Il debito di gratitudine che il paese avrà nei confronti degli operatori delle strutture sanitarie non sarà qualcosa che potremo saldare con una cerimonia o un premio una tantum in busta paga. Qualcuno dovrà spiegare come e perché alcuni si siano ritrovati a lavorare per settimane senza sosta, con protezioni individuali insufficienti per numero e qualità, mettendo a repentaglio la propria salute e quella dei propri cari. Glielo dobbiamo.

Posto che sono sicuramente loro a essere le persone più importanti in questo momento (non voglio usare espressioni belliche come “in prima linea”), molti altri stanno continuando a lavorare in condizioni difficili per fare in modo che quel che si può tenere in piedi tra le attività produttive del Paese, non si fermi.

Oltre a forze dell’ordine, operatori dei servizi essenziali, tecnici e operai per i quali il lavoro da remoto non è purtroppo una alternativa, voglio dedicare un pensiero anche ai tecnici della funzione IT delle aziende, delle università e dei service provider, alcuni dei quali stanno facendo i salti mortali per permettere a milioni di persone e studenti di continuare le proprie attività a distanza, con le modalità e gli strumenti più vari.

Alcuni dipendenti in effetti si sono dimostrati più pronti della propria dirigenza nell’adottare il lavoro agile, e più intraprendenti della propria funzione ICT nell’attivare servizi per realizzare riunioni in videoconferenza, condivisione di documenti e informazioni.

La funzione IT che ora si trova a dover governare decine di flussi informativi incontrollati e incontrollabili che viaggiano tra servizi gratuiti o quasi (molti vendor hanno esteso le funzionalità e la durata delle versioni demo dei servizi utili allo smartworking).

Molti di loro si stanno assumendo quotidianamente dei rischi nello scegliere se ottemperare alle policy di security e compliance, bloccando l’uso di tutti gli strumenti non aziendali ma l’operatività insieme a essi, oppure chiudere uno o tutti e due gli occhi e consentirne l’utilizzo, pur di non perdere fatturato.

Speriamo che nessuno gliene chieda conto in situazioni spiacevoli, anche perché tante aziende sono esse stesse la causa dei problemi che stanno vivendo oggi, perché hanno procrastinato investimenti nell’innovazione o rifiutato per partito preso – o per il timore degli IT manager di perdere il controllo sul proprio feudo –  soluzioni come il cloud e il software as a service che avrebbero potuto permettere una prosecuzione delle attività di molti senza grossi contraccolpi. Quanti manager e imprenditori bollano ancora il digitale come un “giochino per i giovani”…

Altri invece hanno lavorato bene prima e meglio oggi, riuscendo a mettere i propri colleghi nelle migliori condizioni per tenere in piedi l’azienda in condizioni mai viste prima, e che si spera di non dover rivedere mai più.

Nelle chat e nei gruppi Facebook frequentati dai sistemisti si vedono circolare schermate con numeri impressionanti di connessioni remote VPN attive, e si snocciola un bollettino che somiglia a quello di Isoradio: oggi traffico intenso ma scorrevole su WebEx, mentre sono superati gli ingorghi e rallentamenti di ieri con Microsoft Teams…

Se state riuscendo a lavorare in tutta sicurezza da casa, accedere ai servizi informativi interni, fare riunioni in videoconferenza, è anche perché tanta gente sta lavorando nei data center, nelle centrali telefoniche per le strade, negli helpdesk mai così attivi come in questo periodo.

Ricordatevi di ringraziare anche loro, quando tutto questo sarà finito.