Soltanto 5 anni fa, quando la prima ondata del cloud computing si era già affermata in Italia, la convinzione diffusa era che l’ultimo “baluardo” dell’on-premise sarebbero stati i sistemi ERP delle aziende manifatturiere, soprattutto le PMI. Poi la pandemia ha accelerato la trasformazione digitale, e anche quest’ultimo baluardo sta cedendo. I sistemi precedenti non reggono più di fronte alle esigenze di business interne (integrazione ed efficienza dei processi) e verso l’esterno (gestione delle interazioni con fornitori e clienti), e le risorse interne non bastano per gestire le infrastrutture e proteggere dati e informazioni.

Molte imprese manifatturiere italiane stanno quindi mettendo in cloud anche i loro sistemi più mission critical. Dopo quelle più grandi, ora tocca alle cosiddette “multinazionali tascabili”, spesso a conduzione familiare, spesso tra i leader mondiali nei loro segmenti di mercato, anche se con fatturati di “poche” centinaia di milioni di euro.

Giuseppe Bava, amministratore delegato di BCS Group

Giuseppe Bava, amministratore delegato, BCS Group

Un esempio tipico è BCS, che produce trattori e falciatrici per l’agricoltura, gruppi elettrogeni e saldatrici mobili: 150 milioni di fatturato, 4 stabilimenti (uno in India), e filiali in tutti i principali paesi europei. Tipico anche per come tutto è iniziato: un piccolo progetto pilota il cui successo ha facilitato la grande decisione.

In BCS infatti nell’immediato post-covid gli stabilimenti sono andati in sofferenza per le difficoltà di approvvigionamento e pianificazione della produzione vissute da tante altre imprese manifatturiere. Per questo l’azienda ha sviluppato con l’aiuto di un system integrator (Altea Up) una web app di controllo di fabbrica su piattaforma SAP, con tracciabilità dell’avanzamento delle lavorazioni, ma anche di disponibilità dei materiali, controlli qualità e riprogrammazioni nei vari punti del processo. Web app i cui benefici hanno convinto l’azienda ad adottare SAP S/4Hana in Cloud: ne abbiamo parlato con Giuseppe Bava, AD di BCS Group.

Può raccontare in poche parole chi è BCS?

Proprio quest’anno l’azienda compie 80 anni. Il marchio BCS è sinonimo di motofalciatrici semoventi. Ha rivoluzionato questo settore nell’immediato dopoguerra, con la meccanizzazione e automazione del taglio e raccolta nei campi. Poi nel tempo anche con acquisizioni ha ampliato l’attività e ora oltre al business agricolo, dove produciamo anche motocoltivatori e trattori, c’è anche il business industriale, con generatori di corrente e motosaldatrici.

Siamo una classica media impresa manifatturiera italiana. Abbiamo circa 900 dipendenti, di cui 700 in Italia. I quattro stabilimenti sono dedicati alle singole famiglie di prodotto, sia in termini di operation che di ricerca e sviluppo e assistenza tecnica. Ad Abbiategrasso produciamo motocoltivatori, motofalciatrici, tosaerba professionali e attrezzature per la fienagione. A Luzzara trattori specializzati per vigneti e frutteti, che sono reversibili nel posto guida: solo due aziende nel mondo fanno questo tipo di trattori, entrambe italiane. A Cusago gruppi elettrogeni e motosaldatrici, in India macchinari specifici per quel mercato. Tutto questo fa capo a un’unica società, che ha sede centrale ad Abbiategrasso.

Come è nata l’idea di investire in un ERP in Cloud?

Abbiamo dei sistemi su AS400, da molti anni in azienda è sentita l’esigenza di un sistema ERP integrato, ma il progetto è stato più volte rimandato per diverse ragioni. Poi circa 2 anni fa c’è stata la decisione definitiva di attuare la trasformazione digitale dell’azienda, e dopo una lunga analisi la scelta è caduta su SAP. L’obiettivo primario è introdurre in tutti i processi aziendali delle best practice, e quindi efficienza, attraverso strumenti evoluti e innovativi.

BCS FienagioneLa scelta dell’ERP in Cloud è forse la sfida più grande: in BCS ha superato una serie di perplessità, grazie all’opportunità di poter sfruttare l’evoluzione continua della tecnologia, come quella che da consumatori vediamo negli smartphone, estendendola ai processi aziendali e alle applicazioni. L’azienda evolve continuamente e così le sue necessità, e c’è l’esigenza di avere a disposizione sempre le applicazioni migliori e più aggiornate, le interfacce e integrazioni con clienti e fornitori più evolute e moderne.

Questo investimento ci può permettere una trasformazione non solo all’interno dell’azienda, ma anche – creando vantaggio competitivo – nel rapporto con i clienti e i fornitori, la cui importanza si è vista in questi due anni drammatici per tutte le supply chain. Pensiamo che creare ecosistemi efficienti con clienti e fornitori sia uno dei principali obiettivi di questi progetti di trasformazione digitale. Noi in particolare per la parte agricola abbiamo una rete distributiva di concessionari che sono aziende medio piccole, spesso familiari, ma desiderose di evolvere. Possiamo dare un contributo importante per farli crescere.

Nella scelta ha contato anche la forte presenza di SAP nel manifatturiero?

Sicuramente ha contato il radicamento di SAP in situazioni come la nostra di manifatturiero a forte integrazione verticale. C’è un flusso intenso e continuo di informazioni tra i nostri stabilimenti, e speriamo di acquisire un controllo just in time di questo flusso.

