Il CEO di OVHcloud prevede aumenti del cloud fino al 10% per colpa della RAM

Negli ultimi mesi, il mercato dell’infrastruttura cloud sta vivendo una pressione crescente sul fronte dei costi, con una dinamica che potrebbe tradursi in aumenti per gli utenti finali già entro la metà del 2026. A lanciare l’ennesimo avvertimento in tal senso è Octave Klaba, CEO di OVH, che con un post su X ha delineato con sorprendente chiarezza una situazione destinata a influenzare l’intero settore del cloud computing. Il nodo, ancora una volta, è la corsa globale all’hardware per l’intelligenza artificiale, un fenomeno che sta alterando gli equilibri produttivi di componenti fondamentali come RAM e storage NVMe.
Secondo Klaba, i prezzi di memoria e SSD sono destinati a crescere sensibilmente entro circa sei mesi. La spiegazione affonda in un cambiamento industriale ormai evidente. per il quale la maggior parte dei produttori di memoria ha riconvertito parte della produzione verso la HBM, la memoria ad alta larghezza di banda utilizzata nelle GPU avanzate e ormai essenziale per i carichi di lavoro IA.
Questa scelta ha contratto l’offerta disponibile di RAM tradizionale e NAND, generando una pressione immediata sui prezzi a livello globale. Una dinamica che Klaba riassume efficacemente spiegando come l’intero ecosistema stia subendo l’effetto domino generato dall’accelerazione dell’IA.
Le analisi di mercato confermano il quadro delineato dal CEO di OVH. TrendForce, una delle società di riferimento nel settore della memoria, ha registrato un’impennata impressionante, riportando che da settembre 2025 il prezzo spot dei moduli DDR4 1Gx8 è aumentato del 158%, mentre la più recente DDR5 2Gx8 ha addirittura segnato un +307%. Anche altri osservatori condividono la medesima lettura. Counterpoint Research parla di un possibile raddoppio dei prezzi nel breve termine e Samsung avrebbe già applicato incrementi del 60% sui listini, prova concreta di un fenomeno tutt’altro che marginale.
Dans environ 6 mois, le prix de RAM et les disques NVME vont augmenter .. de beaucoup.
— Octave Klaba (@olesovhcom) November 22, 2025
C'est lié à la demande AI: toutes les capacités mondiales de production basculent vers les mémoires très rentables qui sont utilisées dans les GPUs, et la capacité de production du reste de… https://t.co/sUI9Q0Gau3
Nel breve periodo, tuttavia, qualche margine di respiro potrebbe ancora esserci. Klaba sostiene infatti che i principali costruttori di server abbiano accumulato scorte significative prima dell’esplosione dei prezzi, una strategia prudente che dovrebbe consentire di mantenere stabili i listini hardware almeno fino a giugno 2026. Ma questo “effetto tampone” non elimina il problema strutturale, visto che la corsa all’approvvigionamento contribuisce essa stessa a far salire ulteriormente i prezzi, alimentando una spirale che appare difficile da interrompere.
Tenendo conto di tutti questi fattori, OVH prevede un aumento del costo dei server compreso tra il 15 e il 25% da dicembre 2025 fino alla fine del 2026. A cascata, i servizi cloud dovranno assorbire parte di questo incremento, con gli utenti che potrebbero trovarsi di fronte a rincari tra il 5 e il 10% tra aprile e settembre 2026. Si tratta, specifica Klaba, di stime formulate sulla base delle informazioni disponibili a novembre 2025 e dunque suscettibili di accelerazioni.
Il nodo più interessante riguarda le possibili reazioni del mercato. Negli ultimi anni sono aumentati gli esempi di “cloud repatriation”, cioè il ritorno a infrastrutture on-premise per contenere i costi o recuperare controllo operativo. Grab e 37Signals sono due casi emblematici, avendo ottenuto risparmi significativi spostando parte dei carichi su hardware di proprietà ospitato in data center esterni. Nonostante ciò, gli analisti non prevedono un’escalation del fenomeno, almeno nel breve periodo. Anche VMware ha spinto molto sul tema dei cloud privati, pur mantenendo alleanze solide con gli hyperscaler.
Il discorso cambia completamente quando si parla di AI infrastructure. I server ottimizzati per l’intelligenza artificiale richiedono competenze, densità di potenza e sistemi di raffreddamento spesso fuori portata per un reparto IT tradizionale. Inoltre, i grandi provider dispongono di canali preferenziali per l’approvvigionamento di GPU, un vantaggio competitivo che rende il cloud quasi inevitabile per chi sviluppa o addestra modelli IA. Anche davanti a un aumento dei prezzi, la convenienza operativa e la disponibilità immediata di risorse potrebbero continuare a pesare più del costo puro.
(Immagine in apertura: Shutterstock)
