Resilienza: questa la parola chiave che nel corso del 2015 caratterizzerà lo sviluppo delle nostre città. Ovvero, per definizione, la capacità di un sistema di adattarsi alle condizioni d’uso e di resistere all’usura, in modo da garantire la disponibilità dei servizi erogati.

In altri termini, la città resiliente è un aggregato urbano che tende automaticamente ad adattarsi ai cambiamenti climatici e ad assorbire gli effetti devastanti dei fenomeni naturali estremi e dell’azione dell’uomo, per mezzo delle innovative piattaforme tecnologiche che, nei progetti delle nostre amministrazioni comunali, nei prossimi mesi andranno a comporre l’architettura della smart city.

Sull’onda del Protocollo Onu sulle Città Resilienti, sottoscritto recentemente a Potenza da 100 Comuni della Basilicata, istituzioni e imprese stanno infatti muovendo passi importanti all’indirizzo di ambienti urbani completamente rinnovati, caratterizzati da livelli massimi di efficienza e di automatizzazione.

Quattro, in particolare, sono i driver di crescita che accompagneranno le città verso il grande appuntamento di Expo 2015: la sostenibilità, attraverso i due macrovettori rappresentati dalla smart mobility e dalla smart grid per l’ottimizzazione dei consumi energetici e la distribuzione efficiente dei flussi elettrici; la connettività, applicata e diffusa nello smart building e nella smart home; la pianificazione, a coordinare l’azione di ogni singolo elemento, inserito nel contesto urbano, secondo i tre criteri organizzativi dei big data, degli open data e della app economy.

E proprio l’economia sembra stia giocando un ruolo da protagonista in vista degli sviluppi prossimi venturi.

Se è vero infatti che il ciclo produttivo non può continuare a deprimersi a oltranza e che una ripartenza dovrà pure avvenire, perché non credere che ciò possa avvenire nell’ambito delle smart city? Ѐ lecito, cioè, ipotizzare che da un uso più razionale e controllato delle risorse derivi la concreta opportunità di una ripartenza degli investimenti e dell’occupazione?

A detta delle istituzioni la risposta è affermativa. Almeno a giudicare dalla ricchezza delle soluzioni e delle formule di finanziamento che il nostro Governo, spesso in accordo con gli organismi comunitari, mette a disposizione delle imprese interessate a partecipare al progetto delle città 2.0.

 

Governo, 250 milioni di possibilità per imprese e start up innovative

 

Si parte con il bando da 250 milioni di euro fresco di pubblicazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, e specificatamente dedicato all’industria sostenibile e alla green economy nazionale.

Destinato ai progetti di startup e a tutte le Pmi che abbiano lo scopo di perseguire obiettivi di crescita verde tramite lo sfruttamento efficiente delle risorse, il bando è stato sviluppato nella cornice del programma Ue Horizon 2020 e prevede, in coerenza con i programmi dell’Agenda Digitale, il finanziamento delle spese comprese tra i 5 e i 40 milioni di euro.

Nel dettaglio, il modello di produzione industriale indicato è finalizzato ad abilitare le tecnologie fondamentali rappresentate dai settori della micro-nanoelettronica, della fotonica, dei processi e degli impianti industriali, delle Tlc, delle tecnologie energetiche e delle costruzioni ecosostenibili.

Entro il prossimo 5 maggio, poi, enti pubblici e imprese private possono aderire alla speciale call del Governo “Smart cities & Smart communities”: 25 milioni di euro per l’implementazione di progetti innovativi relativi alle macro aree costituite dai distretti green a basso consumo energetico; dalle infrastrutture integrate e dalla smart mobility.

Tra gli specifici requisiti indicati dal bando si evidenzia la necessità di realizzare il progetto su larga scala, con il coinvolgimento di un numero minimo di tre città, la replicabilità dei modelli, per la diffusione rapida del know how, e la presenza indispensabile di ricadute per l’occupazione e l’introduzione di nuovi mestieri nel tessuto cittadino.

Un’iniziativa, quella ideata dall’Italia in occasione del semestre europeo recentemente conclusosi, che fa eco all’incubatore INCENSe (Internet Cleantech ENablers Spark) lanciato lo scorso autunno dalla Commissione a Bruxelles per sostenere, con contributi a fondo perduto, tutte le piccole e medie imprese del Vecchio Continente interessate a cimentarsi con le grandi sfide della smart energy e della smart home.