Secondo le previsioni di Gartner, entro il 2030 l’intero lavoro svolto nei dipartimenti IT sarà realizzato con il supporto dell’IA. Nonostante questo cambiamento radicale, la società di analisi non si aspetta un’ondata di licenziamenti di massa, almeno non nell’immediato futuro.

Durante il Symposium di Gartner in Australia, la vicepresidente e analista Alicia Mullery ha spiegato che oggi circa l’81% delle attività IT viene ancora eseguito esclusivamente da esseri umani, senza alcun aiuto dall’IA. Lo scenario però cambierà in tempi rapidi, visto che già entro cinque anni il 75% del lavoro sarà svolto da persone con il supporto diretto dell’intelligenza artificiale, mentre il resto verrà gestito interamente da sistemi automatizzati.

Più capacità di lavoro, non meno occupazione

Il vicepresidente e analista senior Daryl Plummer ha sottolineato che questa trasformazione non porterà necessariamente a una riduzione del personale. Al contrario, i reparti IT potranno contare su una capacità di lavoro superiore e dovranno dimostrare di meritare questa risorsa extra. Secondo Plummer, i responsabili tecnologici dovrebbero dialogare con i colleghi degli altri reparti per individuare nuovi progetti e opportunità di valore che l’IT può sviluppare.

L’analista ha inoltre chiarito che non si intravede un imminente “bagno di sangue” occupazionale causato dall’IA. Oggi, infatti, solo l’1% delle perdite di posti di lavoro può essere attribuito direttamente all’automazione intelligente. Ciò non significa però che non ci saranno cambiamenti. Gartner prevede infatti una contrazione dei ruoli junior e di ingresso, perché l’IA consentirà al personale senior di occuparsi di mansioni che un tempo venivano delegate a figure meno esperte.

L’ostacolo dei costi nascosti dell’IA

Se da un lato l’intelligenza artificiale promette di aumentare produttività ed efficienza, dall’altro presenta costi di implementazione e gestione molto più complessi rispetto ad altre tecnologie aziendali. Plummer ha fatto un paragone con i sistemi ERP, che comportano spese iniziali di licenza, implementazione e formazione che restano sostanzialmente stabili nel tempo.

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Con l’IA, invece, oltre a un investimento iniziale, le aziende devono fronteggiare un ritmo di innovazione incessante da parte dei fornitori. Questo implica la necessità di esplorare costantemente nuovi casi d’uso, aggiornare modelli e riformare il personale. Secondo Gartner, ogni adozione di soluzioni IA porta con sé almeno una decina di costi collaterali inattesi, dall’acquisto di nuovi dataset alla gestione simultanea di più modelli, fino alla necessità di utilizzare un modello per verificare l’accuratezza dell’output generato da un altro.

Questi fattori rendono l’IA un investimento difficile da ammortizzare: il 65% dei CIO, secondo le stime di Gartner, non riesce infatti a raggiungere il pareggio di bilancio sui progetti legati all’intelligenza artificiale.

Consigli di Gartner per i CIO

Nonostante le difficoltà, Mullery e Plummer invitano i dirigenti IT a non rinunciare all’adozione dell’IA. Per garantire stabilità e continuità, gli analisti raccomandano di rivolgersi ai grandi fornitori cloud globali (AWS, Microsoft, Google e Alibaba), descritti come veri e propri “superpoteri geopolitici” per la loro capacità di concentrare risorse e talenti.

Parallelamente, esistono anche vendor “wildcard” come OpenAI, Meta, Anthropic, DeepSeek e XAI, che secondo Gartner non sono ancora pronti a offrire soluzioni su misura per le imprese. In particolare, Plummer ha criticato OpenAI per la mancanza di licenze dedicate ai clienti corporate e per l’insufficiente integrazione con piattaforme enterprise diffuse come Microsoft 365, pur essendo quest’ultima già dotata di funzioni di Copilot basate sulla tecnologia di OpenAI.

Infine, Gartner invita i responsabili IT a non limitarsi all’uso dei tradizionali chatbot conversazionali, considerati ormai un punto di partenza superato. Il futuro, spiegano gli analisti, è se mai rappresentato dagli agenti interattivi, sistemi IA capaci non solo di rispondere a domande ma anche di svolgere attività complesse in autonomia, come la negoziazione con fornitori o la gestione di processi aziendali dinamici.

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