Nuovo accordo di partnership tra OpenAI e Microsoft: si apre la strada alla “for profit”?

Microsoft e OpenAI hanno annunciato di aver siglato un accordo non vincolante per ridefinire i termini della loro collaborazione, aprendo la strada a una ristrutturazione della società guidata da Sam Altman in un’entità a scopo di lucro. Si tratta di un passaggio cruciale per uno dei rapporti più osservati e strategici dell’industria tecnologica, nato con l’obiettivo di finanziare lo sviluppo di intelligenza artificiale avanzata e alimentare l’ascesa di ChatGPT.
I dettagli delle nuove intese commerciali non sono stati resi noti, ma entrambe le aziende hanno confermato che stanno lavorando alla definizione di un accordo definitivo. La ristrutturazione di OpenAI mira a dotare la società di una governance più convenzionale, in linea con quella delle grandi aziende tecnologiche, con l’obiettivo di attrarre nuovi capitali e prepararsi a una futura quotazione in Borsa. La mossa risponde anche all’esigenza di sostenere la crescita di ricavi già stimata in miliardi di dollari, garantendo la capacità di calcolo necessaria a supportare la domanda crescente di modelli linguistici e servizi IA.
Microsoft ha iniziato a investire in OpenAI nel 2019 con un finanziamento da 1 miliardo di dollari, seguito da un altro da 10 miliardi nel 2023. Fino a oggi, l’accordo ha garantito a Redmond diritti esclusivi per la vendita degli strumenti software di OpenAI tramite la piattaforma cloud Azure, oltre a un accesso privilegiato alle tecnologie sviluppate dall’azienda di Altman.
Negli ultimi mesi, però, lo scenario è cambiato. OpenAI ha avviato un progetto autonomo per la realizzazione di propri data center denominato Stargate, firmando accordi a lungo termine con Oracle per un valore di circa 300 miliardi di dollari e stringendo anche una partnership cloud con Google. Una scelta che ha di fatto attenuato la posizione dominante di Microsoft come fornitore unico di infrastruttura.
Se da un lato OpenAI punta a diversificare le sue alleanze e ad assumere una forma societaria capace di attrarre nuovi investitori, dall’altro Microsoft desidera preservare l’accesso privilegiato alla tecnologia di punta dell’azienda, anche nel caso in cui i modelli dovessero raggiungere capacità paragonabili a quelle umane. Secondo l’attuale contratto, infatti, un traguardo del genere sancirebbe la fine della partnership così come oggi definita.
Un memo di Bret Taylor, presidente dell’attuale consiglio no profit di OpenAI, sottolinea che la divisione senza fini di lucro continuerà a ricevere oltre 100 miliardi di dollari, pari a circa il 20% della valutazione di 500 miliardi che l’azienda sta cercando nei mercati privati. Un dato che la renderebbe una delle organizzazioni no profit più finanziate al mondo.
La strada, però, non è priva di ostacoli. Per completare la conversione societaria entro la fine dell’anno (condizione necessaria per non perdere miliardi di dollari in finanziamenti già previsti), OpenAI dovrà ottenere l’approvazione degli uffici legali della California e del Delaware, stati nei quali la società è registrata. Nel frattempo, la competizione resta viva anche tra i due partner; Microsoft sviluppa infatti modelli proprietari per ridurre la propria dipendenza da OpenAI, mentre entrambe le aziende si sfidano sul mercato dei chatbot per i consumatori e sugli strumenti IA dedicati alle imprese.