Sta per alzarsi il sipario sull’edizione europea del Vmworld 2015, che avrà luogo dal 12 al 15 ottobre a Barcellona, dove la compagnia da 6 miliardi di dollari di fatturato, che ha costruito la sua fortuna sul concetto di virtualizzazione, presenterà al Vecchio Continente la sua visione del futuro, già mostrata a fine estate nell’evento di San Francisco. E mai come quest’anno trapela, dalle novità presentate e dalle idee in campo, la sensazione di trovarsi a un bivio importante nell’evoluzione dell’IT al servizio del business.

Lo si intuisce già dal tema scelto per la consueta survey commissionata per l’evento, che riguarda il ruolo delle nuove generazioni, quelle dei nativi digitali, il cui sguardo spazia verso nuovi orizzonti e rende obsolete le modalità tradizionali di operare in azienda.
Pur riconosciuto da tutti, l’impatto reale delle competenze digitali sulle attività di business resta però difficile da quantificare. Il 71% dei 5700 dipendenti intervistati in EMEA su questo argomento è comunque convinto che le digital skill potranno migliorare il fatturato delle loro aziende entro i prossimi 5 anni. Quello di cui non tutti sono convinti, è che valga la pena di lasciare queste competenze solo in mano ai più giovani, la cosiddetta generazione Z, nata negli anni novanta, o i prossimi millennials, sulle cui capacità quasi mistiche di interpretare il nuovo mondo si è scritto molto, non sempre a proposito.

Scambi generazionali

Se è accertato che i dipendenti con più di 55 anni costituiscono talvolta un freno ai cambiamenti, e nella survey questo è un dato di fatto per il 21% dei rispondenti italiani, il merito della tecnologia è proprio quello di rimescolare le carte. Gli strumenti di collaborazione e i nuovi modi di lavorare, consentono infatti una distribuzione delle conoscenze e una contaminazione di saperi, che in azienda può avvenire più efficacemente e rapidamente di quanto non si verifichi al di fuori dell’ambiente di lavoro.

il merito della tecnologia è proprio quello di rimescolare le carte e favorire la contaminazione tra esperienze diverse

Così si scopre che più di metà degli ultra-quarantacinquenni vuole imparare a sviluppare applicazioni mobile e che oltre un terzo di chi ha più di 55 anni è interessato allo sviluppo di codice per il web. Si tratta di una volontà di approfondimento di tematiche tecniche tutt’altro che velleitaria, che può portare una visione più ampia anche nelle aree più avanzate e sperimentali di progettazione, che sarebbe miope lasciare ai soli giovani. Il merito di questa tendenza è della forte spinta delle aziende verso l’innovazione e lo sviluppo delle digital skill, tanto che il 62% degli intervistati italiani ritiene fondamentale investire in formazione, mentre il 52% vorrebbe un sistema premiante per chi usa meglio queste competenze. Del resto anche le aziende più innovative, una volta decollate grazie a idee fresche e dirompenti, affidano ruoli chiave a manager di esperienza e con i capelli bianchi.

I container semplificano il cloud enterprise

La nuvola per VMware è ibrida. Le soluzioni sviluppate dalla company di Silicon Valley vogliono costituire un ponte tra le applicazioni on premises e i servizi esterni, con l’idea di consentire un passaggio fluido e senza soluzione di continuità in entrambe le direzioni.

In quest’ottica diventa fondamentale la standardizzazione delle procedure supportata dal concetto di container, che sta diffondendosi in ambienti enterprise, specie laddove sia necessario dialogare con hosting provider.

Tra le novità presentate quest’anno da VMware va in questa direzione vSphere Integrated Containers che include Project Bonneville, Photon OS e Instant Clone, per una gestione completa di un ecosistema di container per il deployment di applicazioni cloud-native, capace di integrarsi e dialogare con soluzioni quali CoreOS, Tectronic e Docker.
Project Bonneville è l’elemento chiave della nuova piattaforma. Avvia ciascun container in una macchina virtuale, garantendone isolamento e sicurezza. Inoltre consente di usare VCenter Server per visualizzare e gestire i container senza dover adottare altri strumenti. Photon OS è invece il sistema operativo, basato su un kernel linux minimale, che costituisce la base su cui avviare il sistema di container.

Un data center iper-convergente

Vmware presenterà a Barcellona anche la nuova versione del suo rack integrato, preconfigurato e assemblato, che svolge le funzioni di data center totalmente software-defined.
Il nome è Evo Sddc e in Europa dovrebbe essere commercializzato esclusivamente da Dell, anche se in una seconda fase potrà essere acquistato direttamente da VMware.
La parte storage comprende invece la versione 6.1 della Virtual San, più efficiente nel recupero da disastri, con un RPO (Recovery Point Objective), ovvero il tempo massimo tra un backup e il successivo punto di ripristino, ridotto a 5 minuti.

Con Project A², più fiducia in Windows 10

La presenza inaspettata di Microsoft era già stata registrata all’evento Apple di settembre, e si è verificata anche a San Francisco. Sul palco del VMworld è infatti comparso un vice presidente venuto da Redmond per mostrare come, grazie all’offerta desktop di VMware, si possano far girare applicazioni Windows, in ambiti che normalmente non le accetterebbero, oppure si può far andare un gioco MsDos vecchio di vent’anni in mezzo alla rutilante interfaccia di Windows 10. La piattaforma VMware per desktop, end user computing e business mobility, sta infatti abbracciando in modo inusuale, dopo un lungo periodo di competizione tra le due aziende, il nuovo sistema operativo Microsoft, al quale si riconosce una leggerezza e una versatilità sconosciute alle edizioni precedenti.

In ballo ci sono le promesse scaturite dai risultati dell’annuale Business Mobility Report, secondo cui il 61% delle aziende ha in programma la trasformazione dal tradizionale modello client-server verso una gestione totalmente mobile delle postazioni di lavoro.
Al centro di questa trasformazione potrebbe esserci in molti casi la migrazione a Windows 10, che sembra avere finalmente le carte in regola per invogliare le aziende. Per accelerarne l’adozione VMware punta su Project A², concentrandosi sulla gestione delle applicazioni piuttosto che sull’endpoint. Il nuovo modello di Enterprise mobile management permette di migrare le applicazioni fisiche sulla piattaforma mobile-cloud di Windows 10, per poi effettuarne il deployment su tutti i dispositivi, secondo le necessità dell’IT.