L’Italia è l’unico paese europeo in cui vale (dallo scorso gennaio) l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, e il bilancio dei primi sei mesi è di circa un miliardo di fatture elettroniche – il dato ufficiale è 854 milioni di fatture al 6 giugno – , emesse da 3,2 milioni di partite IVA (cioè il 64% delle imprese italiane), e rivolte per il 54% ad altre imprese, per il 44% a privati, e per il 2% a enti pubblici. Il settore più attivo è il commercio all’ingrosso e al dettaglio (28% delle fatture elettroniche), seguito dalle utility (19%, ben il 97% delle utility italiane ha mandato almeno una fattura elettronica), e dalle imprese di servizi (17%).

Dopo tante statistiche sull’arretratezza dell’Italia nell’innovazione tecnologica, quindi, queste della fatturazione elettronica evidenziano invece un primato a livello europeo. E diversi segnali spingono l’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano, che ha presentato il suo report 2019 pochi giorni fa, a parlare di bilancio positivo per questi sei mesi.

In 2 mesi emerse frodi per 688 milioni

Uno è appunto il volume delle fatture elettroniche emesse: l’Osservatorio stima che a fine 2019 arriveranno a 2 miliardi. Un altro è quell’8% di imprese (circa 400mila) che ha aderito alla fatturazione elettronica senza esserne tenuta per legge: l’obbligo infatti riguarda circa 2,8 milioni di imprese. Un terzo è il continuo calo delle fatture elettroniche scartate dal Sistema di Interscambio (SdI), la piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate che verifica e smista le fatture: la percentuale di scarto è scesa dal 7% dei primi giorni di gennaio al 3% medio, ma nelle ultime settimane è ormai al 2%. Un terzo segnale sono i 688 milioni di euro di falsi crediti intercettati dall’Agenzia delle Entrate nei primi due mesi del 2019 – che senza la fatturazione elettronica si sarebbero tradotti in evasione fiscale – e l’aumento del gettito IVA del 5% (circa 1,6 miliardi) del primo trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018.

La lotta all’evasione IVA è uno dei motivi principali dell’obbligo di fatturazione elettronica, oltre alla semplificazione amministrativa e fiscale – in cui ci sono già stati passi avanti, per esempio l’abolizione dello spesometro e del protocollo IVA per le fatture -, alla spinta alla digitalizzazione delle imprese, e all’aumento dell’attrattività dell’Italia come mercato”, ha spiegato Claudio Rorato, Direttore dell’Osservatorio. “Secondo l’Agenzia delle Entrate in Italia l’evasione IVA vale 40 miliardi, ma 25 sono recuperabili, perché dovuti a omessi versamenti, evasione senza consenso, truffe e frodi”.

Fatture elettroniche, i benefici in Italia

Ma le aziende italiane cosa pensano, dopo aver sperimentato per 6 mesi la fatturazione elettronica?

Secondo un’indagine dell’Osservatorio il 53% ha riscontrato benefici nel ciclo passivo, e cioè velocizzazione nella registrazione delle fatture in entrata, e snellimenti nella verifica e nell’approvazione dei relativi pagamenti. Il 31% invece non segnala impatti, e il 16% addirittura dichiara effetti negativi: rallentamenti delle procedure, aumento dei tempi di pagamento, e riconciliazioni dei pagamenti più lente. Meno sentiti invece i benefici sul ciclo attivo, anche perché questo processo è storicamente molto più informatizzato. Qui i vantaggi (rilevati solo dal 29% delle imprese) sono di riduzione dei tempi di pagamento e di riconciliazione dei pagamenti, mentre il 43% segnala “nessun impatto”, e il 28% impatti negativi.

“Questi dati non devono sorprendere: sei mesi sono pochi, molte aziende si sono mosse in ritardo, e molte stanno mantenendo per vari motivi un doppio flusso, affiancando il formato XML/PA dello SdI a quello già in uso (carta, PDF o EDI, ndr)”, ha detto Rorato.

Inoltre il “meccanismo” si è appena avviato e va ancora perfezionato, e per questo l’Osservatorio propone 10 spunti di miglioramento dell’iter della fatturazione elettronica in tre aree principali: tracciato XML, area Fatture e Corrispettivi, Sistema di Interscambio.

