Windows 10, aggiornamenti a pagamento o gratis: Microsoft premia chi usa OneDrive e i punti Rewards

Mentre Windows 10 si avvicina alla fine del supporto ufficiale, Microsoft introduce nuove strategie per prolungarne la vita o, più precisamente, per monetizzarne il mantenimento. Come anticipato lo scorso anno con l’annuncio del programma Extended Security Updates (ESU), l’azienda ha ora esteso ulteriormente l’accesso agli aggiornamenti di sicurezza, con alcune novità che mirano chiaramente a rafforzare l’ecosistema cloud e i servizi in abbonamento.
Un recente post ufficiale di Yusuf Mehdi, vicepresidente del marketing consumer Microsoft, elenca tre modalità per accedere al programma ESU direttamente dal proprio PC con Windows 10:
- Backup delle impostazioni nel cloud tramite l’app Windows Backup (senza costi aggiuntivi)
- Utilizzo di 1.000 punti Microsoft Rewards (sempre gratis, ma non per tutti)
- Pagamento diretto di 30 dollari (o equivalente locale) per un anno di aggiornamenti
Microsoft Rewards e cloud: aggiornamenti sì, ma con qualche condizione
L’idea di usare i punti Microsoft Rewards potrebbe sembrare interessante, ma la realtà è meno rosea. Come fa notare con una certa ironia The Register, anche chi ha un account Microsoft da quasi trent’anni (con Hotmail attivo dal 1996) potrebbe trovarsi con appena 341 punti. Per raccogliere 1.000 punti, a meno di attività quotidiane costanti su Bing e altri servizi, ci vorranno anni (o addirittura secoli) a seconda dei casi. Una proposta simbolica più che una vera alternativa.
Più concreto è invece il metodo del backup tramite l’app Windows Backup, recentemente rilanciata e gratuita. Ma c’è un dettaglio non trascurabile: tutto viene salvato su OneDrive, il servizio cloud di Microsoft. E sebbene la versione base di OneDrive offra 5 GB gratuiti (più 15 GB legati alla posta elettronica), questo spazio è insufficiente per molti utenti, specialmente quelli con una lunga storia digitale alle spalle.
In pratica, per poter davvero usare il backup come metodo per accedere agli aggiornamenti, è quasi obbligatorio acquistare spazio aggiuntivo su OneDrive, cosa che di fatto coincide con la sottoscrizione di un piano Microsoft 365. Con 20 euro all’anno, si ottengono 100 GB di spazio cloud, mentre con 99 euro all’anno (o 10 euro al mese), si sale a 1.000 GB, insieme all’accesso completo a Office 365 e ai servizi Copilot basati su AI.
Insomma, più che un’agevolazione, si tratta di un gentile invito a passare all’abbonamento.
Una strategia trasparente: fidelizzare al cloud Microsoft
Dietro questa offerta, si intravede una chiara strategia di Microsoft, ovvero spingere sempre più utenti verso l’integrazione con i suoi servizi cloud, anche per chi non vuole o non può ancora migrare a Windows 11. Per chi ha già Microsoft 365, il problema non si pone, visto che un anno extra di aggiornamenti di sicurezza è incluso, almeno per ora. Per chi invece è legato a vecchie versioni di Office e non intende abbonarsi, le alternative si riducono.
Alcune soluzioni più “furbe”, come l’uso della versione LTSC di Windows 10 pensata per aziende ma accessibile anche ai singoli utenti più esperti, restano valide. Oppure c’è la via radicale: passare a Linux, magari mantenendo Windows 10 in dual boot per alcune applicazioni specifiche.
Il costo per le aziende: più aggiornamenti, più spese
Le novità non riguardano solo gli utenti privati. Per il mondo business, la questione è ancora più diretta e onerosa. Mehdi conferma che le aziende potranno sottoscrivere l’ESU a 61 dollari per dispositivo, cifra valida per un anno e rinnovabile fino a un massimo di tre anni, con aumenti annuali. Il messaggio è chiaro: o si aggiorna l’infrastruttura, o si paga di più per mantenerla in vita.
C’è però un’eccezione interessante. I dispositivi Windows 10 che accedono a desktop virtuali Windows 11 tramite Windows 365 o macchine virtuali in cloud riceveranno gli aggiornamenti ESU senza costi aggiuntivi. Anche qui, il messaggio è coerente: chi è già nel cloud Microsoft viene premiato.
Alla fine dei conti, questa nuova politica di Microsoft mostra due cose. La prima è che l’azienda vuole accompagnare con decisione (ma senza obbligo immediato) il passaggio a Windows 11, mentre la seconda è che ogni forma di estensione per Windows 10 sarà sempre più condizionata all’ingresso nell’ecosistema Microsoft 365.
Chi è disposto a condividere i propri dati, usare OneDrive e accettare l’integrazione nel cloud, potrà godere di una maggiore continuità operativa. Chi non lo è, dovrà scegliere: pagare, cercare alternative come LTSC o Linux, oppure accettare il rischio di usare un sistema operativo senza aggiornamenti.