Epic Games, il produttore a cui si devono tra le altre cose il videogioco Fortnite e il motore grafico Unreal Engine, ha avuto la meglio nel processo antitrust intentato contro Google nel quale si sosteneva che il Play Store operasse come un monopolio illegale. La sentenza pronunciata ieri, assieme alle disposizioni del DMA europeo, potrebbe mettere in crisi l’intera economia degli app store. Dopo oltre un mese di processo i giurati si sono pronunciati su tutti i capi d’accusa a favore di Epic Games, che accusava Google anche di aver agito per eliminare i concorrenti e di aver imposto agli sviluppatori di app tariffe indebitamente elevate (fino al 30%).

Non si sa ancora a livello pratico quali saranno le conseguenze per Google, ma in ogni caso la sentenza segna una sorprendente sconfitta per la grande G, che insieme ad Apple gestisce uno dei più grandi app store del mondo. Se la sentenza dovesse essere confermata (Google ha già dichiarato che ricorrerà in appello), potrebbe dare agli sviluppatori un maggiore controllo sulle modalità di distribuzione delle loro app e sul modo in cui ne traggono profitto.

“Continueremo a difendere il modello di business di Android e rimarremo profondamente impegnati nei confronti dei nostri utenti, dei nostri partner e dell’intero ecosistema Android” ha dichiarato Wilson White, vicepresidente degli affari governativi e delle politiche pubbliche di Google. Sebbene il Play Store rappresenti una fetta molto più piccola delle entrate di Google rispetto alla sua ben più redditizia attività di ricerca, è simbolicamente importante in quanto è principale “gatekeeper” di miliardi di smartphone e tablet. A questo punto Google potrebbe essere costretta ad autorizzare un maggior numero di app store sui dispositivi con sistema operativo Android, perdendo così i ricavi derivanti dagli acquisti in-app.

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“Il verdetto dimostra che le pratiche di Google in materia di app store sono illegali e che Google abusa del suo monopolio per applicare tariffe esorbitanti, soffocare la concorrenza e ridurre l’innovazione”, ha dichiarato Epic in una dichiarazione ufficiale. “Il processo ha messo in luce ciò che Google ha fatto per ostacolare la concorrenza”, ha dichiarato ai giurati l’avvocato di Epic, Gary Bornstein, aggiungendo che Google “blocca sistematicamente gli app store alternativi sul Play Store”.

Google ha invece negato di aver commesso illeciti, sostenendo al contrario di competere “sul prezzo, sulla qualità e sulla sicurezza” con l’App Store di Apple. Jonathan Kravis, uno degli avvocati di Google, ha dichiarato ai giurati che Google ha abbassato la sua struttura tariffaria per competere con Apple: “Questo non è il comportamento di un monopolista”, ha aggiunto Kravis.

Se questo scontro legale non vi suona del tutto nuovo, è perché tre anni fa Epic Games aveva già intentato una causa antitrust simile contro Apple, che però si era risolta con una sentenza in gran parte favorevole al colosso di Cupertino. Ora però la sentenza contro Google cambia radicalmente la situazione, anche se resta da vedere cosa deciderà il giudice James Donato nei confronti di Google.

Epic infatti non ha portato in causa Google per ottenere risarcimenti monetari, anche se il CEO Tim Sweeney ha fatto capire che la sua azienda potrebbe guadagnare centinaia di milioni o addirittura miliardi di dollari se non dovesse pagare la tassa di Google. Epic vuole invece che il tribunale dica a Google che ogni sviluppatore di app ha piena libertà di introdurre i propri app store e i propri sistemi di fatturazione su Android, anche se al momento non è dato come o se il giudice potrebbe esaudire questi desideri. Entrambe le parti si incontreranno con il giudice Donato nella seconda settimana di gennaio per discutere i possibili rimedi.