Come abbiamo già visto, il divieto dell’amministrazione USA di avere relazioni commerciali e scambiare tecnologia con Huawei potrebbe avere conseguenze più leggere del previsto per quanto riguarda il sistema operativo Android, per lo meno per gli utenti finali e nel prossimo futuro. Il produttore cinese avrebbe infatti la possibilità di utilizzare la versione open source di Android, liberamente disponile, e non sarebbe impossibile per i clienti installare autonomamente le applicazioni di Google.

Il provvedimento americano sta però toccando un altro fornitore, probabilmente più critico per la produzione Huawei: ARM, che progetta la tecnologia alla base dei microprocessori usati negli smartphone, e non solo. Nonostante l’azienda sia di proprietà della giapponese Softbank e basata in Gran Bretagna, la sua tecnologia è in parte sviluppata negli Stati Uniti, dove l’azienda ha otto sedi, e sarebbe quindi soggetta alle restrizioni all’esportazione. Un colpo ben più duro per Huawei, e in generale per tutto il mercato.

In seguito, Huawei è stata anche rimossa anche dalla Wi-Fi Alliance e dalla SD Association. Se la prima esclusione ha come “sola” conseguenza quella di non poter partecipare allo sviluppo e alla definizione degli standard, l’esclusione dalla lista dei produttori della SD Association potrebbe comportare l’impossibilità di montare un lettore di schede SD o microSD in tutti i prossimi prodotti.

Come già avvenuto con le restrizioni al commercio con l’Iran, imposte dagli USA anche attraverso disposizioni al circuito finanziario SWIFT, indipendentemente dalla nazionalità dei soggetti coinvolti negli scambi di affari, gli Stati Uniti stanno sempre più imponendo la propria politica estera e commerciale anche a stati terzi.

Secondo la BBC, che riporta stralci di una comunicazione interna di ARM, ai dipendenti dell’azienda è stato chiesto di sospendere tutte le interazioni con Huawei e le sue controllate, tra le quali spicca HiSilicon, che produce microprocessori basati appunto sulla tecnologia ARM. Gli impiegati sono stati inviati a comunicare ai propri contatti che “a causa di una sfortunata situazione, non sono autorizzati a fornire supporto, rilasciare tecnologia (software o altre informazioni) o discutere argomenti di materia tecnica con Huawei, HiSilicon or altre aziende inserite nella entity-list”.

I dipendenti ARM che dovessero incontrare personale Huawei in eventi pubblici dovranno “educatamente declinare e interrompere” ogni conversazione riguardo al business, indica il memorandum, che sottolinea che anche gli individui potrebbero essere ritenuti responsabili della violazione delle direttive.

Nonostante il Dipartimento del Commercio USA abbia concesso alle aziende una proroga di 90 giorni, per evitare ripercussioni troppo brusche sul mercato, a BBC non risulta che le disposizioni di ARM siano state modificate.

Martedì Huawei ha affermato di star lavorando a un “piano B” per Android accelerando lo sviluppo di un proprio sistema operativo indipendente, in corso già da tempo. Sviluppare una nuova tecnologia proprietaria per i microprocessori è più lungo e complicato, ma non fuori dalla portata di un’azienda come Huawei, che potrebbe non avere alternative se la tendenza proseguisse.

Nell’immediato, cambierà poco:  la prossima generazione di chip HiSilicon (Kirin 985) è già stata sviluppata su tecnologia ARM e vedrà la luce probabilmente in autunno. Il divieto di collaborare dovrebbe riguardare solo i componenti futuri, secondo quanto afferma una fonte della BBC.

L’industria cinese dei semiconduttori non è molto sviluppata, ma sta crescendo a ritmi elevatissimi. Se costretta dagli eventi, la Cina ha sicuramente la possibilità di investire forti quantità di denaro in questo settore, per svincolarsi dalle tecnologie occidentali, principalmente americane, da cui dipende oggi. E questo per l’industria USA potrebbe essere un problema di cui tenere conto.

(Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio e aggiornato il 28 maggio per inserire ulteriori informazioni su Wi-Fi Alliance e SD Association)