L’intelligenza artificiale sta per compiere un ulteriore salto evolutivo, passando dal mondo puramente digitale a quello fisico. Al centro di questa trasformazione c’è la physical AI: robot, droni e sensori controllati da sistemi di intelligenza artificiale che potrebbero rivoluzionare settori come la manifattura, la logistica, le ispezioni industriali, ma potenzialmente ogni aspetto della società.

Durante l’evento TechEd a Berlino, SAP ha annunciato una partnership strategica con Cyberwave, startup italiana che sta costruendo una piattaforma per orchestrare flotte miste di robot e sensori di diversi produttori, abbattendo i costi di addestramento e setup. L’obiettivo è ambizioso: trasformare i sistemi ERP e MES di SAP da “system of records” a “system of action”, consentendo ai workflow aziendali di tradursi direttamente in azioni fisiche coordinate sul campo.

A guidare Cyberwave è Simone Di Somma, nella foto di apertura insieme al cofondatore Vittorio Banfi, un nome già noto a SAP e che abbiamo incontrato proprio a Berlino. Di Somma aveva infatti fondato Askdata, una startup che aveva anticipato di anni l’approccio LLM sviluppando un sistema per interrogare database usando il linguaggio naturale e che nel 2022 ha ceduto a SAP.

L’esperienza in SAP si è rivelata formativa: il team di Di Somma è raddoppiato e ha registrato una retention totale, segno di una squadra coesa attorno a una missione condivisa. Ora, con Cyberwave, Di Somma punta a replicare il modello in un territorio ancora più ambizioso: la physical AI.

Il problema dell’integrazione robotica

Di Somma ci spiega la genesi del progetto: “Uno dei motivi per cui oggi l’adozione dei robot non è ancora abbondante è l’integrazione. Quando fai operare un robot, probabilmente deve interagire con videocamere, altri robot, sensori. Oggi si fa, ma con costi altissimi attraverso system integration tradizionale. Questo andava bene quando il mercato era prevedibile e la produzione rimaneva invariata per dieci anni. Ora che il mercato cambia ogni due anni serve maggiore velocità”.

La soluzione proposta da Cyberwave è una sorta di lingua franca universale per far comunicare dispositivi diversi e testarli in uno spazio virtuale in cui i robot possono interagire tra di loro e con l’ambiente. “Avere una lingua universale significa rendere la riconfigurazione immediata”, afferma Di Somma. “In pochi minuti puoi avere una missione autonoma di ispezione. Prima servivano sei mesi”.

Il catalogo dei digital twin di robot, droni e sensori è in continua evoluzione

Il catalogo dei digital twin di robot, droni e sensori è in continua evoluzione

Dietro questa accelerazione ci sono due fattori abilitanti:

  • Il primo è l’intelligenza artificiale, che permette di delegare gran parte del setup. “Prima dell’ispezione automatica dovevi prevedere tutti i waypoint in modo predeterminato”, spiega Di Somma. “Ora puoi delegare tutta questa variabilità a modelli di intelligenza artificiale”.
  • Il secondo fattore è la diffusione della digitalizzazione: “ogni macchina oggi ha API e interfacce, e questo abilita una nuova generazione di automazione.”

Un’infrastruttura aperta per sviluppatori e costruttori

Cyberwave non vuole essere un fornitore di soluzioni chiavi in mano. “Non crediamo di voler fare l’agente fisico, ma l’infrastruttura per abilitare infinite intelligenze artificiali a operare nel mondo fisico”, chiarisce Di Somma. “Vogliamo che gli use case li facciano altri sviluppatori, non noi. Er la

Il parallelo è con piattaforme come Hugging Face per i modelli di machine learning o GitHub per il codice. “Vogliamo essere il posto dove uno sviluppatore che vuole lavorare nel mondo fisico trova tutti i mattoni per costruire la sua soluzione”, dice Di Somma. E qui entra in gioco la partnership con SAP: “SAP ha la scala di use case e grossi clienti manifatturieri e un posizionamento unico, perché ha i dati dei processi di business. Immagina se quell’enorme system of records può diventare system of actions nel mondo fisico: da sistemi che raccolgono informazioni di warehouse posso comandare una ispezione autonoma per la verifica dello stock”.

La piattaforma supporta anche il Model Context Protocol (MCP), lo standard emergente per la comunicazione tra agenti AI. “Un agent costruito su Google o altro può attuare cose nel mondo fisico usando noi tramite MCP”, spiega Di Somma. “Può vedere nelle telecamere, muovere robot. Esponiamo le nostre capability via MCP per abilitare agent a fare cose nel mondo fisico”.