“La fattura è solo un inizio”

Ma il vero punto critico, continua Rorato, è che molti hanno affrontato l’obbligo solo come adempimento, facendo il minimo indispensabile, e invece la fatturazione elettronica va vista come un inizio, come opportunità per ampi miglioramenti organizzativi e gestionali. La possibilità di operare su dati strutturati del ciclo passivo per esempio migliora gestione della tesoreria e controllo di gestione. E facilita la possibilità di ottenere finanziamenti, per esempio dalle piattaforme di Supply Chain Finance. La digitalizzazione di altri processi interni, per esempio il ciclo dell’ordine, migliora l’efficienza. L’integrazione dei dati del ciclo passivo con quelli delle fasi pre-negoziali migliora la gestione e il rating dei fornitori.

Insomma la fatturazione elettronica rivela tutte le sue potenzialità solo in uno scenario di forte digitalizzazione dei processi. Sulla base di questa convinzione, l’Osservatorio ha stimato anche il valore degli scambi in formato elettronico di tutti i documenti del ciclo dell’ordine (eCommerce B2B) tra imprese residenti in Italia, che nel 2018 è stato di 360 miliardi di euro: un dato in crescita del 7% rispetto al 2017, e che rappresenta il 16% del fatturato totale B2B. Ben oltre la metà di questi 360 miliardi è generato da sei filiere: automobilistica (25%), largo consumo (20%), farmaceutico (6%), tessile/abbigliamento (3%), elettrodomestici ed elettronica di consumo (2%), e materiale elettrico (1%).

“Facciamo passi avanti ma non è ancora abbastanza: l’incidenza dell’eCommerce B2B sul fatturato B2B verso l’estero è al 26%, cioè molto superiore al 16% interno, segno che le imprese che esportano hanno una più alta maturità digitale”, ha spiegato Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio.

150mila imprese sono digitali

Le imprese italiane “digitali”, cioè con almeno una soluzione digitale a supporto dell’eCommerce B2B, sono salite a 150mila, crescendo del 15%. Fra queste 16mila sono connesse tramite sistemi EDI (+23% rispetto al 2017) per scambiarsi i principali documenti del ciclo dell’ordine. Documenti scambiati che nel 2018 sono stati 210 milioni, in crescita del 27%: il più frequente è la fattura (55 milioni), seguita da ordine, avviso di spedizione, e conferma d’ordine, mentre la crescita più forte (+50%) è dei documenti logistici.

L’altra forma di integrazione elettronica B2B più diffusa è la Extranet, che però è in calo. L’Osservatorio ne ha censite 372 attive, contro le 470 del 2017. Il 16% supporta anche la fase pre-transazionale (eProcurement), l’8% abilita fasi di eSupply Chain Collaboration (cioè scambi di informazioni di pianificazione, progettazione prodotti, ecc.), mentre solo il 3% copre tutte le fasi della relazione cliente-fornitore (eProcurement, eSupply Chain Execution, eSupply Chain Collaboration). Il settore con più Extranet è il metalmeccanico (13%), seguito da largo consumo (9%), tessile abbigliamento (9%), e automobilistico (8%).

“La tendenza degli ultimi anni è di passare dall’Extranet – che connette un singolo attore con i suoi fornitori o clienti – a soluzioni di tipo “molti a molti”, che collegano tante aziende interessate a sviluppare un determinato business e accedere a un insieme più ampio di clienti o fornitori”, spiega Mangiaracina.

Un esempio sono le piattaforme cloud specializzate sui processi del ciclo dell’ordine, un altro sono i Marketplace B2B. L’Osservatorio ne ha censiti 23, che permettono di vendere in Italia prodotti italiani e stranieri. Non tutti gestiscono transazioni: circa il 40% supporta solo attività di lead generation, o funge da vetrina di prodotti (23%). Prevalgono i marketplace multi-settore (65% delle piattaforme censite), che offrono un’ampia varietà di prodotti, dall’alimentare all’elettronica di consumo. I marketplace sono in prevalenza americani (35%) o cinesi (18%), ma l’Osservatorio ne ha individuati anche 7 italiani: due (FruttaWeb e Brandsdistribution) permettono di completare l’acquisto, gli altri 5 abilitano attività di lead generation o funzionano come vetrine per promuovere all’estero il Made in Italy.

Altri approfondimenti dell’Osservatorio infine riguardano l’impatto specifico sulle PMI della fatturazione elettronica, i prossimi sviluppi normativi (ordini elettronici nella sanità, formato europeo della fattura elettronica), le forme di pagamento nelle transazioni elettroniche B2B, e due censimenti sulle applicazioni di AI e di Blockchain in ambito supply chain. Su alcuni di questi torneremo con prossimi articoli.