L’EU Digital Markets Act (DMA) mira a livellare il campo di gioco per i servizi Internet ed è l’ultima (in ordine di tempo) di un’ondata globale di regolamentazioni che vanno a colpire il settore tecnologico. “Il DMA cambierà profondamente il panorama digitale” ha dichiarato Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza. “Un piccolo numero di grandi aziende detiene un significativo potere di mercato nelle proprie mani. I gatekeeper che godono di una posizione radicata nei mercati digitali dovranno dimostrare di competere lealmente”.

La legge in questione pretenderà molto da Apple (ma non solo). “Se avete un iPhone, dovreste essere in grado di scaricare app non solo dall’App Store di Apple, ma anche da altri app store o da Internet” ha detto a Wired Gerard de Graaf, direttore UE dell’ufficio della Silicon Valley. Il DMA potrebbe persino costringere Apple ad apportare modifiche a Messaggi, FaceTime e Siri, a non poter più inserire in iOS app precaricate e a condividere i dati con aziende di terze parti.

Apple ha precedentemente espresso il timore che alcune delle disposizioni della legge potrebbero creare “vulnerabilità di privacy e sicurezza non necessarie” per i suoi clienti, ma pare che l’UE abbia fatto orecchie da mercante a questi appelli. Sembra inoltre ragionevole prevedere battaglie legali nei confronti di alcune parti di queste nuove norme e alle loro modalità di applicazione, in particolare laddove emergano incoerenze tra i requisiti del DMA e altri statuti esistenti. Dopotutto, cosa è più importante: la privacy dei clienti o la condivisione dei dati pubblicitari? Dato che l’UE ha regole ben precise su entrambe le questioni, quale legge viene prima? GDPR o DMA?

Il calendario in vista

Il DMA è entrato in vigore il 1° novembre, ma i suoi requisiti non sono ancora effettivi. Le aziende tech hanno infatti tempo fino a maggio 2023 per iniziare ad adeguare i loro modelli di business e potrebbero dover attuare le modifiche entro il 6 marzo 2024. È anche importante sottolineare che alcuni dei requisiti più avanzati del DMA, come le videochiamate tra piattaforme diverse, non dovranno essere implementati fino al 2026, al più presto.

Ma che conseguenza avrà la legge dell’UE su Apple e le altre big tech? Innanzitutto, è probabile che su tutti i sistemi operativi vedremo l’introduzione di una serie di nuove installazioni di applicazioni basate sulla scelta (“Vuoi installare Safari, Chrome, Edge, Firefox o Duck Duck Go sul tuo nuovo iPhone?”), con il risultato che la maggior parte di noi potrebbe sviluppare rapidamente una sorta di “stress da scelta”.

Ovviamente, Apple non è l’unica azienda nel mirino dell’EU Digital Markets Act. Anche Amazon, Google, Meta e altri dovranno infatti cambiare se non vorranno incorrere in multe fino al 10% del fatturato annuo totale e in sanzioni finanziarie aggiuntive. Come se non bastasse, le aziende che non rispetteranno la nuova normativa potranno anche essere costrette a vendere parti della loro attività e potrebbero non avere più accesso a nuovi settori di attività.

EU Digital Markets Act

Il DMA in pillole

L’idea alla base del DMA è quella di costringere le principali aziende di Internet (i cosiddetti gatekeeper) ad aprirsi alla concorrenza e a garantire che le piattaforme più grandi siano obbligate ad agire come “cittadini corporate responsabili”. Si parla, più nello specifico, di aziende di grandi dimensioni (almeno con 7,5 miliardi di euro di fatturato), con piattaforme attive in almeno tre Stati dell’Unione Europea e con oltre 45 milioni di utenti finali attivi.

Le aziende identificate come gatekeeper, tra cui Apple, dovranno implementare una serie di cambiamenti, tra cui:

  • Garantire che gli utenti finali possano facilmente annullare l’iscrizione ai servizi della piattaforma principale o disinstallare i servizi della piattaforma principale preinstallati.
  • Interruzione dell’installazione del software per impostazione predefinita insieme al sistema operativo.
  • Fornire dati sul rendimento pubblicitario e informazioni sui prezzi degli annunci.
  • Consentire l’uso di sistemi di pagamento in-app alternativi.
  • Consentire agli utenti finali di scaricare applicazioni da app store alternativi.

È probabile che tutti questi requisiti danneggeranno il business di Apple. Le sfide più “pericolose” per Cupertino saranno l’obbligo di supportare gli app store di terze parti e i servizi di pagamento alternativi, ma la richiesta di determinati tipi di dati relativi agli annunci pubblicitari potrebbe influire anche sull’approccio di Apple alla privacy dei suoi utenti. Siamo inoltre sicuri che richiedere ad Apple di fornire sistemi operativi senza alcune app di base avrà qualche beneficio significativo per la maggior parte degli utenti?

Apple si adeguerà… con riluttanza

Apple potrebbe sempre opporsi alla denominazione di gatekeeper, ma è difficile vedere come un’azienda con una fetta così grande dei mercati PC e mobile sarà in grado di supportare un simile argomento. In tal caso, l’UE potrebbe indagare sulla società e imporre multe. Ecco perché, molto probabilmente, Apple sarà costretta a conformarsi al DMA e non dimentichiamo che l’approvazione del DMA nell’UE potrebbe portare una legislazione simile anche oltreoceano, dato che USA e UE tendono a cooperare sulla maggior parte di questi temi.

Quale sarà invece l’impatto sugli utenti è difficile da prevedere. Molti osservatori sono convinti che scambiare un’esperienza utente sicuramente “chiusa” ma apprezzata da anni per fornire più scelta non renderà la maggior parte degli utenti molto più soddisfatti di quanto lo siano ora, ma è ancora presto per fare simili previsioni.