misure approvate prevedono la possibilità, per i clienti europei, di acquistare Microsoft 365 senza Teams a un prezzo leggermente inferiore, oppure di mantenerlo come opzione a pagamento. In sostanza, Teams non sarà più parte integrante e obbligatoria della suite, ma diventerà un servizio aggiuntivo. Parallelamente, Microsoft si è impegnata ad aprire maggiormente le proprie API e a migliorare la portabilità dei dati, così da favorire l’integrazione con soluzioni di terze parti.

La Commissione Europea ha definito queste concessioni adeguate a eliminare le principali preoccupazioni concorrenziali. Secondo Bruxelles, le nuove condizioni permetteranno agli utenti aziendali di scegliere liberamente quale piattaforma di comunicazione e collaborazione adottare, senza essere vincolati all’ecosistema Microsoft per default. Le misure resteranno in vigore per sette anni, mentre gli impegni su interoperabilità e portabilità dei dati saranno validi per dieci anni.

Teresa Ribera, commissaria alla concorrenza dell’UE, ha sottolineato come la decisione segni un passo importante per garantire maggiore apertura nel mercato europeo delle piattaforme di collaborazione digitale. Secondo le sue parole, le nuove regole dovrebbero rimuovere pratiche di “tying” che impedivano ai rivali di competere efficacemente con Teams.

L’impatto pratico, tuttavia, potrebbe essere limitato, contando che Teams conta oggi circa 320 milioni di utenti attivi mensili, mentre Slack si ferma a circa 52 milioni di utenti complessivi. Una differenza che testimonia quanto Microsoft sia già radicata nelle abitudini di gran parte delle organizzazioni. La stragrande maggioranza delle imprese, infatti, è ormai troppo integrata nell’ecosistema Microsoft per abbandonare Teams a favore di soluzioni alternative, soprattutto per un risparmio di pochi euro sui canoni di abbonamento. Anche per chi sceglierà il piano senza Teams, Microsoft continuerà comunque a monetizzare, vendendo il servizio come extra opzionale.

La chiusura del caso rappresenta comunque una vittoria politica per la Commissione UE, che può rivendicare il fatto di aver costretto una delle più grandi aziende tecnologiche del mondo a modificare le proprie pratiche, dimostrando la volontà di mantenere sotto controllo i giganti digitali. Per Microsoft, invece, si tratta di un compromesso favorevole: nessuna multa da pagare e l’opportunità di mantenere la propria posizione dominante, pur con qualche vincolo aggiuntivo.