Costi nascosti e responsabilità discutibili: i tanti guai della IA nelle licenze e contratti software

Il mercato delle licenze per software e servizi di intelligenza artificiale è in uno stato di vero e proprio caos. A lanciare l’allarme è stata Jo Liversidge, vicepresidente e analista di Gartner, durante il recente Symposium organizzato dall’azienda di ricerca in Australia.
Secondo Liversidge, i principali fornitori non hanno ancora uniformato le clausole contrattuali che regolano l’uso dell’IA. Alcuni non fanno alcun riferimento esplicito all’intelligenza artificiale nei loro contratti, mentre altri relegano le menzioni in documenti supplementari difficili da individuare. Per esempio, AWS include una clausola sull’IA soltanto al punto 50 delle sue condizioni aggiuntive, costringendo i clienti a districarsi tra decine di policy e allegati per capire esattamente quali diritti e doveri derivino dall’utilizzo dei servizi.
Responsabilità poco chiare
Il nodo più critico riguarda la responsabilità legale in caso di errori commessi dall’intelligenza artificiale. Se un modello fornisce un consiglio sbagliato e il cliente subisce un danno, chi deve rispondere? Le clausole contrattuali, osserva Liversidge, “non sono affatto chiare su questo punto”.
Non si tratta di un rischio ipotetico. La stessa Adobe, nei suoi primi contratti relativi all’IA generativa, aveva previsto che fossero i clienti ad assumersi la responsabilità di eventuali violazioni di copyright causate dai contenuti prodotti con i suoi strumenti. Una presa di posizione che aveva suscitato forti proteste e che l’azienda ha successivamente dovuto rivedere. Il messaggio, secondo l’analista, è che spesso sono proprio gli utenti a dover “forzare la mano” ai vendor per ottenere condizioni più eque.
Liversidge ha anche sottolineato come sia raro trovare nei contratti riferimenti ai principi di IA responsabile. Attualmente, solo l’1% dei fornitori li include nelle proprie condizioni, ma inserirli rappresenterebbe un passo fondamentale per garantire trasparenza e tutela per gli utenti. Un altro punto di attenzione è la conformità allo standard ISO 42001, dedicato ai sistemi di gestione dell’IA. Questo standard potrebbe diventare un riferimento chiave nei prossimi anni, ma oggi la sua adozione nei contratti è ancora minima.
Prezzi incoerenti e modelli opachi
Un altro fronte critico riguarda la determinazione dei prezzi. Non esiste un modello unico e spesso uno stesso fornitore applica criteri diversi a seconda del prodotto o del periodo di lancio. L’esempio citato è quello di Salesforce, che ha introdotto la piattaforma Agentforce con un certo schema tariffario, salvo poi modificarlo e offrire una seconda opzione, lasciando i clienti a scegliere senza punti di riferimento chiari.
Molti fornitori adottano modelli basati su crediti o token. Gli utenti devono prepagare un certo ammontare di crediti, che poi vengono “spesi” in base a moltiplicatori variabili legati all’utilizzo dei servizi. In alcuni casi, i vendor modificano i moltiplicatori, aumentando di fatto il costo per operazione senza che l’utente abbia reale controllo.
La situazione è ancora più complessa quando i crediti hanno vincoli specifici e possono essere limitati a singoli utenti, a determinati prodotti o all’intero portafoglio di servizi. Il rischio è che diventino una sorta di “shelfware”, risorse pagate ma inutilizzate per mancanza di chiarezza.
Mancanza di strumenti di monitoraggio
A peggiorare lo scenario c’è la carenza di strumenti che aiutino i clienti a stimare e monitorare i costi. Molti vendor lanciano nuovi servizi IA senza fornire calcolatori di spesa o sistemi di tracciamento. Le aziende che confidano nei loro tool di monitoraggio software esistenti rischiano brutte sorprese, perché questi strumenti non sono in grado di gestire le strutture tariffarie della GenAI.
Un caso emblematico è quello di Slack, che secondo Liversidge sta ritirando un prodotto per sostituirlo con una versione IA, con un aumento del 40% del costo per utente. In sostanza, per alcuni clienti diventa impossibile evitare l’IA senza subire rincari. Liversidge ha infine avvertito che il prossimo grande tema riguarderà i costi operativi degli agenti IA, per i quali ha già individuato almeno quattro modelli di tariffazione differenti. Questo potrebbe aprire un ulteriore fronte di complessità per chi deve pianificare budget e strategie di utilizzo.
(Immagine in apertura: Shutterstock)