Secondo un recente sondaggio condotto da Resume Builder su 1.342 manager statunitensi, sei manager su dieci utilizzano l’intelligenza artificiale per prendere decisioni cruciali sui propri dipendenti, tra cui chi promuovere, chi licenziare e chi merita un aumento di stipendio. E, fatto ancor più sorprendente, oltre uno su cinque affida queste decisioni interamente all’IA, senza alcun intervento umano.

La ricerca, svolta tra il 24 e il 30 giugno 2025, evidenzia quanto la gestione del personale stia cambiando in modo rapido e profondo, guidata da strumenti come ChatGPT, Microsoft Copilot e Google Gemini. Sebbene l’utilizzo dell’IA venga spesso promosso come strumento per migliorare l’efficienza e la coerenza delle decisioni aziendali, emergono preoccupazioni sempre più forti riguardo alla mancanza di formazione, trasparenza e controllo umano.

L’IA entra nei processi decisionali HR

Tra i manager che utilizzano strumenti di intelligenza artificiale sul lavoro (circa il 65% del totale), ben 94% afferma di impiegarli per prendere decisioni che riguardano direttamente i propri sottoposti. Le applicazioni sono molteplici: il 97% li usa per creare materiali formativi, il 94% per costruire piani di sviluppo professionale e il 91% per valutare le performance. Oltre a queste funzioni relativamente standardizzate, l’IA viene utilizzata anche per prendere decisioni ad alto impatto umano: il 78% dei manager la usa infatti per stabilire aumenti di stipendio, il 77% per promozioni, il 66% per esuberi, e il 64% addirittura per licenziamenti.

Strumenti come ChatGPT (scelto dal 53% dei manager), Copilot (29%) e Gemini (16%) si stanno affermando come veri e propri consulenti digitali nella gestione delle risorse umane, ma non sempre vengono usati con le necessarie cautele.

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Decisioni finali affidate all’IA: un trend in crescita

Uno degli aspetti più controversi del sondaggio è che oltre il 20% dei manager dichiara di affidare regolarmente all’IA la decisione finale su promozioni o licenziamenti, senza alcuna revisione umana. In particolare, il 5% afferma di farlo sempre, mentre un ulteriore 16% lo fa spesso. E anche se molti manager dichiarano che interverrebbero nel caso non fossero d’accordo con il verdetto dell’IA, questa delega automatica solleva gravi interrogativi etici, legali e organizzativi.

Secondo Stacie Haller, chief career advisor di Resume Builder, è essenziale non perdere di vista l’aspetto umano della gestione delle persone. L’IA può offrire dati e suggerimenti, ma non ha empatia, contesto o giudizio morale. E le sue decisioni dipendono dai dati che riceve, che possono essere incompleti, distorti o addirittura manipolati”.

Formazione carente e rischio di decisioni sbagliate

Il quadro si fa ancora più preoccupante se si considera che solo un terzo dei manager ha ricevuto una formazione formale sull’uso etico dell’IA in ambito HR, mentre il 43% ha avuto solo indicazioni informali e il restante 24% non ha ricevuto nessuna preparazione specifica.

In un contesto in cui l’intelligenza artificiale viene sempre più utilizzata per determinare il futuro professionale delle persone, questa mancanza di preparazione espone le aziende a rischi concreti tra decisioni sbagliate, discriminazioni inconsapevoli, perdita di fiducia da parte dei dipendenti e possibili controversie legali.

Secondo Haller, “le aziende devono fornire linee guida chiare e una formazione adeguata. Senza questi elementi, l’uso dell’IA rischia di generare decisioni ingiuste e minare il rapporto di fiducia all’interno dell’organizzazione”.

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L’IA come sostituto del personale umano

Un dato ancora più inquietante riguarda la sostituzione diretta di dipendenti con l’IA. Circa il 46% dei manager che utilizzano l’intelligenza artificiale è stato incaricato di valutare se una posizione potesse essere rimpiazzata dalla tecnologia; nel 57% dei casi, la risposta è stata affermativa e nel 43% dei casi il rimpiazzo è stato effettivamente eseguito.

Questo fenomeno dimostra che l’IA non è più vista solo come un supporto, ma sempre più spesso come una vera alternativa al lavoro umano, con implicazioni profonde sul mercato del lavoro, sulla dignità professionale e sulla struttura stessa delle aziende.

Le aziende spingono i manager a utilizzare l’intelligenza artificiale per aumentare l’efficienza, prendere decisioni più rapide e ridurre i costi di gestione. Tuttavia, come ricorda Haller, questi vantaggi devono essere bilanciati con un utilizzo responsabile, che non dimentichi mai il ruolo centrale della persona. “L’IA può essere uno strumento potente, ma non può sostituire il giudizio umano, soprattutto in decisioni che influenzano la vita delle persone. È fondamentale mantenere un controllo umano, assicurarsi che i dati siano affidabili e che i processi siano trasparenti e verificabili”.

(Immagine in apertura: Shutterstock)