La tedesca Bosch si unisce alla lobby big tech CCIA Europe nel chiedere una pausa all’AI Act

Negli ultimi giorni, due importanti sviluppi hanno segnato il dibattito in Europa sulla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Da un lato, un gruppo di lobbying ha chiesto ai leader dell’Unione Europea di sospendere temporaneamente l’entrata in vigore dell’AI Act, la prima normativa organica al mondo dedicata all’IA. Dall’altro, il CEO del colosso tedesco Bosch, Volkmar Denner, ha lanciato un monito contro una regolamentazione eccessivamente restrittiva che potrebbe compromettere la competitività europea nel settore e, in ultima analisi, condannare l’Europa a un “suicidio tecnologico”.
L’AI Act, entrato in vigore il 1° agosto 2024, rappresenta il primo quadro giuridico completo a livello globale per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale nell’Unione Europea. Il regolamento si basa su un approccio basato sul rischio, classificando le applicazioni IA in categorie di rischio “inaccettabile”, “alto”, “limitato” e “minimo”. Le pratiche considerate ad alto rischio, come l’uso di IA in ambiti quali la selezione del personale, il credito o la sicurezza pubblica, sono soggette a stringenti obblighi di trasparenza, controllo umano e sicurezza. Alcune pratiche, ritenute pericolose per i diritti fondamentali (ad esempio, il social scoring di tipo cinese o l’identificazione biometrica in tempo reale senza autorizzazione), sono invece vietate.
Le disposizioni sulle pratiche vietate sono entrate in vigore il 2 febbraio 2025, mentre le regole più ampie per i sistemi ad alto rischio sono previste per l’applicazione completa a partire dal 2 agosto 2026. Nel frattempo, la Commissione Europea ha avviato iniziative di supporto come l’AI Pact, un programma volontario per facilitare l’adeguamento anticipato degli operatori.
La richiesta di pausa da parte di CCIA Europe
Ieri, il gruppo di lobbying CCIA Europe, i cui membri includono Meta, Apple e Alphabet, ha rivolto un appello ai leader europei affinché sospendano l’entrata in vigore delle disposizioni più stringenti dell’AI Act, in particolare quelle previste per agosto 2026. Le ragioni principali sono legate a preoccupazioni sull’impatto economico e operativo per le aziende, soprattutto le PMI, che si trovano a dover implementare controlli complessi e costosi per sistemi IA ad alto rischio.
Il gruppo sostiene che la normativa, così com’è, rischia di rallentare l’adozione dell’IA in Europa penalizzando la competitività rispetto a Stati Uniti e Cina, dove la regolamentazione è meno restrittiva. Inoltre, evidenzia la necessità di maggiore chiarezza e flessibilità per evitare interpretazioni eccessivamente rigide o incoerenti tra i diversi Stati membri. La richiesta di una pausa consentirebbe di valutare meglio l’impatto delle regole e di adattarle in modo più efficace al rapido evolversi della tecnologia.
L’avvertimento di Bosch: il rischio di un “suicidio tecnologico” europeo
Parallelamente, il già citato CEO di Bosch ha espresso forti preoccupazioni riguardo una regolamentazione troppo severa dell’IA in Europa. Denner ha definito l’AI Act “un rischio per la competitività europea”, sottolineando che una normativa troppo rigida potrebbe frenare l’innovazione, scoraggiare gli investimenti e spingere le aziende a delocalizzare la ricerca e sviluppo in altre aree del mondo.
Secondo Denner, l’Europa rischia di “regolamentare la propria morte” nel campo dell’intelligenza artificiale, perdendo terreno rispetto a Stati Uniti e Cina, che stanno investendo massicciamente in IA senza vincoli normativi così stringenti. Il CEO di Bosch ha quindi invitato i legislatori europei a trovare un equilibrio tra la protezione dei cittadini e la promozione di un ambiente favorevole all’innovazione tecnologica e industriale.
Questi due interventi mettono in luce la tensione intrinseca nel processo regolatorio europeo sull’IA. Da un lato, l’AI Act mira a garantire che l’intelligenza artificiale sia sviluppata e utilizzata nel rispetto dei diritti fondamentali, della sicurezza e della trasparenza, rispondendo a timori legittimi di discriminazione, manipolazione e perdita di controllo umano. Dall’altro, una regolamentazione troppo rigida e complessa rischia però di soffocare la crescita di un settore cruciale per il futuro economico e tecnologico europeo.
La richiesta di pausa e il monito di Bosch potrebbero influenzare il dibattito politico europeo nelle prossime settimane, spingendo verso una revisione o un aggiustamento delle tempistiche e delle modalità di applicazione dell’AI Act. La Commissione Europea ha già mostrato disponibilità a fornire chiarimenti e supporto tramite l’istituzione di un AI Act Service Desk e iniziative di formazione.
Inoltre, la rapida evoluzione della tecnologia IA richiede un approccio normativo flessibile e adattabile, capace di bilanciare innovazione e tutela. È quindi probabile che il confronto tra stakeholder, industria e istituzioni continui a essere intenso, con possibili modifiche normative o l’introduzione di strumenti di governance più agili.
(Immagine in apertura: Shutterstock)