Open Source in azienda

Nel senso più ampio del termine l’open source è un modello di sviluppo in cui le informazioni necessarie a generare un prodotto sono disponibili a chiunque e cedute con una licenza che ne permette la modifica arbitraria e quindi, si suppone, il miglioramento progressivo del prodotto stesso da parte della comunità degli utenti con adeguate capacità tecniche.

Il termine è usato quasi sempre in relazione allo sviluppo software: in questo caso il software open source è un applicativo il cui codice sorgente è liberamente consultabile e modificabile da qualsiasi sviluppatore.

Questo non significa necessariamente che il software open source sia anche gratuito per chiunque. A seconda della licenza che lo accompagna, il codice sorgente può essere rilasciato dallo sviluppatore solo a scopo di ispezione (frequente nell’ambito dei software di crittografia per esempio), per favorire l’integrazione con altri software aziendali, a scopo di studio e ricerca ma non per utilizzi commerciali.

Quando il software è accompagnato da una licenza open source generica, che consente accesso, modifica e ridistribuzione alle stesse condizioni dell’originale, siamo in presenza di software libero e gratuito (Free Open Source Software, FOSS).

Non è comunque infrequente che aziende e sviluppatori che distribuiscono software libero e open source richiedano un pagamento. In questo caso non si sta acquistando la licenza, ma il lavoro di integrazione con gli altri software aziendali, consulenza e formazione, la messa in opera, la manutenzione e gli aggiornamenti. Si pagano cioè i servizi correlati, e non il software stesso.

Crescita dell’open source in azienda

Il modello dell’open source nello sviluppo software esiste quasi da sempre, su base volontaria, ma è stato formalizzato alla fine degli anni Novanta con la nascita della Open Source Initiative e la crescita della Free Software Foundation.

Il software open source ha tradizionalmente avuto una diffusione limitata tra il pubblico consumer ma molto marcata fra i tecnici e gli sviluppatori, a partire dal suo esponente principale che è il sistema operativo Linux. Negli anni altri programmi open source hanno raggiunto una grande notorietà – dal pacchetto OpenOffice.org (che ha dato origine al più moderno LibreOffice) al web server Apache, dal browser Firefox all’application server JBoss.

In questi ultimi anni la grande diffusione delle applicazioni web, della virtualizzazione e del modello cloud ha portato l’open source in primissima linea perché molti componenti software indispensabili in questi ambiti sono prodotti open source.

Negli ultimi anni sono state introdotte nella pubblica amministrazione delle linee guida per l’adozione del software open source, facendolo preferire a soluzioni proprietarie. La cosa ha numerosi vantaggi e qualche svantaggio (leggi: Open Source nella PA: rischi e opportunità), ma in alcuni casi il risparmio economico dell’adozione dell’open source è stato minore di quanto atteso.

Contributi open source dalle aziende

Ultimamente, molte aziende che inizialmente si sono limitate a usare software, hanno cominciato a contribuire al loro sviluppo rilasciando al pubblico modifiche, bug fix e aggiornamenti sviluppati internamente. La tendenza è senz’altro interessante, e unica garanzia dello sviluppo ulteriore del software che si utilizza, ma non sempre le aziende valutano tutte le conseguenze di questa pratica, né tutte le implicazioni delle licenze sotto le quali stanno distribuendo il proprio codice.

È bene ricordare che non è obbligatorio rilasciare pubblicamente tutte le modifiche effettuate a un software libero e open source: fintanto che ci si limita a usarlo in azienda, e non lo si ridistribuisce o rivende con una licenza differente (questa sì, pratica vietata da quasi tutte le licenze open source), si sta comunque operando nei rispetto della licenza. Come abbiamo spiegato in questo articolo, i CIO delle aziende che contribuiscono a progetti open source, dovrebbero chiarire tutte le conseguenze e stabilire delle policy per i propri sviluppatori.

Hardware Open Source

Da qualche tempo il modello open source si è affermato anche nell’hardware con il successo del fenomeno Arduino. L’azienda nata in Italia ha progettato piccole schede elettroniche programmabili anche da non esperti con un linguaggio di scripting e ha ceduto gli schemi di progettazione con una licenza open source, dando così il via a un mercato di prodotti compatibili che ha poi convolto anche aziende più note come Intel e Microsoft.

Il modello dell’open source hardware è stato seguito anche da altri nella progettazione di veri e propri micro-computer basati su Linux, come Raspberry Pi e BeagleBone.

Un altra categoria hardware in cui l’uso dell’open source è molto diffuso, anche se limitatamente al firmware, è quello delle appliance di rete. Qui per esempio sono disponibili alcuni router/firewall open source che è possibile installare su PC, cloud o in alcuni casi modelli di router e firewall in commercio, in alternativa al firmware fornito dalla casa.

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