La Commissione Europea è pronta a introdurre una nuova serie di misure per difendere la democrazia del continente dalle cosiddette minacce ibride, rappresentati da attacchi coordinati che sfruttano strumenti economici, tecnologici o informativi per destabilizzare governi e opinione pubblica senza dichiarare una guerra formale. La disinformazione, la manipolazione sui social media e l’uso malevolo dell’intelligenza artificiale rappresentano i fronti più critici di questa nuova guerra digitale.

Secondo una bozza ottenuta da Reuters, Bruxelles presenterà a novembre lo European Democracy Shield, un pacchetto di norme volto a rafforzare la resilienza informativa dell’Unione. L’iniziativa nasce anche come risposta alle campagne di disinformazione di matrice russa e all’aumento di contenuti sintetici (compresi i deepfake) che alterano la percezione pubblica dei fatti.

Il piano prevede l’introduzione di un protocollo di crisi nell’ambito del Digital Services Act (DSA), la legislazione già in vigore che obbliga piattaforme come Google, Microsoft, Meta, TikTok e X a monitorare e limitare la diffusione di contenuti illegali o dannosi. Il nuovo protocollo servirà a coordinare la risposta alle minacce ibride, coinvolgendo piattaforme, autorità nazionali e stakeholder nel rilevamento e nella mitigazione degli incidenti.

Deepfake e IA generativa sotto osservazione

Il documento della Commissione chiede inoltre ai firmatari del Codice di Condotta sulla Disinformazione di intensificare gli sforzi nella lotta contro i deepfake e i contenuti generati da intelligenza artificiale, soprattutto in vista delle elezioni europee. L’obiettivo è prevenire manipolazioni mediatiche che possano alterare i processi democratici o diffondere false informazioni su larga scala.

Questo approccio segna un passo decisivo verso un modello europeo di governance digitale in cui l’etica, la trasparenza e la responsabilità diventano prerequisiti fondamentali per l’uso delle tecnologie IA nei media e nelle piattaforme social. La commissaria europea alla tecnologia Henna Virkkunen presenterà la proposta il 13 novembre, ma i dettagli del piano restano suscettibili di aggiustamenti fino alla pubblicazione ufficiale.

Sony e la battaglia per l’autenticità visiva

deepfake social

Mentre Bruxelles punta a regolamentare la gestione dei contenuti digitali, l’industria tecnologica si muove per garantire la tracciabilità e l’autenticità dei materiali video, sempre più minacciati dalla manipolazione generata da algoritmi di IA. Sony ha annunciato una significativa estensione della propria Camera Authenticity Solution, ora compatibile anche con i video, dopo il successo ottenuto nella verifica delle immagini statiche.

Il sistema si basa su metadati proprietari e informazioni di profondità 3D catturate direttamente dalla fotocamera, che permettono di certificare che le riprese provengano da una fonte reale e non siano state generate o alterate artificialmente. Le testate giornalistiche potranno così verificare l’origine dei contenuti, proteggendo il proprio lavoro da falsificazioni digitali e garantendo al pubblico un’informazione autentica e verificabile.

La soluzione Sony è conforme allo standard C2PA (Coalition for Content Provenance and Authenticity), un’iniziativa industriale che mira a stabilire protocolli aperti per la provenienza dei contenuti digitali. Le nuove videocamere della linea Alpha e Cinema Line integreranno nativamente il supporto C2PA, mentre la piattaforma cloud Ci Media Cloud mostrerà le firme digitali associate ai file video, migliorando la tracciabilità anche in fase di post-produzione.

Il caso TikTok e il nuovo asse USA-Cina

In parallelo, la scena geopolitica continua a essere attraversata da tensioni tecnologiche. Il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha confermato che la Cina ha approvato l’accordo per il trasferimento delle operazioni di TikTok negli Stati Uniti, ponendo fine a un contenzioso che dura da oltre un anno e mezzo.

Secondo i termini dell’intesa, ByteDance manterrà meno del 20% delle quote della nuova entità TikTok U.S., mentre la gestione operativa e la supervisione dell’algoritmo saranno affidate a una joint venture con prevalenza di capitale americano. L’accordo, approvato anche dal presidente Donald Trump, prevede la riqualificazione dell’algoritmo sotto controllo dei partner di sicurezza statunitensi e la formazione di un consiglio di amministrazione con maggioranza americana, con però il piccolo problema che su TikTok sono gli account di Trump e della Casa Bianca a diffondere spesso deepfake.