Con la crescente attenzione dell’Unione Europea verso la sostenibilità ambientale, l’uso dell’acqua da parte dei datacenter è diventato un tema sempre più centrale. A intervenire sul tema è il CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers in Europe), associazione che rappresenta i principali fornitori di servizi cloud in Europa, con una serie di raccomandazioni rivolte alla Commissione Europea per contribuire alla nuova Water Resilience Strategy presentata questo mese.

Il contesto non è casuale dal momento che i datacenter, fondamentali per l’infrastruttura digitale dell’Europa, sono spesso percepiti come strutture ad alto consumo di risorse, in particolare di acqua. Una recente analisi dell’Università di Oxford ha mostrato come un datacenter da appena 1 MW possa utilizzare fino a 26 milioni di litri d’acqua all’anno se raffreddato con metodi tradizionali. Negli Stati Uniti, alcune strutture arrivano a consumare tra i 300.000 e i 4 milioni di galloni al giorno.

Il CISPE riconosce il problema e, pur rivendicando il ruolo chiave dei datacenter per la resilienza economica e i servizi pubblici europei, invita a considerare un approccio equilibrato tra regolamentazione ambientale e sviluppo industriale. Le sue proposte si articolano in quattro raccomandazioni principali.

Quadro normativo per il riutilizzo delle acque reflue

La prima richiesta avanzata è la creazione di un quadro normativo europeo formale per incentivare programmi di riuso e restituzione delle acque a livello industriale. In particolare, l’associazione propone di facilitare il trattamento e il riutilizzo delle acque reflue municipali per scopi come il raffreddamento dei datacenter, evitando l’impiego di acqua potabile per tali usi tecnici.

Una simile strategia permetterebbe di preservare risorse idriche di qualità per l’uso umano e agricolo, promuovendo al tempo stesso pratiche industriali più sostenibili e innovative.

Investimenti con partenariati pubblico-privati

La seconda raccomandazione riguarda la necessità di promuovere investimenti nella modernizzazione dei sistemi idrici attraverso partenariati pubblico-privati (PPP). Secondo il CISPE, è infatti fondamentale creare meccanismi di finanziamento che mettano in sinergia il capitale del settore privato con la supervisione e gli obiettivi pubblici, incentivando l’adozione di tecnologie più efficienti nella gestione dell’acqua.

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Soluzioni digitali basate su cloud

Non poteva mancare, da parte di un consorzio cloud, una proposta in chiave tecnologica. Il CISPE suggerisce di adottare soluzioni digitali per la gestione intelligente dell’acqua, basate su tecnologie cloud come digital twin, sensori IoT e strumenti di analisi predittiva con intelligenza artificiale. Tali strumenti consentirebbero una gestione ottimizzata delle risorse idriche, con una migliore individuazione delle perdite, una riduzione degli sprechi e una risposta più reattiva agli eventi climatici estremi.

Coerenza tra settori e regolamentazioni

Infine, CISPE invita la Commissione a garantire che la strategia per la resilienza idrica sia coerente tra i diversi settori industriali, evitando sovrapposizioni normative e ridondanze. Un approccio armonizzato eviterebbe, secondo l’associazione, che regolamenti eccessivamente onerosi disincentivino gli investimenti in Europa.

Nel documento ufficiale, CISPE avverte che l’introduzione di normative isolate o troppo rigide potrebbe spingere alcuni operatori a costruire nuove infrastrutture al di fuori dell’UE, con un impatto negativo sugli obiettivi di sovranità digitale e sostenibilità ambientale. Un messaggio che, pur nel tono istituzionale, lascia trasparire un velato avvertimento.

Roy Illsley, analista capo di Omdia, ha commentato che l’uso dell’acqua nei datacenter è una questione reale, ma che il settore sta già da anni adottando misure per ridurre l’impatto. Tuttavia, secondo Illsley, “forse non si stanno muovendo alla velocità che l’UE desidererebbe”, soprattutto considerando che, a causa dei cambiamenti climatici, l’Europa è destinata ad affrontare periodi di siccità più frequenti.

Anche Andrew Buss, direttore della ricerca EMEA di IDC, accoglie positivamente ogni iniziativa volta a ridurre il consumo idrico. A suo avviso, è fondamentale “riconoscere da subito che l’acqua di qualità potabile o irrigua è una risorsa preziosa” da preservare. L’utilizzo di acqua grigia, la raccolta e il riciclo, o persino l’impiego di acqua marina dove possibile, sono tutte pratiche da incentivare.

Nel futuro prossimo, l’adozione su larga scala di server per l’AI con elevati carichi di lavoro aumenterà le necessità di raffreddamento. Tuttavia, gli analisti concordano che l’introduzione di sistemi di raffreddamento a liquido diretti al chip potrebbe ridurre sensibilmente l’impiego di acqua, oltre a rendere obsolete le tecniche evaporative tradizionali.

(Immagine in apertura: Shutterstock)