Prime scaramucce tra Agenti AI: Amazon non vuole che Perplexity faccia acquisti per conto degli utenti

Secondo quanto riportato da Bloomberg, Amazon ha inviato una lettera di diffida ufficiale a Perplexity chiedendo che la società interrompa le attività del suo browser web Comet, accusato di effettuare acquisti automatici sul sito dell’e-commerce americano senza autorizzazione. L’iniziativa segna un nuovo capitolo nella tensione crescente tra i giganti tecnologici e le aziende emergenti che sviluppano intelligenze artificiali “agentiche”, ovvero capaci di agire autonomamente per conto degli utenti.
Comet utilizza un modello linguistico avanzato per navigare il web, compilare moduli, analizzare pagine e persino effettuare transazioni quando l’utente lo richiede. In pratica, si tratta di un assistente virtuale che non si limita a fornire risposte, ma interagisce direttamente con i siti web simulando il comportamento umano. Un concetto rivoluzionario, ma che mette a dura prova i confini tra automazione, diritti d’uso e responsabilità legale.
Amazon: “Serve la nostra autorizzazione”
In una dichiarazione ufficiale, Amazon ha affermato che qualsiasi applicazione di terze parti capace di effettuare acquisti in nome dei clienti deve ottenere prima un’autorizzazione formale, al fine di garantire un’esperienza d’acquisto coerente e sicura. Il colosso di Seattle sostiene di aver già chiesto più volte a Perplexity di rimuovere Amazon dalle piattaforme compatibili con Comet, citando “un’esperienza d’acquisto e di assistenza clienti significativamente degradata”.
Secondo alcune fonti citate da The Register, il software di Perplexity cercherebbe di evitare il rilevamento per poter interagire con il negozio online di Amazon. Una strategia che ricorda, almeno in parte, il comportamento dei crawler e dei bot, ma applicata in modo più sofisticato e personalizzato. Anche Reddit, in una causa recente contro Perplexity, ha accusato l’azienda di “operare in modo furtivo” con le sue tecnologie di intelligenza artificiale.
Tra le preoccupazioni di Amazon, c’è anche il fatto che Comet non segue necessariamente le raccomandazioni personalizzate che il sito mostra a ciascun utente. Ciò potrebbe alterare l’ecosistema commerciale che l’azienda ha costruito attorno ai propri algoritmi di suggerimento e profilazione.
Conflitto di interessi (e di dati)
Paradossalmente, l’ex CEO di Amazon Jeff Bezos è tra gli investitori di Perplexity tramite il suo fondo personale Bezos Expeditions. Ma ciò non ha impedito al gigante dell’e-commerce di reagire con fermezza, soprattutto in un momento in cui sta potenziando il proprio agente AI Rufus, pensato per assistere i clienti direttamente sulla piattaforma.
Un’eventuale collaborazione tra Amazon e Perplexity potrebbe portare benefici reciproci, ad esempio condividendo i dati di personalizzazione in cambio di compensi economici. Tuttavia, una simile partnership appare al momento improbabile, visto che Amazon sembra determinata a mantenere il controllo totale sulla propria esperienza d’acquisto e sulle modalità di accesso ai suoi dati.
La replica di Perplexity: “Una minaccia per tutti gli utenti”
La risposta di Perplexity non si è fatta attendere. In un lungo post sul proprio blog ufficiale, la società ha definito la posizione di Amazon “una minaccia per tutti gli utenti di Internet”, accusandola di voler ostacolare l’innovazione e di ricorrere a tattiche intimidatorie per difendere un modello ormai obsoleto.
Secondo Perplexity, l’uso di AI agentiche non rappresenta una violazione delle regole, ma un’evoluzione naturale del software. “Per cinquant’anni il software è stato uno strumento, come una chiave inglese nelle mani dell’utente”, scrive l’azienda. “Con l’arrivo delle intelligenze agentiche, il software diventa anche un assistente, un dipendente, un agente e oggi Amazon dice che non puoi avere un assistente digitale che agisca per te.”
Zone grigie del diritto digitale
La questione solleva problemi legali ancora irrisolti. Secondo Eric Goldman, professore di diritto alla Santa Clara University interpellato da The Register, Comet opera utilizzando le credenziali reali degli utenti Amazon per compiere acquisti a loro nome. Una pratica che potrebbe violare i termini di servizio della piattaforma, che possono vietare esplicitamente la condivisione delle credenziali con terze parti. In tal caso, l’utente si troverebbe in violazione contrattuale e Perplexity potrebbe a sua volta essere ritenuta corresponsabile.
Goldman osserva che il dilemma non è nuovo, dal momento che molte app finanziarie già ora chiedono ai clienti di condividere le credenziali bancarie per aggregare dati o gestire pagamenti. Se le banche vietassero del tutto tale pratica, impedirebbero servizi utili a una parte dei clienti. Amazon, in teoria, potrebbe decidere di bloccare Comet a livello tecnico, ma come già accaduto con i web crawler delle IA riconoscere e bloccare automaticamente un agente digitale resta estremamente difficile.
Distinguere legalmente tra navigazione web, scraping e accesso tramite IA agentiche è e sarà infatti una sfida enorme per i tribunali, tanto che secondo molti esperti nessuno sa davvero dove finisca la legittimità dello scraping. In questo contesto, Comet si colloca in una zona grigia, non del tutto assimilabile ai bot che raccolgono dati senza permesso, ma nemmeno del tutto innocuo dal punto di vista contrattuale e tecnico.
Al momento, non è chiaro se Perplexity intenda adeguarsi alla diffida o portare la questione sul piano legale, ma la cosa certa è che la contesa apre una discussione cruciale sul futuro dell’intelligenza artificiale “autonoma” e sul diritto degli utenti di delegare azioni concrete a software intelligenti.
(Immagine in apertura: Shutterstock)


