Il down di Starlink evidenza i rischi della dipendenza da un singolo fornitore

Nella giornata di ieri, 24 luglio, Starlink ha subito uno dei peggiori blackout globali della sua storia. Un’interruzione durata circa due ore e mezza ha lasciato decine di migliaia di utenti senza connessione in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti e in Europa.
Secondo Downdetector, sito specializzato nel monitoraggio di interruzioni di servizi digitali, i primi segnali del guasto sono stati segnalati intorno alle 15:00 (ora della costa est statunitense), ovvero le 21:00 in Italia. In poche ore sono arrivate oltre 61.000 segnalazioni di utenti impossibilitati ad accedere al servizio.
Con oltre 6 milioni di utenti in circa 140 Paesi e territori, Starlink è considerato uno dei progetti più ambiziosi e innovativi di SpaceX. La sua rete di oltre 8.000 satelliti in orbita bassa terrestre ha rivoluzionato la connettività internet nelle zone rurali e isolate, diventando un’infrastruttura cruciale per utenti civili, aziende di trasporto e anche per le forze armate.
Il blackout di ieri, per quanto risolto relativamente in fretta, rappresenta comunque una significativa battuta d’arresto per una piattaforma che ha costruito la propria reputazione su affidabilità e resilienza.
Michael Nicolls, vicepresidente dell’ingegneria per Starlink, ha confermato su X che il blackout è stato causato da “un guasto nei servizi software interni fondamentali per il funzionamento della rete”. Il dirigente si è scusato con gli utenti e ha assicurato che il team tecnico sta lavorando per individuare l’origine del problema e prevenire future interruzioni simili. Anche Elon Musk, CEO di SpaceX, ha commentato l’incidente, scusandosi personalmente: “Ci scusiamo per il blackout. SpaceX risolverà la causa alla radice per garantire che non si ripeta.”
Le ipotesi: errore umano, software fallato o attacco informatico?
L’origine esatta del problema non è ancora stata resa pubblica, ma l’entità dell’interruzione ha sollevato numerose speculazioni tra gli esperti del settore. Doug Madory, analista della società di monitoraggio Kentik, ha definito l’evento “probabilmente il blackout più lungo di sempre per Starlink, almeno da quando è diventato un fornitore di servizi su larga scala”. Secondo Madory, la natura globale dell’interruzione suggerisce un problema centrale a livello di software o gestione della rete.
Anche Gregory Falco, direttore del laboratorio di cybersecurity spaziale della Cornell University, ha ipotizzato che si sia trattato di “un aggiornamento software mal riuscito”, paragonandolo a quanto avvenuto nel luglio 2023 con CrowdStrike, quando un aggiornamento difettoso del celebre software di sicurezza informatica provocò blackout informatici e cancellazioni di voli in tutto il mondo, colpendo milioni di dispositivi Windows. Falco non ha escluso nemmeno la possibilità di un cyberattacco, pur senza fornire prove dirette.
Un servizio strategico sotto osservazione
Starlink è oggi uno degli asset commerciali più importanti per SpaceX, tanto da rappresentare una quota crescente dei ricavi aziendali. L’azienda sta attivamente espandendo la costellazione di satelliti con nuovi modelli più potenti e ha avviato negli USA una collaborazione con T-Mobile per offrire servizi di messaggistica diretta da satellite a cellulare, pensati in particolare per le zone senza copertura mobile.
Un altro segmento fondamentale è Starshield, la divisione dedicata ai clienti governativi e militari. Starshield ha già ottenuto contratti miliardari dal Pentagono e dalle agenzie d’intelligence statunitensi e si basa proprio sull’infrastruttura di Starlink. Al momento non è chiaro se l’interruzione del 24 luglio abbia avuto ripercussioni anche su questi servizi a uso strategico. SpaceX non ha fornito commenti specifici in merito.
Il rischio della centralizzazione digitale
L’incidente riaccende i riflettori anche su un tema sempre più attuale come quello della crescente dipendenza da grandi infrastrutture digitali centralizzate. Se da un lato reti come quella di Starlink consentono di superare limiti geografici e tecnologici, dall’altro rendono sempre più vulnerabili utenti e sistemi che vi si affidano completamente.
La scala globale dell’interruzione del 24 luglio mostra non solo che persino le tecnologie più avanzate possono fallire, ma anche che l’infrastruttura che oggi garantisce comunicazioni in contesti critici (dalle zone di guerra alle navi mercantili) può essere messa in crisi da un singolo malfunzionamento software.
Nonostante il blackout, la traiettoria di crescita di Starlink non mostra segni di rallentamento. L’azienda continua a lanciare nuovi satelliti a ritmo serrato, e la domanda per i suoi servizi rimane alta, soprattutto nei contesti in cui le alternative via fibra ottica non sono disponibili o economicamente sostenibili.
(Immagine in apertura: Shutterstock)