Infor non è uno dei primi nomi che vengono alla mente quando si parla di ERP, ma l’azienda ha nel suo portfolio soluzioni note e consolidate frutto di acquisizioni realizzate tra il 2004 e il 2009, come l’ERP per manifattura discreta Baan (ora Infor LN) o Infor M3, specializzato per il settore della manifattura di processo.

La sensazione, partecipando all’evento europeo per clienti e partner Infor Inspire tenutosi ieri ad Amsterdam, è che probabilmente sentiremo sempre più parlare dell’azienda, che punta ad aggredire il mercato di SAP, Oracle e Microsoft con una strategia basata su una piattaforma comune in cloud, una linea di soluzioni verticali “pronte all’uso” per i più diversi settori industriali e dei servizi, e una suite di prodotti accessori che coprono gran parte dello spettro delle esigenze software delle aziende (CRM, HR, asset management, supply chain, ecommerce, analytics…).

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Pur continuando a vendere soluzioni on-premises o in cloud ma con installazioni personalizzate (single-tenant), Infor sta puntando il suo futuro sul modello Software as a Service e sul cloud multi-tenant. “Non vogliamo creare un sistema che debba essere personalizzato, da noi o system integrator, per ciascuna diversa installazione – afferma il CEO Charles Phillips Può funzionare, ma è molto costoso. Vogliamo offrire ai clienti soluzioni ritagliate ad-hoc per l’industria specifica, e che possano quindi essere utilizzate da subito, con poche personalizzazioni”. Personalizzazioni e integrazioni sono comunque possibili, grazie a un modello modulare basato su uno strato di integrazione (Infor ION) e su API.

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La strategia sta mettendo radici. Infor ha 8.800 clienti per 77 milioni di utenti nel suo cloud, con una crescita del business SaaS del 36% nel 2018, un aumento del 430% delle attività realizzate con i system integrator globali (come Accenture, Capgemini, Deloitte) e gli altri 1.900 partner dell’ecosistema presente in più di 200 paesi.

La costellazione dei prodotti e servizi Infor

Sebbene non ci siano stati annunci di nuovi prodotti, l’evento è stato per il management l’occasione per presentare in Europa alcune delle recenti evoluzioni nel portfolio, che puntano a replicare nei sistemi informativi quelle funzioni e quei processi che esistono nell’organizzazione dell’azienda. Dal nucleo centrale dell’ERP, e sempre sfruttando come base dati Infor Data Lake (che archivia le informazioni su Amazon S3 invece che in un più oneroso database tradizionale), l’offerta si estende al CRM, alla gestione degli asset (con le implicazioni di manutenzione predittiva e gestione del ciclo di vita di flotte, edifici e macchinari), fino alla gestione del capitale umano, con servizi sia per la funzione HR che per l’intera forza lavoro. L’obiettivo è che tutti i dipendenti possano essere utenti dell’ERP per le funzioni di propria competenza. “Le informazioni non devono più essere prerogativa dello  specialista addestrato all’uso dell’ERP, ma devono essere direttamente disponibili a chi ne ha bisogno, nel momento in cui servono”, dice il CTO Soma Somasundaram.

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Per questo, è necessario trasformare le interfacce utente – per esempio con Infor GO, app mobile che permette al dipendente di avere le informazioni e le funzioni necessarie sul suo smartphone – o addirittura usando l’Intelligenza Artificiale di Infor Coleman per eliminare l’interfaccia utente, interrogando l’ERP attraverso un chatbot o con l’assistente personale Amazon Alexa for Business. “Il CEO di un’azienda può avere informazioni sintetiche sullo stato di avanzamento di un progetto o sull’andamento del fatturato semplicemente facendo una domanda, senza bisogno di chiedere report ai collaboratori”, conclude Somasundaram.

Nessuna azienda vive isolata, e una gestione end-to-end delle risorse deve tenere conto dei processi di approvvigionamento e di spedizione dei prodotti finiti. Per questo Infor ha acquisito nel 2015 GT Nexus, piattaforma globale di commercio che permette di integrare i sistemi di fornitori, banche, broker, carrier e altri partner della supply chain nella base dati aziendale, ribattezzata oggi Infor Nexus. La rete di Nexus comprende 65.000 aziende, gestisce affari per più di 1.000 miliardi di dollari.

Infor in Europa e Italia

Infor ha attraversato un processo di strutturazione del proprio business, creando per la prima volta organizzazioni regionali (fino a poco tempo fa, ogni country riportava direttamente alla sede centrale negli USA), sotto la guida di Cormac Watters, Executive Vice President Emea e Asia Pacific. In Europa e Mediterraneo la crescita è sostenuta da 626 assunzioni, venti nuovi partner un migliaio di consulenti in più nello scorso anno. Sul piano della formazione, Education Alliance Program in EMEA ha coinvolto otto università e un Infor Campus in Polonia è aperto a clienti e partner europei. Il dato a cui Watters è più affezionato però è quello dei 500 nuovi clienti acquisiti nel 2018, con ben 480 go-live, a testimonianza della velocità di implementazione dei sistemi Infor.

Il Southern European Vice President Laurent Jacquemain sottolinea l’importanza dell’Europa per Infor (più del 40% del fatturato globale è generato qui), e dell’Italia, che cresce “a doppia cifra”, rispetto a una media globale del 9%, merito di un’offerta particolarmente indicata per le PMI – che grazie al cloud e alle soluzioni micro-verticali preconfezionate – può adottare l’ERP con costi, tempi e complessità inferiori rispetto alle soluzioni SAP, Oracle e Microsoft. Nel mirino di Infor ci sono anche aziende già clienti di ERP tradizionali che stanno arrivando alla fine del ciclo di vita della soluzione, e si stanno vedendo prospettare aggiornamenti piuttosto onerosi alle versioni cloud. “Se siete un’azienda che opera in uno dei settori coperti dalle soluzioni verticali Infor, e particolarmente nei settori manifatturariero, automotive, food and beverage, moda, distribuzione, aerospaziale e difesa, dovreste sicuramente dare un’occhiata a Infor”, afferma Jacquemain.

E nel prossimo futuro si prospetta l’IPO

Negli ultimi anni Infor ha ricevuto dall’equity fund Koch due dei più grandi investimenti singoli nella storia del settore hi-tech (2,5 miliardi di dollari nel 2017 e 1,5 nel 2019). Questi investimenti hanno permesso di integrare le acquisizioni, rafforzare ricerca e sviluppo e organizzare l’offerta globale con più lingue e più territori coperti. L’azienda si sente quindi pronta per affrontare una IPO. A chi teme che – come spesso accade – la collocazione sul mercato limiti la libertà di investimento a lungo termine per ottenere risultati immediati per gli azionisti – Philiips risponde che questa “permetterà invece di reperire liquidità utile a nuove acquisizioni”.