La decisione di tutti i 27 stati membri dell’Unione Europea di aderire alla Coalizione Semicon, guidata dai Paesi Bassi, rappresenta un momento di svolta significativo nella strategia tecnologica europea. Questa convergenza unanime attorno a una revisione del Chips Act europeo rivela non solo l’urgenza della questione semiconductori, ma anche la maturazione di una consapevolezza geopolitica che va oltre le tradizionali dinamiche economiche comunitarie.

La coalizione, inizialmente formata a marzo 2025 da nove paesi europei tra cui Germania, Francia, Italia e Spagna, ha presentato la propria dichiarazione alla Commissione Europea attraverso il ministro degli Affari Economici olandese Vincent Karremans. La tempistica non appare casuale. L’industria europea dei semiconduttori, anche a causa dei recenti stravolgimenti geopolitici, si trova infatti in una fase critica dopo che le promesse del primo Chips Act del 2022 non hanno prodotto i risultati sperati, anche in seguito all’abbandono dei piani Intel per una grande fabbrica in Germania.

Il documento presentato dalla coalizione delinea una visione articolata attraverso cinque priorità strategiche che riflettono una comprensione più sofisticata delle dinamiche industriali globali. Il rafforzamento dell’ecosistema semiconductori attraverso una collaborazione più intensa tra industria, ricerca, PMI e startup suggerisce un approccio sistemico che riconosce l’interconnessione tra diversi attori del settore. L’allineamento degli investimenti UE e nazionali, insieme all’accelerazione delle approvazioni per progetti strategici, indica inoltre una volontà di superare la frammentazione burocratica che ha spesso rallentato l’innovazione europea.

chip tsmc

Il focus sulle competenze, attraverso la costruzione di una solido pipeline di talenti europei per le tecnologie semiconduttori, riconosce implicitamente come la competizione globale si stia spostando sempre più sul capitale umano specializzato. La sostenibilità energetica e la circolarità nella produzione di semiconduttori rappresentano invece un tentativo di coniugare competitività industriale e transizione verde, caratteristica distintiva dell’approccio europeo rispetto ai modelli americano e cinese.

Oltre l’obiettivo del 20%

La proposta di superare l’obiettivo generico del 20% della produzione mondiale di semiconduttori entro il 2030 per focalizzarsi sulla sicurezza delle tecnologie critiche marca una svolta paradigmatica, che riflette una comprensione più matura della geopolitica dei semiconduttori, dove il controllo di specifiche tecnologie strategiche risulta più rilevante della semplice quota di mercato. D’altronde, la Corte dei Conti Europea aveva già segnalato a marzo di quest’anno come l’obiettivo del 20% fosse irrealistico ai ritmi attuali, evidenziando la necessità di una strategia più mirata.

La partecipazione alla dichiarazione di oltre cinquanta entità europee e internazionali del settore (tra cui NVIDIA, Intel, STMicroelectronics, Infineon e SEMI), dimostra tra l’altro come l’iniziativa goda di un consenso che travalica le divisioni tra settore pubblico e privato. Un allineamento tra governi e industria che rappresenta un elemento cruciale per la credibilità dell’iniziativa, soprattutto considerando le precedenti difficoltà nell’attrarre investimenti privati significativi nel settore manifatturiero avanzato.

(Immagine in apertura: Shutterstock)