Si è spento il 16 luglio all’età di 59 anni Kevin Mitnick, primo hacker nella storia a entrare nella lista dei criminali più ricercati dall’FBI negli anni Novanta. Arrestato nel 1995 e rilasciato nel 2000, Mitnick ha in seguito riconvertito le sue abilità, e capitalizzato sulla sua celebrità, per diventare un consulente di cybersecurity come “white hat” hacker, e un keynote speaker molto ricercato per eventi in tutto il mondo.

Nel necrologio online, la famiglia comunica che Mitnick soffriva da più di un anno di cancro al Pancreas. La moglie Kimberly è incinta del loro primo figlio. Il lungo necrologio, alla stesura del quale molto probabilmente lo stesso Mitnick ha avuto modo di contribuire, si ripercorrono gli eventi essenziali delle sue due celebri carriere: quella del crimine informatico, e quella del consulente di cybersecurity. Viene citato anche il movimento Free Kevin, che agli albori della rete si è speso per ottenere, se non la liberazione, almeno un processo equo.

Un capro espiatorio per l’FBI

La vicenda giudiziaria, infatti, non è stata priva di polemiche per via dei carichi di imputazione e dalle restrizioni al regime carcerario a cui è stato sottoposto dopo l’arresto, giudicati eccessivi anche da molti giuristi e osservatori. L’accusa aveva infatti ritenuto Mitnick responsabile di danni per quasi 300 milioni di dollari, stimati solo in base alle dichiarazioni delle aziende colpite, tra cui Nokia, NEC, Motorola e Sun Microsystem. Dichiarazioni che le aziende non hanno poi corroborato con prove a supporto delle affermazioni.

Kevin Mitnick, foto e manifesto wanted

Anche per quanto riguarda frodi bancarie o telefoniche, Mitnick è stato accusato per quanti soldi avrebbe potuto rubare usando gli accessi in suo possesso, invece che su quelli di cui era affettivamente entrato in possesso.

Per i sostenitori del movimento Free Kevin, l’FBI stava usando la massima estensione del suo potere, e pure qualcosa di più, per trasformare Mitnick in un caso esemplare da mostrare all’opinione pubblica e per mandare un messaggio molto chiaro alla comunità hacker.

Più che sul piano tecnologico, Mitnick ha esercitato le sue abilità perfezionando l’arte dell’ingegneria sociale. Era in grado di impersonare tecnici o dirigenti delle aziende in cui infiltrarsi per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno per accedere ai sistemi informatici. Un’abilità che ancora oggi è alla base di molti attacchi di phishing, ransomware e delle frodi via email.

(Foto di apertura: Eneas De Troya, CC-BY-2.0)