È passata una settimana da quando la startup Isinnova di Brescia ha realizzato valvole per respiratori polmonari con la stampa 3D. Un esperimento unico nel suo genere, avviato per dare una risposta immediata all’ospedale di Chiari, che aveva terminato le valvole dei respiratori impiegati per i pazienti Covid-19. Questa esperienza, la cui notizia ha fatto il giro del mondo, è una testimonianza di una solidarietà digitale dove tecnologia, creatività e competenza si sono unite nella corsa contro il coronavirus. E la startup fondata da Cristian Fracassi sta già guardando oltre con un prototipo di maschere respiratorie d’emergenza.

La sperimentazione delle valvole è partita con una telefonata a notte fonda. “Mi ha contattato Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia, perché all’ospedale di Chiari stavano finendo le valvole utilizzate per i respiratori polmonari e mi chiedeva se era possibile stamparle in 3D, dato che l’azienda produttrice non poteva fornirle velocemente”, ha spiegato Massimo Temporelli, fondatore e presidente del FabLab di Milano. Di qui la ricerca all’interno della community dei FabLab di Milano e Brescia di chi poteva soddisfare questa richiesta, fino ad arrivare a Isinnova, la startup fondata da Cristian Fracassi, che è diventata la protagonista della vicenda.

Per validare le geometrie abbiamo realizzato il prototipo con una tecnica a filamento, che non offre grande precisione, ma richiede poco”, ha spiegato Alessandro Romaioli, progettista di Isinnova. Nella serata di sabato (14 marzo 2020) i primi pezzi erano pronti e i medici dell’ospedale di Chiari hanno potuto testarli sui pazienti, ottenendo risultati positivi che hanno permesso di completare la stampa di tutte le valvole necessarie.

Le difficoltà: certificazione e brevetti

Nonostante il successo, non sono mancate polemiche e difficoltà, sia dal punto di vista di sicurezza e certificazione dei dispositivi medici sia dal punto di vista del brevetto.

Ci sono state tensioni con l’azienda che produce le valvole, che naturalmente sono coperte la proprietà intellettuale, ma sono state risolte. Dato l’emergenza che stiamo vivendo, è prevalsa la volontà di collaborazione e di unire le forze”, ha spiegato Temporelli. “Per quanto riguarda la certificazione, all’inizio di questa avventura ci siamo assunti la responsabilità di ‘andare contro la legge’, ma lavorando sempre con la competenza e la collaborazione di tutti: medici, aziende, progettisti”.

Nei giorni successivi il Ministero dell’Innovazione ha applaudito l’iniziativa e nel decreto legge del 17 marzo 2020 sono state inserite “disposizioni urgenti in materia di sperimentazione dei medicinali e dispositivi medici per l’emergenza epidemiologica da COVID”. Le disposizioni semplificano l’iter di certificazione per i dispositivi medici che permettono di contrastare l’emergenza coronavirus e non potrebbero essere impiegati seguendo tempi e procedure standard di certificazione.

Richieste da tutta Italia e dall’estero

L’eco del successo ottenuto da Isinnova con le valvole stampate in 3D ha spinto altre aziende e maker a offrire la propria disponibilità a collaborare. E naturalmente sono arrivate richieste per la stampa di dispositivi medici da parte di altri ospedali, italiani e stranieri.

Sollecitata dalla Commissione Europea, anche Cecimo (European Association of the Machine Tool Industries and related Manufacturing Technologies) ha lanciato una call to action alle aziende europee che si occupano di additive manifacturing per supportare gli ospedali, che devono gestire l’emergenza Covid-19 e la mancanza dei dispositivi medici necessari.

Questa settimana sono arrivate molte richieste come quelle dell’ospedale di Chiari, e mano che passano i giorni non potranno che aumentare”, ha dichiarato Massimo Temporelli. “Ci vorrebbe una task force fatta di esperti, progettisti e ingegneri che, in modo simile alla Protezione Civile, sia in grado di accogliere e gestire le richieste da parte degli ospedali e le disponibilità delle aziende”.

Il fondatore del FabLab di Milano sottolinea infatti come sia importante la collaborazione di diversi attori per utilizzare la tecnologia in modo sicuro ed efficace. “Nel caso di Brescia è andato tutto bene, ma in questa emergenza stiamo trattando qualcosa di molto delicato: qui servono molte competenze tecniche e l’appoggio dei medici”, ha concluso Temporelli. “Con le nuove procedure di certificazione viene alleggerita la burocrazia, che a volte è d’intralcio all’innovazione. Ma se saltano le regole, dobbiamo imporcele noi e mantenere il buon senso”.

Questa esperienza ha messo in moto un circolo virtuoso di idee e progetti per sopperire alla mancanza di dispositivi medici. Isinnova, per esempio, sta già lavorando alla stampa 3D di maschere respiratorie di emergenza ispirate da una maschera da snorkeling.