Microsoft ha avanzato una nuova proposta commerciale al CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers of Europe) per risolvere una disputa antitrust che si protrae ormai da quasi due anni. La questione riguarda presunte pratiche anticoncorrenziali nelle licenze software, in particolare l’aumento dei costi per eseguire software Microsoft (Windows Server, Exchange e SharePoint) su infrastrutture cloud diverse da Azure.

Il CISPE rappresenta oltre 30 cloud provider indipendenti europei e include tra i suoi membri anche Amazon Web Services (AWS) e, più recentemente, la stessa Microsoft. La denuncia formale risale a novembre 2022, quando l’associazione ha accusato la casa di Redmond di sfruttare in modo scorretto la sua posizione dominante nel mercato del cloud, imponendo condizioni sfavorevoli ai concorrenti.

Nel luglio 2024, CISPE e Microsoft avevano firmato un memorandum d’intesa che sospendeva temporaneamente l’azione legale, sulla base della promessa da parte di Microsoft di sviluppare una versione dedicata di Azure Local (Azure Stack HCI) per gli hoster europei. Questa versione avrebbe dovuto includere funzionalità fino ad allora riservate ai clienti Azure tra infrastruttura desktop virtuale multi-sessione su Windows 11, aggiornamenti di sicurezza estesi gratuiti e licenze SQL Server a consumo.

Tuttavia, Microsoft non ha rispettato i tempi stabiliti per lo sviluppo di questa soluzione, costringendo le parti a riaprire il tavolo negoziale. Ora, secondo quanto riferito dalla stessa CISPE, Microsoft ha inviato una nuova proposta entro i termini previsti dall’accordo. L’associazione ha dichiarato che la proposta è in fase di revisione e che comunicherà la propria decisione nelle prossime settimane.

A differenza dell’accordo precedente, questa nuova intesa sembra avere una natura esclusivamente contrattuale e finanziaria, piuttosto che tecnica. Le informazioni sul contenuto della proposta non sono ancora state rese pubbliche, ma alcune fonti interne indicano che Microsoft potrebbe rinunciare alla richiesta che obbligava i provider a fornire l’elenco dei propri clienti. Inoltre, si parla di una possibile riduzione delle tariffe SPLA (Service Provider License Agreement), che Microsoft aveva aumentato del 10% lo scorso gennaio, colpendo anche i membri CISPE.

Microsoft cloud provider europei

Secondo un membro dell’associazione, molti provider ritenevano di essere esentati da questi aumenti in virtù dell’accordo precedente. Ora resta da vedere se le riduzioni proposte saranno sufficienti o se, al contrario, verranno introdotti altri rincari in futuro.

CISPE aveva inizialmente auspicato una soluzione contrattuale stabile e paritaria, ma l’annuncio di Azure Local aveva cambiato temporaneamente la strategia, posticipando il confronto legale. Ora che quella promessa si è arenata, si torna al punto di partenza e se l’intesa contrattuale finale non offrirà le stesse funzionalità previste da Azure Local, per alcuni osservatori sarà la conferma che Microsoft ha semplicemente preso tempo per evitare il processo.

Al contrario, se l’accordo garantirà pari condizioni operative, si rafforzerà l’idea che le restrizioni imposte da Microsoft ai concorrenti non fossero limiti tecnici, bensì barriere contrattuali create ad hoc per favorire Azure a discapito di AWS, Google e Alibaba Cloud.

Il nodo centrale, infatti, resta la politica di licensing adottata da Microsoft dal 2019, quando la società ha classificato AWS, Google e Alibaba come “provider elencati”, applicando sovrapprezzi per l’utilizzo di software Microsoft sulle loro infrastrutture cloud. Una mossa che, secondo le accuse, avrebbe reso fino a quattro volte più costoso eseguire Windows Server su AWS rispetto ad Azure, ostacolando la libera concorrenza.

Anche le autorità di regolamentazione, come la CMA nel Regno Unito e la FCC negli Stati Uniti, stanno osservando da vicino l’evoluzione di questa vicenda, dato che riguarda potenziali pratiche anticoncorrenziali nel settore strategico del cloud computing. Da parte sua, Microsoft ha dichiarato di essere impegnata a garantire un rapporto positivo con la comunità cloud europea e una partnership solida, duratura e collaborativa con il CISPE.

La posta in gioco è ovviamente alta, soprattutto in un momento come quello odierno in cui il cloud e l’intelligenza artificiale sono sempre più interconnessi, senza contare che il controllo delle infrastrutture e delle condizioni di accesso può determinare l’equilibrio competitivo dell’intero settore digitale europeo. La decisione finale di CISPE sulla nuova proposta di Microsoft potrebbe quindi rappresentare un precedente cruciale.

(Immagine in apertura: Shutterstock)