Le aziende italiane alle prese con opportunità e rischi del Data Act europeo
Un’indagine condotta da HPE e Yougov su oltre 400 dirigenti di aziende del settore industriale in Italia rivela che, nonostante le precedenti critiche delle associazioni di categoria europee, la maggioranza delle aziende italiane vede il Data Act come un’opportunità piuttosto che un rischio, con il 40% degli intervistati che ha già iniziato a prepararsi all’entrata in vigore della legge, prevista per settembre 2025.
Il Data Act proposto dalla Commissione Europea mira a stimolare la data economy nell’UE, obbligando i produttori a condividere i dati generati dall’uso dei loro prodotti/servizi con gli utenti e consentendo a questi ultimi di trasmetterli a terzi. La Commissione stima che questa legge potrebbe portare a un aumento del PIL dell’UE di 270 miliardi di euro entro il 2028.
Secondo l’indagine, il 68% degli intervistati vede il Data Act più come un’opportunità che come un rischio. Le principali aree di applicazione previste sono:
- Ottimizzazione e automazione dei processi (63%)
- Training delle intelligenze artificiali (35%)
- Nuovi modelli di business basati sui dati (34%)
- Miglioramento della collaborazione con terze parti (33%)
Tuttavia, le aziende devono affrontare alcune sfide, tra cui la protezione dei dati riservati e personali (46%), le difficoltà di natura legislativa (38%) e il rischio di reverse engineering (32%). L’indagine ha anche valutato la maturità delle aziende nella gestione dei dati, utilizzando un modello di HPE che prevede cinque livelli. In media, le aziende italiane hanno raggiunto un livello di maturità dei dati pari a 2,7, corrispondente al livello “data reporting”. Solo il 7% degli intervistati afferma che la strategia sui dati è una parte fondamentale della strategia aziendale.
Per quanto riguarda la governance dei dati, il 42% degli intervistati afferma che è principalmente competenza del dipartimento IT, mentre solo il 18% sostiene di avere una governance che coinvolge tutta l’azienda. Il Data Act mira anche a rafforzare la concorrenza nel mercato del cloud, obbligando i fornitori a semplificare il passaggio ad altre piattaforme e a rinunciare alle spese di migrazione dopo un periodo transitorio. Secondo l’indagine, questo porterà a una maggiore predisposizione delle aziende a cambiare e diversificare i propri ambienti cloud:
- Il 43% si orienterà verso una strategia di cloud ibrido
- Il 31% sposterà più dati e applicazioni nel cloud
- Il 18% porterà dati e applicazioni all’interno del proprio ecosistema IT
Claudio Bassoli, amministratore delegato di HPE Italia, sottolinea l’importanza del Data Act come possibile passo decisivo per rendere l’Europa leader nella Data Economy. Tuttavia, evidenzia che per realizzare questo potenziale, le aziende devono mettere l’estrazione di valore dai dati al centro della loro strategia aziendale, un processo che richiederà una trasformazione a tutti i livelli.