Zuckerberg punta sulla “superintelligenza personale”: Meta verso un futuro IA meno open source?

Mark Zuckerberg vuole puntare su una nuova e ambiziosa visione per il futuro dell’intelligenza artificiale: la superintelligenza personale. L’idea, illustrata in una lettera aperta, ruota attorno alla possibilità che ogni individuo possa sfruttare l’IA per raggiungere i propri obiettivi personali attraverso dispositivi sempre più intelligenti, integrati e contestualmente consapevoli.
Nel testo si nasconde però anche un segnale importante e potenzialmente di rottura con il passato. Meta potrebbe infatti cambiare approccio alla condivisione open source dei suoi modelli di intelligenza artificiale, abbandonando la totale apertura che finora aveva rappresentato un pilastro distintivo rispetto a concorrenti come OpenAI, Google DeepMind e xAI.
“Crediamo che i benefici della superintelligenza dovrebbero essere condivisi il più ampiamente possibile”, scrive Zuckerberg. “Detto ciò, la superintelligenza solleverà nuove preoccupazioni in termini di sicurezza. Dovremo essere rigorosi nel mitigare questi rischi e attenti a ciò che decidiamo di rendere open source.”
Queste parole rappresentano un possibile punto di svolta. Finora Meta aveva fatto dell’apertura dei suoi modelli Llama un marchio di fabbrica, presentandoli come alternativa trasparente e comunitaria ai modelli chiusi delle altre big tech. In una lettera del 2024, lo stesso Zuckerberg dichiarava: “Ci aspettiamo che i futuri modelli Llama diventino i più avanzati dell’industria”.
Molti analisti hanno però sottolineato che, a dispetto del nome, Llama non è pienamente open source nel senso più rigoroso, soprattutto perché Meta non ha mai rilasciato i set completi di dati usati per l’addestramento. Tuttavia, la direzione era improntata a un mix di massima apertura, compatibilmente con i vincoli di sicurezza e sostenibilità.
Ora però lo scenario è cambiato. Dopo aver investito miliardi di dollari nella corsa verso l’AGI (Artificial General Intelligence), Meta sembra aver accelerato il passo anche sul fronte della monetizzazione e del controllo. A giugno 2025, la società ha annunciato un investimento di 14,3 miliardi di dollari in Scale AI, acquisendone il fondatore e riorganizzando le divisioni interne sotto la nuova etichetta Meta Superintelligence Labs. Contestualmente, Meta ha assunto ricercatori da altre aziende IA e costruito nuovi data center per potenziare l’infrastruttura.
Secondo indiscrezioni recenti, lo sviluppo del nuovo modello Llama, chiamato Behemoth, sarebbe stato sospeso per concentrare le risorse su un modello chiuso, allineandosi così alla strategia dei competitor, più protettiva verso la proprietà intellettuale e orientata al profitto diretto. Zuckerberg, tuttavia, sembra voler differenziare l’approccio alla monetizzazione dell’IA. Se gli altri big player puntano ad “automatizzare tutto il lavoro di valore”, come ha detto lui stesso, Meta vuole portare l’IA direttamente nelle mani degli utenti tramite dispositivi personali come occhiali intelligenti e visori per la realtà aumentata e virtuale.
“Dispositivi personali come occhiali, che capiscono il nostro contesto perché vedono ciò che vediamo, sentono ciò che sentiamo e interagiscono con noi durante la giornata, diventeranno i nostri dispositivi di calcolo primari,” scrive Zuckerberg nella lettera. La superintelligenza personale non sarà solo un assistente testuale nel cloud, ma una presenza costante nella quotidianità dell’utente, capace di supportarlo attivamente nel prendere decisioni, apprendere, lavorare e vivere.
Interpellato su un possibile passaggio ai modelli chiusi, un portavoce di Meta ha confermato che l’azienda resta impegnata nell’open source, ma ha aggiunto che in futuro si prevede comunque di addestrare anche modelli chiusi. “La nostra posizione sull’open source non è cambiata. Abbiamo sempre pubblicato solo una parte di ciò che abbiamo sviluppato e continueremo ad addestrare sia modelli aperti che chiusi.”
(Immagine in apertura: Shutterstock)