Il Gigabit Infrastructure Act è qui: sarà più facile creare reti in fibra e 5G

Il 12 novembre è entrato in vigore il Gigabit Infrastructure Act (GIA), il regolamento UE che promette di rivoluzionare il modo in cui vengono dispiegate le reti in fibra e 5G nell’Unione. Frutto di un ampio compromesso politico, il GIA è pensato per colmare il divario tra la domanda tecnologica odierna e gli ostacoli regolatori che per anni hanno rallentato gli investimenti nelle infrastrutture digitali.
Il GIA sostituisce una vecchia direttiva europea (la Broadband Cost Reduction Directive del 2014) e introduce regole semplificate per il rilascio di permessi, la digitalizzazione delle procedure amministrative e la cooperazione tra operatori telecom e soggetti pubblici. In concreto, si punta a ridurre i costi e la complessità burocratica legata alla posa di cavi, alla costruzione di infrastrutture civili e alla condivisione delle reti, grazie anche alla possibilità di installare fibra durante ristrutturazioni edilizie o altri lavori pubblici.
Un altro elemento cruciale è la condivisione dell’infrastruttura, visto che il regolamento incoraggia operatori diversi a usare insieme cavidotti, pali, e infrastrutture passive esistenti. Questo permetterà di ottimizzare risorse, ridurre sprechi e accelerare il rollout. Inoltre, i regolatori nazionali e la Commissione europea stanno lavorando per rendere più trasparente la pianificazione dei cantieri, condividendo dati su lavori civili già pianificati e su infrastrutture esistenti.
Un’altra novità molto rilevante riguarda gli edifici. Il Gigabit Infrastructure Act prevede infatti che le nuove costruzioni, o quelle che subiscono ristrutturazioni importanti, siano dotate di infrastrutture “fibre-ready”, ovvero tubazioni fisiche e cablaggio interno predisposti per il collegamento in fibra. Questo accorgimento dovrebbe abbattere un grande freno all’adozione della banda ultralarga, permettendo che il passaggio alla fibra diventi più semplice e meno costoso.
La storia dell’approvazione non è stata però scontata. Il Consiglio dell’UE ha dato il via libera al testo legislativo nell’aprile 2024, dopo aver riconosciuto che i costi di dispiegamento delle reti molto veloci erano tra i principali ostacoli agli investimenti. Sono state introdotte anche misure specifiche per migliorare la governance, come un meccanismo obbligatorio di conciliazione tra enti pubblici e operatori nei processi di concessione dei permessi.
In parallelo, la Commissione ha elaborato la Gigabit Recommendation, un insieme di linee guida rivolte alle autorità nazionali regolatorie (NRAs) su come gestire l’accesso delle reti esistenti e pianificare il passaggio dal rame alla fibra. Il tutto fa parte di un più ampio quadro strategico (il Digital Decade), che fissa obiettivi ambiziosi per il 2030 tra cui la connessione gigabit in tutte le case europee e la copertura 5G su tutte le aree popolate.
Allo stesso tempo, la normativa ha anche un’anima “green”, dal momento che promuovendo il riuso di infrastrutture esistenti e ottimizzando i cantieri riduce l’impatto ambientale del dispiegamento di reti, diminuendo la duplicazione dei lavori e l’invasività sulle comunità.
(Immagine in apertura: Shutterstock)

