AWS apre ad AHV: Nutanix rafforza il fronte ibrido e ridefinisce gli equilibri post-VMware

AWS ha annunciato il supporto ufficiale del proprio Storage Gateway per AHV, l’hypervisor sviluppato da Nutanix. Una mossa che, dietro la comunicazione tecnica, rivela dinamiche ben più ampie legate al futuro del cloud ibrido, al riposizionamento di Nutanix e alla profonda trasformazione del mercato della virtualizzazione enterprise.
Per AWS, l’operazione è coerente con una linea ormai consolidata. Ogni estensione del Storage Gateway rappresenta infatti un’opportunità per aumentare l’adozione di Amazon S3 come livello di storage nel cloud, anche all’interno di infrastrutture on-premise o ibride. Il gateway, in sostanza, agisce come punto di raccordo tra hypervisor locali e storage object nel cloud pubblico, consentendo alle aziende di mantenere carichi di lavoro in casa senza rinunciare alla scalabilità e alla resilienza dell’infrastruttura AWS.
Dopo VMware ESXi, Microsoft Hyper-V e KVM in ambiente Linux, l’arrivo di AHV era tecnicamente prevedibile, considerando che l’hypervisor di Nutanix è a sua volta basato su KVM. Ridurre la scelta a una semplice affinità tecnologica sarebbe però fuorviante, visto che il contesto di mercato pesa molto di più. Nutanix sta infatti attraversando una fase di rinnovata centralità, alimentata soprattutto dalle incertezze che hanno investito l’ecosistema VMware dopo l’acquisizione da parte di Broadcom.
La decisione del nuovo proprietario di spingere con forza Cloud Foundation come piattaforma unificata per il private cloud, rendendo meno accessibili le soluzioni VMware tradizionali, ha spinto molte aziende a riconsiderare le proprie strategie di virtualizzazione. In questo scenario, Nutanix è diventata rapidamente uno dei nomi più citati quando si parla di alternative credibili e mature.
Non è un caso che i dirigenti Nutanix parlino di un cambiamento qualitativo nel dialogo con i clienti VMware. Se in passato le conversazioni avevano un carattere esplorativo, oggi assumono sempre più spesso i contorni di una valutazione concreta, se non di una vera pianificazione di migrazione. Le previsioni di Gartner, che stimano una possibile perdita del 35% dei workload VMware nei prossimi tre anni, rafforzano l’idea che il mercato stia entrando in una fase di redistribuzione strutturale.
In parallelo, Nutanix ha mostrato una crescente apertura sul fronte storage. Le recenti integrazioni con Pure Storage e, in precedenza, con Dell, testimoniano come, sebbene la piattaforma di software-defined storage proprietaria sia solida e apprezzata, una larga parte della base installata continuerà a utilizzare array esterni, in un approccio orientato alla realtà dei data center enterprise, dove la convivenza di tecnologie diverse è ormai la norma.
È proprio in questa logica che si inserisce l’interesse di AWS. Supportare AHV significa posizionarsi come partner naturale per le architetture Nutanix-based che vogliono estendere o modernizzare lo storage senza stravolgere l’infrastruttura esistente. Significa anche intercettare in anticipo i flussi di crescita di un vendor che potrebbe beneficiare in modo significativo del riposizionamento forzato di molti clienti VMware.
Il risultato è un incastro di interessi ben calibrato. AWS amplia la propria superficie di influenza nel data center ibrido, Nutanix rafforza la propria credibilità come piattaforma aperta e integrabile e le aziende ottengono una nuova opzione concreta per costruire ambienti flessibili, meno vincolati a stack monolitici e più allineati alle esigenze operative e normative contemporanee, incluse quelle legate alla sovranità dei dati e al controllo dei workload.

