Dal 1 Gennaio 2019 tutti i titolari di partita IVA dovranno emettere e ricevere fatture solo in formato elettronico, utilizzando un software in grado di generare file compatibili con i sistemi usati da commercialisti e dall’Agenzia delle Entrate. L’obbligo sarebbe dovuto scattare già lo scorso luglio, limitatamente all’acquisto di carburanti, ma è slittato a gennaio 2019 grazie al decreto legge 79/2018 pubblicato in extremis sulla Gazzetta Ufficiale.

Lo spostamento ha evitato che si verificasse, ad appena un mese o poco più dal caos seguito all’entrata in vigore della normativa GDPR, un secondo disastro burocratico-tecnologico – con conseguenze potenziali molto più gravi. Così come successo con la normativa sulla gestione dei dati, infatti, anche per la fatturazione elettronica numerose aziende sono in drammatico ritardo. E questo nonostante vari sondaggi indichino un buon livello di preparazione delle aziende italiane.

Il fatto è che quando parliamo di “aziende italiane”, ci riferiamo a un universo fatto di meno di 5.000 grandi aziende e oltre due milioni di PMI, per non parlare delle imprese individuali meglio note come partite IVA, anch’esse coinvolte, che sono 3,2 milioni. Quindi, è vero che i dati dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica ed eCommerce B2B del Politecnico di Milano indicano che solo il 5% delle grandi imprese e il 9% delle PMI non hanno ancora deciso come organizzarsi per adempiere gli obblighi normativi della fattura elettronica. Ma è anche vero che il 9% di oltre due milioni di entità equivalgono a ben 200 mila aziende che ancora non hanno fatto una scelta. E, abbiamo scoperto qualche settimana fa, parecchie di queste sono distributori di benzina.

Proroga della fattura elettronica: a che punto siamo

La proroga ha dunque evitato un potenziale disastro, ma non ha lasciato le cose esattamente come prima. Tanto per cominciare, la proroga riguarda esclusivamente il comparto della vendita al dettaglio dei carburanti per autotrazione. Quindi, per l’altro comparto che dal primo luglio doveva obbligatoriamente passare alla fattura elettronica, ovvero quello dei subappalti per enti pubblici, non c’è stata nessuna variazione dei tempi, e la normativa è entrata definitivamente in vigore.

Tornando ai carburanti, la proroga riguarda in modo specifico la vendita al consumatore finale, il che significa che la vendita all’ingrosso alla pompa di benzina passa anch’essa sotto il nuovo regime elettronico.

Come si pagheranno quindi i carburanti al dettaglio? Di fatto, la proroga ha fatto sì che si crei una sorta di regime di doppio binario, o, potremmo dire, di prova controllata. In pratica, chi usava le schede carburante potrà continuare a farlo, e chi si fornisce da una pompa che è in grado di emettere fatture elettroniche potrà richiedere di passare al muovo metodo.

Il decreto legge stabilisce anche una sorta di “moratoria” sulle sanzioni, per cui in caso di errori formali o dovuti a errata interpretazione delle norme non ci saranno conseguenze amministrative. Infine, esiste una terza alternativa: il pagamento con strumenti tracciabili. Infatti, tutte le norme che si riferiscono alla deducibilità del costo del carburante e alla detraibilità dell’IVA relativa sono state confermate dal decreto, con l’avvertenza, però, che i mezzi di pagamento devono essere tracciabili.

Di fatto, è ammesso il pagamento con carte di credito, carte di debito e prepagate emesse da operatori finanziari. Questo significa in parole povere che chi vuole abbandonare la scheda carburante può farlo fin da subito, anche se il distributore di benzina dove si rifornisce non è ancora in grado di emettere fattura elettronica: basta che, per pagare il carburante, si usi un mezzo tracciabile. Ai fini della certificazione fiscale potranno quindi essere usate le ricevute e gli estratti conto bancari.

La situazione in Europa

Nonostante questa battuta d’arresto sulla strada dell’adozione generalizzata, resta il fatto che l’Italia è, per una volta, leader in Europa riguardo l’adozione della nuova tecnologia della fatturazione elettronica. I maligni osserveranno che, quando si tratta di tenere sotto controllo i contribuenti, il nostro fisco non è secondo a nessuno. Ma del resto la fattura elettronica è nata esattamente con quella finalità fondamentale: rendere pressoché impossibile l’evasione fiscale.

Comunque, secondo i dati forniti dall’Osservatorio sulla Fatturazione Elettronica del PoliMI, gli altri Paesi dell’Unione sono indietro rispetto a noi. Ci sono Paesi hanno introdotto l’obbligo solo verso la pubblica amministrazione, alcuni solo parzialmente (la Francia, per esempio, l’ha fatto solo per le grandi aziende), altri in modo completo (Austria, Danimarca, Spagna). Ma l’Italia è la prima che ha introdotto l’obbligo non solo per il B2G (business to government), ma anche per il B2B. Siamo tanto in anticipo che, per applicare la normativa, abbiamo dovuto chiedere una deroga.

I vantaggi della fattura elettronica

Assodato che la fatturazione elettronica è nata ed è stata imposta per motivi strettamente legati al controllo fiscale, c’è da dire che essa costituisce anche una formidabile occasione per razionalizzare tutta una serie di processi aziendali, snellendo la complessità degli iter burocratici e ottenendo riduzioni di costi anche significative.

Il problema è che molte aziende non si sono ancora rese conto delle potenzialità, in termini di efficienza e risparmio, della nuova procedura. Il procedimento di fatturazione elettronica, infatti, non coinvolge esclusivamente l’amministrazione, ma ha a che fare con vari settori aziendali ed è un processo molto invasivo. Coinvolge, per esempio, tutta la supply chain e quindi costringe in un certo senso a ripensare il rapporto con i propri fornitori e i propri clienti.

Per quanto riguarda i risparmi ottenibili, basti pensare, per esempio, che i costi di trattamento della fattura tradizionale (in forma cartacea o sotto forma di file – pdf o similare) sono sensibilmente più alti di quelli di una fattura elettronica. Anche la conservazione dei documenti diventa molto più rapida ed economica: non c’è più bisogno di fare la scansione di documenti, fare OCR, o memorizzare enormi file di immagine, con ovvi risparmi in termini di tempi di trattamento e costi di magazzinaggio/memorizzazione.

Grazie alla fatturazione elettronica sarà possibile procedere alla semplificazione dei registri e delle dichiarazioni IVA, ridurre la quantità di documenti cartacei circolanti, velocizzare le procedure e ottenere maggiore precisione nelle dichiarazioni IVA. Aziende che hanno già adottato la nuova fatturazione, come per esempio Pirelli, sono arrivate al break-even costi/benefici in meno di un anno, e stanno quindi già risparmiando. Niente male, per quella che doveva essere “solo” una normativa di controllo fiscale.