Oltre i large language model: gestire sistemi di AI complessi

Di Somma tiene a precisare che la physical AI richiede ben più di un singolo modello linguistico. “Quando parliamo di intelligenza artificiale oggi pensiamo subito a ChatGPT, ma noi abbiamo bisogno di molteplici AI per capire il mondo. Ci sono modelli per la navigazione, Visual Language Model per capire cosa succede, altri per rilevare e contare le persone. L’auto autonoma non è un modello di AI, è un sistema di AI: ha molteplici componenti che concorrono a fare un’automazione sicura”.

Le istruzioni in linguaggio naturale vengono convertite nell’attivazione dei motori per generare le azioni corrispondenti alla richiesta.

Le istruzioni in linguaggio naturale vengono convertite nell’attivazione dei motori per generare le azioni corrispondenti alla richiesta.

La sicurezza è centrale quando si opera nel mondo fisico. “Quando ChatGPT sbaglia sono problemi, ma se sbaglia con in mano un saldatore è diverso”, osserva Di Somma. Per questo Cyberwave dispone di modelli specifici per la safety e  adotta un approccio graduale di deployment in tre fasi:

  • sensing (per capire cosa accade);
  • teleoperazione (con un operatore umano che guida le attività);
  • infine, azione in autonomia.

Digital twin e connettività locale per ridurre i rischi

La soluzione di Cyberwave si basa pesantemente sui digital twin:, rappresentazioni 3D dove testare scenari a rischio zero. “In cinque-dieci minuti puoi cominciare a giocare in un environment 3D creato dai sensori, dove puoi permetterti di sbagliare, fare validazione degli use case e ridurre i rischi”, spiega Di Somma.

È importante distinguere questo approccio da quello di aziende come Nvidia. “Nvidia con Groot 1.5 fa training di foundation model usando migliaia di digital twin. Noi invece usiamo i digital twin per il deployment: fai due foto all’ambiente, si crea una versione 3D, sfogli il catalogo dei robot, li metti nell’ambiente virtuale e vedi come si comportano i modelli già preaddestrati nel tuo scenario specifico”. Non è training, ma uso operativo.

La piattaforma Cyberwave prevede componenti sia cloud che locali. “Una componente di connettività locale è importantissima per due motivi”, spiega Di Somma. “Primo, la privacy: lo stream delle telecamere resta on-premise, non va sul cloud. Secondo, le prestazioni e la latenza: nel mondo digitale puoi aspettare anche 60 secondi che ChatGPT risponda, nel mondo fisico quei 60 secondi per notificare un allarme o attuare una manipolazione non vanno bene”.

Primi clienti e prospettive

Lanciata il primo ottobre 2025, Cyberwave ha già raccolto 7 milioni di euro, uno dei round più consistenti per una startup italiana early-stage, destinati principalmente a ricerca e sviluppo, con assunzioni concentrate a Milano, dove ha sede l’azienda, oltre a due filiali a Zurigo e San Francisco.

Sul fronte commerciale, Di Somma conferma trattative avanzate con tre clienti europei di primo piano nei settori utility, edilizia e difesa.

I settori target sono logica conseguenza delle capacità della piattaforma: ispezioni di infrastrutture per utility e difesa, manufacturing e logistica per costruzioni e industria. Di Somma si sofferma in particolare sul settore difesa: “Quando vado a parlare con l’Aeronautica mi rendo conto che abbiamo bisogno di nuove capability. Avanzare la capacità di programmare asset velocemente anche in ambito difesa è un’opportunità per il paese. Abbiamo bisogno di un’Anduril europea”.

La scommessa sull’Italia

Nonostante la natura globale del business, Di Somma ha scelto di basare il core R&D in Italia. “Le risorse umane le troviamo principalmente in Italia. È una scommessa perché vanno formate, non sono già pronte come a Monaco o Berlino. Ma abbiamo già dimostrato di saperlo fare: il team formato per Askdata a Roma ha oggi 30 persone che sono un’eccellenza internazionale su analytics e AI. Sto provando a rifare la stessa cosa. Creare asset di competenze a Milano pagherà in modi che non riesco neanche a prevedere”.

Con la partnership SAP ora ufficiale sarà più facile far patire i primi progetti pilota per validare applicazioni cross-vendor e la tracciabilità digital-to-physical. Cyberwave punta a diventare il layer di orchestrazione standard per la physical AI nell’ecosistema enterprise. Un’ambizione che, se realizzata, potrebbe rendere il mondo fisico finalmente programmabile quanto quello digitale.