Dopo un 2024 segnato da un crollo del 60% in Borsa e da una crisi identitaria legata al fallimento nel mercato dei chip IA, Intel sorprende gli analisti, battendo nel trimestre di settembre le aspettative sugli utili, mostrando margini operativi superiori alle previsioni e vedendo le proprie azioni crescere del 7% nel trading after-hours. Un segnale che i mercati stanno ritrovando fiducia in una delle icone storiche del settore semiconduttori, oggi in piena trasformazione industriale.

La vera svolta è legata all’ingresso di capitali esterni di natura strategica. SoftBank ha già completato un investimento da 2 miliardi di dollari, mentre Nvidia (paradossalmente anche il principale concorrente nel settore IA) si prepara a versare 5 miliardi che le garantiranno il 4% del capitale di Intel. A questi si aggiunge il governo degli Stati Uniti, che ha assunto una partecipazione del 10% con un esborso di 8,9 miliardi trasformando Intel in un asset industriale di interesse nazionale, centrale per le politiche di sicurezza tecnologica e sovranità digitale di Washington.

Un evento reso ancor più significativo dal fatto che il presidente Donald Trump aveva pubblicamente criticato il CEO di Intel Lip-Bu Tan, chiedendone le dimissioni per presunti legami con la Cina. Da quell’episodio ne è scaturito un accordo politico-industriale che ridefinisce i rapporti tra Stato e impresa nel settore hi-tech.

La capacità di Intel di attrarre investitori così rilevanti deriva dal fatto che nonostante le difficoltà nel segmento delle GPU per l’intelligenza artificiale, l’azienda mantiene una posizione cruciale nel mercato dei processori per PC e server. Come ha spiegato il CFO Dave Zinsner, la domanda per le CPU Intel nel terzo trimestre è stata così elevata da superare la capacità di offerta.

I data center stanno accelerando gli upgrade dei processori tradizionali per supportare meglio i chip IA di nuova generazione e, senza CPU di ultima generazione, l’infrastruttura IA non è in grado di operare con efficienza. Questo paradosso strategico fa sì che l’IA rappresenti al tempo stesso sia una minaccia per Intel, sia un catalizzatore di nuova domanda nei suoi segmenti storici.

Intel Panther Lake

L’altra leva fondamentale della trasformazione è stata la riduzione dei costi. Tan ha cancellato o ridimensionato numerosi progetti industriali lanciati dall’ex CEO Pat Gelsinger, giudicati troppo onerosi e poco sostenibili. Il piano di investimenti per il 2025 prevede comunque una crescita delle spese in conto capitale fino a 27 miliardi di dollari contro i 17 del 2024, ma con un chiaro cambio di strategia. L’obiettivo infatti non è più costruire mega-fabbriche per competere direttamente con TSMC nella produzione conto terzi, bensì ottimizzare la catena di produzione interna e concentrarsi sulle tecnologie core in grado di generare margini immediati.

Non mancano tuttavia le difficoltà. Intel ha ammesso che il rendimento produttivo del processo a 18A, che rappresenta il pilastro della sua strategia manifatturiera futura, non ha ancora raggiunto livelli accettabili dall’industria e non lo farà prima del 2027. Questo significa che, nel breve termine, Intel continuerà a dipendere da tecnologie meno avanzate con margini inferiori. Gli analisti considerano questo uno dei principali fattori di rischio strutturale per la competitività dell’azienda rispetto a rivali come AMD e TSMC, che stanno già producendo chip con processi più maturi ed efficienti.

Nonostante queste criticità, le performance finanziarie del trimestre dimostrano che la cura Tan sta iniziando a produrre risultati tangibili. Il margine lordo rettificato ha toccato il 40%, superando di gran lunga le aspettative degli analisti fissate al 35,7%, mentre l’utile per azione è stato di 23 centesimi contro l’unico centesimo previsto dai consensus. Inoltre, Intel ha ridotto la propria forza lavoro di oltre il 20% rispetto all’anno precedente, mostrando un deciso ridimensionamento dei costi operativi.

Un capitolo particolarmente interessante riguarda la decisione di creare una nuova divisione che si occuperà non solo di progettare i chip Intel, ma anche di realizzare soluzioni personalizzate per clienti terzi. Questo nuovo modello di business, potenzialmente rivoluzionario, segnala l’intenzione di Intel di posizionarsi come alternativa a Broadcom e Marvell nel settore dei semiconduttori su misura, un segmento in rapida espansione grazie alla crescente domanda di aziende come Google e Amazon, impegnate nella creazione dei propri chip IA proprietari.

Gli investitori vedono in questo mix di disciplina finanziaria, apertura ai capitali esterni e riposizionamento strategico una nuova fase per Intel. Il titolo ha già recuperato terreno rispetto al crollo del 2024, registrando un +90% dall’inizio del 2025 e superando, in termini di performance azionaria, persino Nvidia. Un dato sorprendente che indica come il mercato stia scommettendo sulla rinascita di Intel non come inseguitore dell’IA, ma come perno industriale dell’ecosistema tecnologico occidentale.

(Immagine in apertura: Shutterstock)