Per far emergere possibili criticità e scogli, e prevenirli, siamo andati a incontrare alcune aziende con progetti in corso, o sistemi già in uso, tra cui un nostro fornitore.

Quali componenti del sistema ERP avete adottato?

Il pacchetto completo S/4Hana in Cloud con l’offerta Rise with SAP (ne abbiamo parlato qui e qui, ndr), e poi il pacchetto CX, che contiene CRM ed e-commerce, in modo da automatizzare tutto il processo dalla configurazione del prodotto – soprattutto i trattori – alla quotazione. Anche questa è una sfida: di solito i moduli si adottano gradualmente, noi abbiamo scelto di intervenire su tutti i processi dell’azienda.

Su quale cloud si appoggia il sistema?

Su Amazon Web Services, i servizi della region italiana. Vogliamo le migliori garanzie, anche di sicurezza: oggi questo è un grandissimo tema, tra rischi di truffe e di attacchi. Speriamo che metterci nelle mani di organizzazioni specializzate su queste cose sia il miglior modo di proteggerci e migliorare i livelli di business continuity.

A che punto siete del progetto?

È in corso l’implementazione: il go live è previsto per l’1 settembre, cioè l’inizio dell’anno fiscale di BCS, perché tradizionalmente seguiamo la stagionalità dell’anno agricolo. Abbiamo superato una fase molto critica, la migrazione dei dati.

Abbiamo cercato di dare accesso il prima possibile al sistema a quelli che saranno i suoi utenti quotidiani, per coinvolgere, creare un’aspettativa, e fare emergere il prima possibile eventuali problematiche. Da questo punto di vista i prossimi 2-3 mesi saranno i più critici.

Quanto ha investito BCS in questo progetto?

A monte abbiamo dovuto investire nel rinnovamento dell’architettura hardware e di rete per ottimizzare la connettività. E poi abbiamo selezionato attentamente i dati da migrare per limitare i costi del cloud. Il costo del sistema in cloud ci preoccupa, può sfuggire di mano. Anche qui abbiamo l’esempio dello smartphone, dove se ci si abbona a molti servizi, musica, sport, film, si finisce per pagare centinaia di euro al mese.

Al progetto sta lavorando un team interno BCS di 4 persone, più un buon numero di specialisti che Altea ha messo a disposizione, sia a livello centrale che negli stabilimenti. Ci siamo limitati a questo, senza ulteriori supporti delle grandi società di consulenza. Ci consideriamo una realtà di midmarket manifatturiero, abbiamo l’esigenza di fare progetti di questa portata, ma non possiamo permetterci i costi della consulenza strategica.

È un problema generale secondo lei?

In Italia ci sono circa 6000 aziende tra 10 e 500 milioni di fatturato, di cui il 60-70% è privato. È l’ossatura del tessuto manifatturiero italiano, realtà quasi tutte in crescita, anche all’estero, ma non possono spendere milioni di euro di consulenza. Già con i costi attuali questo progetto per noi è molto oneroso, per le licenze e la manutenzione nel tempo, ma anche per l’implementazione. Quindi abbiamo cercato di gestire i costi in modo oculato, spendendo lo stretto necessario e sperando sia la scelta giusta. Per esempio abbiamo limitato al minimo le personalizzazioni. Quando il sistema sarà in produzione e lo conosceremo bene, decideremo eventuali altri interventi.

In quali aree vi aspettate i maggiori benefici?

Prima di tutto nell’interfaccia con il cliente. Poi nella parte di amministrazione e controllo, grazie anche alla standardizzazione del sistema. Finita l’implementazione qui in sede, entro marzo porteremo su SAP il Portogallo e la Spagna, a seguire la Francia, ed entro fine anno la Germania. L’ultima sarà l’India, dove c’è uno stabilimento con un centinaio di persone che ha già SAP BusinessOne: la porteremo entro SAP4/Hana nel 2025.

BCS Motofalciatrice caso SAPMI aspetto moltissimo in termini di supply chain e riduzione dei magazzini. Essendo fortemente integrati verticalmente, al momento paghiamo lo scotto di avere alte giacenze, materie prime, WIP: in quest’area abbiamo una delle aspettative più alte di ritorno dell’investimento.

Anche nella parte di analytics e reportistica ci aspettiamo tempi più brevi e affidabilità, cosa che cominciamo già a vedere, grazie alla qualità del dato richiesta dal sistema. Al momento siamo lenti, arriviamo alla chiusura del mese intorno al 20-25 del mese successivo.

In generale penso che avere un sistema integrato ci porterà grandi efficienze nei processi interni, dove l’effetto sarà più immediato, e poi verso i fornitori e i clienti. C’è grande entusiasmo e voglia di cambiamento, ma si percepisce che la trasformazione sarà radicale: sappiamo per esempio che per sfruttare appieno questo strumento dovremo inserire dei nuovi talenti, soprattutto specialisti dei moduli di interfaccia con i clienti.

Avete già un’idea di eventuali ulteriori sviluppi del sistema?

Non siamo ancora entrati in queste valutazioni. Spero di non dover fare troppi investimenti in software per applicazioni specifiche. Ci interessa prima di tutto esplorare tutte le opportunità che CX apre rispetto all’ERP, in termini di azioni di marketing, commerciali, data analytics.