Come da consuetudine, Oracle Italia ha incontrato la stampa per un aggiornamento sull’andamento dell’azienda, sulla visione strategica e sugli ambiti in cui intende concentrarsi nel prossimo futuro.

Seguendo il solco tracciato da Larry Ellison nell’edizione 2015 dell’Oracle Open World, l’azienda continua a spostarsi sempre più distintamente sul piano del cloud, con una strategia incentrata su tre pilastri: Innovazione tecnologica, Business Process Innovation e Customers success, che il Country Leader Fabio Spoletini ha illustrato in dettaglio.

1. Innovazione tecnologica

“Stiamo guardando avanti per costruire le soluzioni del futuro, introducendo fortemente il concetto di ‘autonomous‘ che sarà sempre più il tema caratterizzante”, afferma Spoletini. In un’era digitale in cui cresce la complessità, Oracle sta introducendo funzionalità software per gestire il software, con l’intenzione di accelerare e semplificare l’adozione di tecnologie dirompenti, grazie all’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. “Se si pensa a quello che può fare un umano in dieci secondi, e quello che può fare un computer nello stesso tempo, si capisce la necessità di automatizzare la gestione dell’IT”, fa notare Spoletini.

Nel concreto, Oracle ha nelle scorse settimane reso effettivamente disponibile l’Autonomous Database in ambito Data Warehouse. Il sistema è in grado di ottimizzare, fare self-patching e self-driving, applicare policy di sicurezza relative elle nuove patch.

Servirà ancora qualche mese prima che l’Autonomous Database venga reso disponibile anche in ambito transazionale, terreno più spinoso in cui non sempre il comportamento dell’applicativo è prevedibile. Il concetto di Autonomous IT non si limiterà al database, ma sarà esteso a tutto lo stack cloud, agli analytics e ai big data.

Fabio Spoletini, Country Leader and Vice President Technology Sales di Oracle Italia

Fabio Spoletini, Country Leader
and Vice President Technology Sales di Oracle Italia

Per Spoletini, il vantaggio di Oracle nell’implementare soluzioni autonome risiede nell’enorme mole di dati sul comportamento delle applicazioni di cui l’azienda dispone, grazie alla lunga storia e ai molti casi aziendali seguiti. “Solo con una grande mole di dati pertinenti gli algoritmi di IA possono funzionare in modo credibile”, sottolinea.

Tra le diverse architetture del cloud, Oracle si concentrerà sempre più sul Platform as a Service, approccio che – secondo l’azienda – può consentire un’efficienza operativa del 65% rispetto a infrastruttura e applicativi on-premises, contro un miglioramento dell’8% derivante dall’adozione di un cloud IaaS.

La strada sembra quindi quella di utilizzare sia i data center realizzati e in via di realizzazione, sia le infrastrutture installate presso i clienti in modalità “Cloud at customer”, per offrire un servizio gestito sempre più direttamente.

Per Spoletini, infine, “il concetto di Autonomous Computing non deve riguardare solo il reparto IT, ma incidendo su sicurezza, efficienza e costi operativi, deve interessare molto da vicino anche CFO e CEO”.

2. Business Process Innovation

Nel settore SaaS, e grazie all’esperienza consolidata sul campo, Oracle sta introducendo elementi di Artificial Intelligence, con processi di business già mappati su algoritmi in ambito procurement, recruitment, HR e marketing. Per Spoletini, “il tutto deve essere mirato a una disponibilità dei dati in tempo reale per permettere ai clienti di prendere decisioni migliori e con l’obiettivo di abilitare le aziende a diventare data-driven company”.

Spoletini sottolinea però che per approcciarsi correttamente al cloud, specialmente in ambito SaaS e PaaS, le aziende devono essere disposte a scendere a compromessi per quanto riguarda la customizzazione delle applicazioni e la scelta di soluzioni basate su architetture e infrastrutture troppo diverse tra loro.

Con troppe customizzazioni della piattaforma, il rischio è quello di rendere più difficile e lenta l’applicazione di patch e nuove funzionalità che periodicamente il cloud provider rende disponibili; utilizzando per le diverse applicazioni soluzioni di diversi provider, si generano latenze e possibili duplicazioni dei dati.

Secondo Spoletini, se si approccia il cloud con la tradizionale impostazione che ha dominato l’on-premise per decenni, e cioè quella di scegliere per ogni applicazione (ERP, HR, CRM, database…) la soluzione migliore (best of breed), si rischia di riprodurre una situazione a silos compartimentati, aggravata dall’uso di molteplici piattaforme cloud.

Ferma restando la possibilità di creare infrastrutture simili anche con gli strumenti Oracle, Spoletini suggerisce di scegliere il meglio per le applicazioni strategiche (Oracle ha 23 soluzioni nei leading quadrant di Gartner), e accontentarsi di soluzioni che siano “buone abbastanza” per le altre applicazioni, ma che insistano sulla stessa infrastruttura cloud e sulla stessa base dati, in modo da poter realizzare soluzioni end-to-end.

Una risposta quindi in controtendenza rispetto a un approccio multi-cloud proposto soprattutto da system integrator e aziende che forniscono soluzioni di virtualizzazione e orchestrazione delle risorse.

3. Customer Success

Con i clienti che comprendono questa strategia per il cloud, fatta di poche personalizzazioni, partenze veloci (“non ci interessa più imbarcarci in progetti che richiedono due anni di lavoro”) e aggiornamenti rapidi e continui, Oracle è sempre più disponibile a lavorare insieme al cliente, allocando anche risorse e sviluppatori centrali, assumendosi in prima persona la responsabilità del successo dei propri clienti e i rischi, riconosciuti contrattualmente, della riuscita dei progetti di migrazione al cloud.

“Il mercato del cloud rende facile ai provider offrire un servizio globale, anche senza una rete di assistenza altrettanto capillare. Noi abbiamo invece una struttura di servizi in grado di garantire la realizzazione di soluzioni end-to-end”, afferma Spoletini.

Un caso recente in cui gli sviluppatori della sede centrale di Oracle hanno lavorato a stretto contatto con un cliente italiano è quello di Cabel, che per prima in Italia ha reso disponibili i software di core banking di Oracle.

Nel campo della customer experience, Pirelli ha rivisto grazie alle soluzioni Oracle tutti i suoi processi di business, anche in questo caso lavorando con sviluppatori presi da centri di eccellenza sparsi per il mondo.

In una situazione in cui le applicazioni devono essere adottate con poche customizzazioni, in cui le modifiche importanti vengono fatte direttamente dagli sviluppatori centrali, e Oracle fornisce un supporto diretto che si pone come obiettivo il successo del cliente, sembra restringersi lo spazio di manovra per system integrator e partner a valore.

Secondo Spoletini, “questo non è un probleSpostamento verso il cloud, innovazione dei processi di business e il successo del cliente come obiettivo: questi i tre pilastri della strategia Oraclema di Oracle, ma un problema del Cloud. Le opportunità sono tante, e la specializzazione sulle industry viene sempre più premiata. Oggi è sempre più necessario conoscere a fondo il cliente e il prodotto, e muoversi secondo i principi della True Cloud Methodology proposta da Oracle”.