HPE ha annunciato un’importante espansione del proprio portafoglio Cray Supercomputing, introducendo una generazione di sistemi progettati per offrire una densità di calcolo senza precedenti e affrontare l’esplosione dei carichi di lavoro legati all’IA su larga scala. La strategia dell’azienda statunitense si inserisce nel contesto della crescente convergenza tra IA e HPC, dove simulazioni scientifiche, modelli generativi e workload ibridi richiedono piattaforme scalabili, flessibili e ad alta efficienza energetica.

Secondo Trish Damkroger, alla guida delle soluzioni HPC e AI Infrastructure di HPE, l’obiettivo è dei nuovi supercomputer Cray è rispondere alla richiesta globale di prestazioni sempre maggiori con una piattaforma unificata in grado di accelerare la ricerca scientifica e offrire risultati concreti a organizzazioni industriali e accademiche.

Questa nuova espansione segue il lancio dell’HPE Cray GX5000, introdotto appena un mese fa e pensato per fondere in un’unica architettura la potenza della simulazione HPC e i nuovi paradigmi dell’intelligenza artificiale. A supporto della piattaforma, HPE ha anche presentato i sistemi di storage K3000, i primi del settore a integrare nativamente il software open source DAOS (Distributed Asynchronous Object Storage) per offrire throughput elevato e prestazioni superiori nelle applicazioni ad alta intensità di I/O.

Non sorprende, quindi, che il nuovo portafoglio stia già trovando applicazione presso alcuni dei più importanti centri europei. L’Università di Stoccarda, tramite l’HLRS, e il Centro di Supercalcolo Leibniz (LRZ) hanno infatti selezionato la piattaforma GX5000 per costruire i loro futuri sistemi di punta Herder e Blue Lion. Due infrastrutture destinate a ridefinire la ricerca continentale, con un’attenzione particolare sia alle prestazioni, sia alla sostenibilità.

Il direttore dell’HLRS, Michael Resch, ha sottolineato come la collaborazione con HPE abbia contribuito in modo diretto ai progressi scientifici e industriali dell’istituto, mentre per il LRZ, come evidenziato dal presidente Dieter Kranzlmüller, Blue Lion rappresenterà un salto prestazionale fino a trenta volte superiore rispetto all’attuale sistema. Il tutto sfruttando un raffreddamento a liquido diretto in grado di lavorare fino a 40 °C e recuperare il calore di scarto per alimentare l’intero campus di Garching.

Al centro dell’annuncio HPE ci sono tre nuovi blade di elaborazione, che abbracciano una logica multi-workload e multi-partner integrando GPU e CPU di ultima generazione con un raffreddamento completamente a liquido. Questa scelta consente di aumentare la densità di calcolo e di raggiungere prestazioni elevate senza i limiti termici tipici dei sistemi raffreddati ad aria.

HPE Cray Supercomputing Storage Systems K3000

HPE Cray Supercomputing Storage Systems K3000

Le configurazioni vanno dalle GPU NVIDIA Rubin alle AMD Instinct MI430X, fino ai nuovi processori AMD EPYC “Venice”, con un numero di blade per rack che varia da 24 a 40 a seconda del modello. Per i clienti significa la possibilità di combinare all’interno dello stesso rack componenti differenti, ottimizzando l’infrastruttura in base ai carichi di lavoro specifici, anche nelle installazioni di dimensioni più contenute.

Questi i dettagli dei tre nuovi blade:

  • HPE Cray Supercomputing GX440n Accelerated Blade: motore universale per il calcolo a precisione mista con quattro CPU NVIDIA Vera e otto GPU NVIDIA Rubin. Fino a 24 blade per rack, per un totale massimo di 192 GPU Rubin per rack
  • HPE Cray Supercomputing GX350a Accelerated Blade: progettato per calcolo misto con CPU e GPU AMD, include una CPU AMD EPYC “Venice” e quattro GPU AMD Instinct MI430X. Fino a 28 blade per rack, con un massimo di 112 GPU MI430X
  • HPE Cray Supercomputing GX250 Compute Blade: progettato per partizioni CPU-only dedicate a carichi di lavoro a doppia precisione, con otto CPU AMD EPYC “Venice” e fino a 40 blade per rack

Accanto all’hardware, HPE introduce un software di gestione unificato per rispondere alle sfide moderne di ambienti multi-tenant e workload containerizzati. Il nuovo HPE Supercomputing Management offre maggiore flessibilità nel distribuire applicazioni IA e HPC, isola utenti e processi quando necessario e integra strumenti avanzati di monitoraggio energetico. La capacità di stimare i consumi, gestire l’efficienza e interfacciarsi con scheduler sensibili all’energia è oggi essenziale, soprattutto per istituzioni che devono coniugare potenza di calcolo e sostenibilità.

Un altro tassello fondamentale è l’ampliamento della rete ad alte prestazioni HPE Slingshot 400, ora disponibile per la piattaforma GX5000. Con 64 porte da 400 Gbps in un chassis a raffreddamento liquido, la soluzione può essere configurata fino a 2.048 porte, offrendo una banda sostenuta elevatissima, latenze ridotte e un’affidabilità che risponde alle esigenze dei carichi di lavoro più esigenti. Pensata per massimizzare la topologia ad alte prestazioni dell’infrastruttura Cray, Slingshot 400 è la risposta di HPE alla crescente domanda di reti scalabili per IA distribuita e simulazioni scientifiche complesse.

Lo storage, dal canto suo, gioca un ruolo sempre più cruciale. I sistemi K3000 basati su DAOS offrono configurazioni orientate sia alle prestazioni sia alla capacità, con unità NVMe da 3,84 TB fino a 15,36 TB e memoria DRAM fino a 2 TB. La combinazione tra throughput elevato, latenza ridotta e una forte scalabilità rende queste soluzioni ideali per applicazioni IA che richiedono accessi massicci e simultanei ai dati.

Completano l’offerta i servizi di supercomputing HPE, che coprono l’intero ciclo di vita del sistema (implementazione chiavi in mano, ottimizzazione applicativa, supporto continuo 24/7). Un approccio integrato che riflette la lunga tradizione dell’azienda nel settore e che consolida il suo ruolo di partner strategico per laboratori di ricerca e imprese.